L'annuncio arrivato ieri sera dal presidente della Giunta regionale Marco Marsilio, "la provincia dell’Aquila sarà sottoposta al test antigenico rapido massivo seguendo il modello in corso a Bolzano" si legge nella nota inviata alle redazioni [qui, l'articolo], come prevedibile ha scatenato una ridda di reazioni.
Sia chiaro: si tratta di una azione fondamentale per provare a mettere una pezza ad una situazione drammatica, con la provincia dell'Aquila che assiste inerme alla crescita del numero dei positivi al covid-19, incapace di fare argine alla diffusione del virus per l'impossibilità di processare un numero congruo di tamponi in tempi accettabili, col tracciamento saltato, la medicina territoriale travolta, la pressione sugli ospedali - inadeguati ad affrontare l'emergenza in termini strutturali, di personale ancora insufficiente e strumentazione - che cresce mettendo a nudo gli errori di sottovalutazione commessi in questi mesi.
Ben venga, dunque, lo screening massivo sulla popolazione, con l'auspicio che i cittadini rispondano in massa. Anzi, l'invito che ci permettiamo di rivolgere è di aderire alla campagna. L’obiettivo, chiaramente, è quello di individuare precocemente il maggior numero possibile di positivi al Covid per procedere al loro isolamento, provando a ridurre drasticamente la circolazione dei soggetti asintomatici, o che debbono ancora sviluppare i sintomi, già contagiosi.
Marsilio ha chiarito di aver ottenuto il "sostegno istituzionale" del ministro della Salute Roberto Speranza: è evidente come la gravità della situazione in provincia dell'Aquila, nell'aquilano e in Marsica in particolare, abbia consigliato di mettere in campo procedure straordinarie.
Per questo, è parsa davvero fuori luogo la comunicazione social adottata dal partito del governatore, Fratelli d'Italia, che stavolta ha davvero sbagliato il rito: innanzitutto, per il motivo - piuttosto intuitivo - che si dovrebbe evitare la propaganda politica in una situazione emergenziale; poi, per la scelta di mostrare Marsilio sorridente nel pieno di una pandemia che sta colpendo durissimo in provincia, con ospedali al collasso, pazienti in attesa sotto le tende o nelle cappelle dei nosocomi, personale sanitario in trincea, decine e decine di famiglie in isolamento e tanti, troppi morti; ancora, per quel 'grazie' stonato che, dietro il riconoscimento dell'intervento dell'uomo forte, dell'uomo solo al comando, vorrebbe nascondere le responsabilità di una classe dirigente che si è mostrata impreparata ad affrontare la seconda, annunciata, ondata pandemica; infine, per la fuorviante dicitura 'test anti-covid', e non serve spiegare i motivi scientifici per cui la definiamo fuorviante.
Oltre la propaganda, però, è chiaro che se si procederà velocemente e con una organizzazione efficace ed efficiente - e qui sta un punto assai delicato, come ovvio - si potrà segnare un prima e un dopo nella gestione dell'emergenza, tirando una linea con la possibilità di isolare i soggetti asintomatici che continuano, inconsapevolmente, a circolare e a trasmettere il virus.
Una azione indispensabile, ma non sufficiente.
"La decisione del Governo - e questo non mi fa comprendere i toni trionfalistici, offensivi se non altro per le nostre tante vittime, che hanno accompagnato il comunicato - certifica la gravità assoluta della situazione pandemica nella nostra provincia", le parole di Massimo Cialente, medico pneumologo e già sindaco dell'Aquila. "E' purtroppo così: ci hanno portato ad una situazione simile a quella che in primaverà colpì il bergamasco. Per l'ennesima volta, devo purtroppo ripetere, come mi permisi di segnalare sin dalla metà di ottobre, che a causa della totale disorganizzazione, la situazione aquilana è assolutamente fuori controllo. Alla realtà allucinante e disperante dei nostri ospedali, si accompagna un netto aumento dei decessi e dei pazienti che, seguiti a domicilio, non possono addirittura neanche fruire della terapia con l'ossigeno, introvabile".
Cialente - una delle voci più lucide, in queste ore - sottolinea come l'importante, ora, sia organizzare al meglio le procedure per testare la popolazione della provincia, velocemente, con il concorso e l'adesione di ciascuno di noi. "Ciascuno di noi, per quanto potrà e per le proprie competenze e ruoli, dovrà partecipare a questa operazione. Lo screening sarà una fotografia, si: fotograferà la situazione dei contagi in quel momento. Ci permetterà di identificare coloro che, inconsapevolmente, sono infettati, asintomatici o ancora asintomatici. Ma l'epidemia è purtroppo un film dell'orrore, fatto di tanti fotogrammi, tante fotografie, che si susseguono di giorno in giorno. Voglio sottolineare che non dobbiamo pensare che eseguito lo screening sia finita lì. Non è così".
Lo screening ci permetterà di rallentare ed in parte controllare l'andamento dell'epidemia, ma poi la battaglia, la guerra, continuerà. "Ecco perché la Regione e la Asl 1 dovranno, comunque, finalmente attrezzarsi per continuare a controllare la diffusione del contagio con i tamponi molecolari che dovranno essere processati in tempi ragionevoli, avviando un tracciamento efficace, facendo funzionare il numero verde ed Immuni, realizzando le necessarie infrastrutture ospedaliere, assicurando l'utilizzo della racconta dei dati che usciranno dallo screening".
Ci siamo fatti trovare impreparati, "dobbiamo ora alzare le mura difensive, come L'Aquila fece nel Duecento", ribadisce Cialente. "Consiglio, disperatamente, di attuare quanto riportato nel documento che, all'inizio di maggio, stesero i medici e tecnici della nostra ASL e che inviarono alla Regione [ne abbiamo scritto qui] ed i 10 punti che ci siamo permessi di suggerire come coordinamento sanità del PD [li potete leggere qui]".
La situazione è drammatica. "Abbiamo una settimana per tentare di tornare alla normalità, se tale può definirsi, della situazione pandemica di altri territori più virtuosi, Per noi è una nuova emergenza, come fu quella del sisma. Il sisma lo superammo tutti insieme. Dobbiamo ripeterci. Ne va del futuro di ciascuno di noi. Quindi nessuno pensi che lo screening risolva i problemi. E' un'arma fondamentale, ma non sufficiente a farci vincere la guerra, che continua e richiede ancora attenzione, prudenza, rispetto rigido di tutte le precauzioni e regole".