Stop al fenomeno delle toghe che, dopo aver ricoperto cariche elettive, tornano a fare i magistrati: chi ha ricoperto cariche elettive, di qualunque tipo, o incarichi di governo (nazionale, regionale o locale), al termine del mandato non potrà tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale.
Non solo.
I magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari che abbiano svolto incarichi apicali nei ministeri o incarichi di governo non elettivi (capi di gabinetto, segretari generali presso i ministeri o ai capi dipartimento), al termine di queste esperienze per tre anni non potranno svolgere funzioni giurisdizionali. La stessa disciplina si applicherà ai magistrati che si sono candidati in politica ma non sono stati eletti.
E infine, il plenum dell'organo di governo autonomo delle toghe sarà composto da 30 membri: 3 di diritto, il presidente della Repubblica, il primo Presidente e il procuratore generale della Cassazione, 20 togati e 10 laici; saranno indicati tramite un sistema elettorale misto, basato su collegi binominali, che eleggeranno cioè ciascuno due componenti. Ma è prevista anche una distribuzione proporzionale di 5 seggi a livello nazionale.
E' questo il succo del testo di riforma del CSM approvato stamane in Consiglio dei Ministri e che approderà ora in Parlamento. "È stata una discussione ricchissima e molto condivisa, anche grazie alle interazioni della ministra Marta Cartabia con le forze politiche", ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa; "questa discussione - ha aggiunto - ha portato alla condivisione dell'impianto del provvedimento, alla delimitazione delle aree dove permangono differenti vedute e all'impegno con i capigruppo per dare priorità in Parlamento alla riforma in tempo utile per l'elezione del prossimo Consiglio superiore magistratura". Ma proprio poiché tutti i partiti hanno condiviso il testo, in Parlamento non ci saranno "tentativi di imporre la fiducia. È un provvedimento di portata tale che necessita di questa apertura".
Per la ministra della Giustizia Marta Cartabia "la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm era ineludibile per la scadenza a luglio del Consiglio ora in carica"; ma, ha aggiunto, "nasce anche dall'esigenza della magistratura di essere forse un pochino più severa con se stessa, perché questa richiesta di recupero della credibilità viene anzitutto dall'interno". Dunque il provvedimento "era dovuta ai tantissimi magistrati che lavorano silenziosamente ogni giorno e lo dobbiamo ai cittadini che hanno diritto a recuperare la piena fiducia nei confronti della magistratura". In Parlamento, ha evidenziato Cartabia, "c'è unanimità di vedute sull'obiettivo della riforma di arginare casi come quello di Palamara. C'è stata condivisione assoluta anche sui nodi sui quali intervenire, come le porte girevoli, cioè il passaggio del magistrato a cariche politiche. Quello su cui permangono differenze è sulla gradazione delle misure".
La Guardasigilli ha infine ricordato che "l'estate scorsa sono state approvate due grandi leggi delega di riforma del sistema penale e civile. Stiamo lavorando - ha annunciato - ai decreti legislativi: abbiamo preso l'impegno con l'Europa per portarli a termine entro la fine dell'anno ed io confido che possiamo arrivare anche prima, specie sul penale. Stiamo lavorando alacremente".