"Non è concepibile rilasciare dichiarazioni quando nei ragionamenti si ignorano le leggi e le norme che regolano la materia pubblica. Ancor più grave se chi lo fa non ha il minimo garbo istituzionale pur essendo stato chiamato a ricoprire un ruolo di supporto alle istituzioni locali frutto di una Intesa con il Ministero della Coesione Territoriale e di un successivo contratto stipulato con il Sindaco dell'Aquila, atti, finora, purtroppo in parte disattesi".
Pietro Di Stefano attacca - senza mezzi termini - il titolare dell'Ufficio speciale, Paolo Aielli. Serpeggia parecchio nervosismo: d'altra parte, i soldi per la ricostruzione stanno per finire e già a luglio potrebbero bloccarsi i lavori. Nei prossimi giorni, il Cipe trasferirà i 260milioni di euro previsti per il 2014. Poi, chissà.
Al lavoro per trovare - una volta per tutte - un meccanismo certo per l'erogazione dei fondi, Di Stefano aveva parlato qualche giorno fa di una possibile soluzione allo studio del Governo, che potrebbe dirottare sul cratere 4miliardi di euro. Aielli però, in una intervista ad AbruzzoWeb, si è mostrato assai scettico scatenando la reazione dell'assessore alla ricostruzione.
"Uno stanziamento pluriennale sarebbe auspicabile, ma guardando il quadro finanziario dello Stato nutro forti dubbi al riguardo", ha spiegato Aielli. "Quella cifra sarebbe circa la metà della manovra per lo stanziamento degli 80euro lordi in busta paga".
"Il 'piano segreto' per la ricostruzione - la risposta di Di Stefano - gode invero di quella solidità che gli deriva proprio dal lasciare inalterato il bilancio statale. Ma questo il direttore Usra non può saperlo poiché la trattativa, come è giusto che sia, è in itinere esclusivamente tra il Governo e il Sindaco dell'Aquila. Sarebbe buona norma non diffonderne i contenuti per evitare prematuri trionfalismi e conseguenti disillusioni".
L'assessore ha inteso replicare anche alla frecciata del titolare dell'Usra, che aveva invocato una delibera di Giunta "che tarda ad arrivare da parecchio tempo" per permettere ai privati il meccanismo dell'anticipazione. "Aielli è perfettamente al corrente sull'atto, pronto da tempo e frutto di un proficuo confronto personale con le associazioni di categoria che andava a correggere proprio una sua proposta giudicata aleatoria, inconsistente e imperseguibile, presaga solo di potenziali contenziosi tra ignari cittadini", la risposta di Di Stefano.
"Quell'atto è fermo per una precisa richiesta da parte dello stesso Governo: è infatti allo studio un provvedimento che intende usare quelle risorse a copertura di un eventuale mutuo dello Stato a favore della ricostruzione, in uno con il superamento del divieto di Bruxelles in materia di spesa pubblica e in luogo del semplice uso in termini di mero ed esiguo capitale. Inoltre è bene chiarire che proprio a tutela dei cittadini non sarebbe opportuno intervenire senza precise garanzie di rientro finanziario e calmierazione degli interessi richiesti, qualora ad anticipare fossero chiamati gli istituti di credito, a supporto delle imprese interessate. Aielli sa che questa è stata una precisa volontà anche degli operatori della ricostruzione (tecnici e imprese) verso i quali l'Amministrazione si è impegnata anche nell'interlocuzione con gli istituti di credito".
Poi, l'affondo: "La ricostruzione dell'Aquila è un complesso e delicato ecosistema che deve garantire sia i cittadini beneficiari di contributo che gli operatori che vi lavorano. L'Aquila non può, non deve, essere scambiata per l'albero delle opportunità personali. E' ora semmai di interrogare l'Usra sulle motivazioni per le quali, ad un anno dalla scadenza di presentazione delle schede parametriche, queste siano state valutate solo per l'asse centrale della città e per una porzione di Onna, lasciando nello sconcerto le restanti frazioni e parte della città capoluogo. E' arrivato il momento di fare definitiva chiarezza sui poteri e sul ruolo autoattribuito dall'Usra per non dover pensare che, a fronte del rientro nei poteri costituzionali sancito con la legge 134/2012, ancora oggi ci trovassimo di fronte ad un commissariamento strisciante e occludente".
Se non è una dichiarazione di guerra, poco ci manca: "E' chiara e legittima a questo punto l'aspettativa di una presa di posizione da parte del Governo", conclude Di Stefano.