Inizia a prendere forma il progetto della pista polifunzionale Valle dell’Aterno, la ciclopedonale lunga 80 km che si snoderà da Capitignano a Molina passando per tutta la conca aquilana, città dell’Aquila compresa.
Ieri, all’Auditorium del Parco, si è tenuto un incontro tra il Comune dell’Aquila, rappresentato dall’assessore alla Mobilità Carla Mannetti, e i sindaci dei comuni su cui passerà il tracciato per presentare lo studio redatto dall’Università dell’Aquila - in sinergia con gli uffici tecnici dell’amministrazione - che servirà da punto di partenza per l’elaborazione dello studio tecnico di fattibilità economico-finanziaria, passaggio propedeutico all’elaborazione del progetto preliminare.
Quest’ultimo, spiega Carla Mannetti, potrebbe essere diviso in due lotti, essendo l'opera, il cui costo complessivo è di 20 milioni di euro, per metà finanziatq dai fondi Restart e per metà da quelli del Masterplan. La stazione appaltante, in quanto ente capofila, sarà il Comune dell’Aquila. L'intenzione dell'amministrazione è di chiudere questa fase di confronto entro il 10 luglio, per poi passare allo step successivo.
Durante l’incontro di ieri è stata illustrata un’ipotesi progettuale di massima che, hanno spiegato il professor Pierluigi De Berardinis (Univaq) e gli ingegneri Annalisa Taballione, Marianna Rotilio e Alessandro Celi, ricalcherà il modello della dorsale innervata da varie diramazioni, alcune delle quali serviranno a mettere in connessione tra loro i tre poli dell’Università dell’Aquila e la stessa pista con le altre ciclabili che dovrebbero essere realizzate all’interno del comune dell’Aquila. L’obiettivo del progetto non è solo quello di promuovere una mobilità lenta e sostenibile ma anche quello di valorizzare le bellezze architettoniche e naturalistiche del territorio, mettendole in collegamento tra loro
Il tracciato naturalmente seguirà il corso del fiume Aterno, fiancheggiandolo e deviando solo per aggirare ostacoli naturali o intersezioni stradali.
L’idea di base è quella di sfruttare il più possibile quel vasto sistema formato da strade interpoderali, strade di servizio, strade secondarie, vecchi tracciati ferroviari abbandonati e segmenti di ciclabili già presente sul territorio (come è stato fatto per il primo stralcio inaugurato nel 2017), soprattutto per una questione di velocizzazione dei tempi di realizzazione e di ottimizzazione delle risorse.
Non solo. Il progetto Univaq prevede anche la realizzazione di aree di sosta dotate di connettività e servizi, scambi intermodali con la ferrovia, un sistema di illuminazione a led a basso consumo e centraline smart che raccoglieranno i dati di traffico e daranno l’allarme in caso di rischio inondazioni (come avviene in tutte le regioni che già hanno realizzato piste ciclabili in ambito fluviale).
Durante l’incontro di ieri sono state sottolineate anche alcune criticità, localizzate soprattutto nell’Alta Valle dell’Aterno (per via soprattutto della presenza della nuova superstrada per Amatrice che sta costruendo l’Anas) e nell’ultima parte, quella che passerà lungo la Valle Subequana, un tratto tanto bello dal punto di vista naturalistico quanto impervio.
Pietrucci: "Grande emozione"
"È una emozione straordinaria vedere concretizzate le idee e il lavoro che ho svolto negli ultimi sei anni, durante la legislatura precedente e in questa attuale per me appena iniziata".
A dichiararlo è il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci.
"Tutto è nato sei anni fa" scrive Pietrucci in una nota "quando una mattina Carlo Caione e Luigi Fascetti vennero a casa mia a parlarmi di una idea: la realizzazione di una pista ciclabile che collegasse Alto e Basso Aterno".
"Ho raccolto l’idea, l’ho confrontata con quella elaborata del Panathlon presieduto da Fulgo Graziosi e ho cominciato a lavorarci".
"Oggi ci troviamo all’Auditorium del Parco con il Comune dell’Aquila (grazie al fondamentale lavoro dell’Assessore Carla Mannetti) e con l’Università dell’Aquila che hanno presentato, insieme a me, ai Sindaci coinvolti, l’intera opera della pista polifunzionale Alto Aterno. Sono stati anni di lavoro e di mediazione con Anas, per risolvere i problemi tecnici del IV lotto dell’alto Aterno; con il Governo nazionale attraverso il Cipe, e quello Regionale per reperire i fondi e inserire il progetto nel Masterplan".
"In strettissima collaborazione con la cattedra del prof. De Berardinis dell’Università degli studi dell’Aquila che ha redatto lo studio di fattibilità e risolto i numerosissimi problemi tecnici, oggi abbiamo l’opera nella sua interezza e i fondi per continuare i lavori, che sono stati già inaugurati con lo stralcio del III lotto nel 2017 grazie a Maurizio Capri, allora assessore della Giunta Cialente e all’ingegnere Mario
Di Gregorio che ha svolto un ruolo fondamentale".
"Siamo parte attiva di un grande processo di rinnovamento per la nostra area, un processo che si riconnette ad altri già in essere e che collegheranno l’intera regione con il resto del Paese, soprattutto l’Appennino con i due mari".
"L’intuizione di allora è diventata un progetto ambizioso e oggi – dopo la pandemia e alla luce di valori innovativi e moderni di sviluppo sostenibile – può trasformarsi in una vera strategia che coniuga la mobilità leggera, il risparmio energetico, la salute dei cittadini, la qualità della vita delle persone non solo nelle città ma in tutti i territori".
"Se sapremo cogliere la sfida – e dobbiamo farlo – potremo inventare (coi percorsi pedonali, lo sviluppo della sentieristica di montagna, una natura incontaminata, il patrimonio culturale, le tradizioni locali, i prodotti, il cibo e il vino, il rilancio di borghi per una vita sana e sicura) un modello di vita, e non solo di turismo, in grado di attrarre famiglie, giovani coppie, persone anziane a cui offrire opportunità infinitamente migliori di quelle metropolitane".
"Un sentito ringraziamento ad Annalisa Taballione, Alessandro Celi, Marianna Rotilio, all’ingegner Fabrizio De Carolis e a tutto il mio staff che mi ha supportato in questi anni".