Mesi e mesi di scosse, mesi di paura prima e di stanchezza psicologica poi, ma per il Giudice del Tribunale Civile dell’Aquila Monica Croci, le 24 persone morte sotto le macerie di un palazzo in via Campo di Fossa quel maledetto 6 aprile 2009, hanno avuto la colpa di non essere uscite di casa dopo la scossa del 5 aprile e quella avvenuta poco dopo la mezzanotte del 6.
Poco importa la stanchezza fisica e mentale dovuta ai mesi di sciame sismico e di paura, poco importa che quel palazzo se costruito seguendo tutte le normative di legge sarebbe rimasto in piedi. Poco importa dei sentimenti di chi quella notte ha perso tutto, un padre, una madre, un fratello, una sorella, un amico.
Era rimasta la dignità dei parenti di quelle vittime che chiedevano giustizia, proprio quella giustizia che ora con una sentenza che lascia un solco profondo nella giurisprudenza italiana, è per molti venuta meno. Per il Tribunale Civile dell’Aquila infatti c’è un concorso di colpa da parte di chi quella notte di ormai 13 anni fa, decise di rimanere in casa, andando incontro alla morte, sotto quel groviglio di ferro il calcestruzzo sbriciolato in pochi istanti. Una sentenza che lascia inorridita una città intera.
Le sentenze non si commentano ma si eseguono. È sempre stato questo il mantra di chi ha raccontato dalle colonne di un giornale o nelle centinaia di servizi televisivi le udienze fiume sui crolli e sulle vittime, in un tribunale anche quello provvisorio, e che hanno visto sfilare centinaia di testimoni, periti, consulenti ma quello che oggi è accaduto all’Aquila, sancito dalla decisione di un giudice della Repubblica italiana lascia basito anche chi ha sempre tenuto il giusto distacco professionale da vicende come questa e che ha tentato di raccontare con imparzialità quanto accaduto nei dolorosi e lunghi anni del post sisma.
"E' fondata l'eccezione di concorso di colpa delle vittime - si legge a pagina 16 della sentenza firmata dal giudice Monica Croci del Tribunale civile dell'Aquila in composizione monocratica -, costituendo obiettivamente una condotta incauta quella di trattenersi a dormire nonostante il notorio verificarsi di due scosse nella serata del 5 aprile e poco dopo la mezzanotte del 6 aprile”.
Poche righe queste che gridano tutto il dolore, la sofferenza nera, la rabbia di chi ha lottato come un leone in questi anni e che nella sostanza gli viene detto dallo Stato che in fondo una buona parte di colpa è stata di chi ci è morto sotto quelle macerie. Parole che pesano come macigni nel cuore e nell’anima di una città che è andata avanti ma che mai potrà scordare chi ha dovuto lasciare indietro e che certamente non scorderà questa ennesima triste pagina di cronaca.
Le reazioni:
Di sentenze di risarcimento civile per il sisma del 6 aprile 2009 all'Aquila ce ne sono state fin qui parecchie, ma "in nessuna di queste è mai stato evocato il concorso di colpa". Lo spiega l'avvocato Wania Della Vigna, che ha seguito le vicende dei parenti delle vittime per la Casa dello Studente o per altri fabbricati di via Campo di Fossa.
"Ho letto la sentenza odierna - dice all'ANSA - e non riesco a trovare una motivazione logica in tutto questo. Nella stessa sentenza poi il giudice si contraddice anche perchè condanna enti e parti, ovvero gli imputa l'obbligo di proteggere 'incolumità delle persone. E in più il comportamento delle vittime di via Campo di Fossa non incide, alle 3.32, sulle cause del crollo. Non c'è un collegamento causale. I ragazzi non sapevano che stava per arrivare la scossa. Sono anche nel procedimento di Amatrice per le palazzine di piazza Sagnotti, per il quale siamo in Appello, ma neanche lì è stato evocato il concorso di colpa".
"È una sentenza vergognosa". E' il commento del segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Maurizio Acerbo, alla sentenza in sede civile del Tribunale dell'Aquila riferita al crollo di uno stabile, avvenuto con il sisma del 6 aprile 2009, nel quale morirono 24 delle 309 vittime. "Pare che chi l'ha emessa non ricordi i fatti - dichiara Acerbo - cioè i messaggi ingiustificatamente rassicuranti ripetuti dalle autorità (la protezione civile di Bertolaso e quella regionale con l'assessore Stati agli scienziati) nonché la mancanza di indicazioni sul comportamento preventivo, nonostante settimane di sciame sismico". "Non si possono colpevolizzare le vittime. È assurdo - conclude Acerbo - La commissione grandi rischi è stata assolta dopo una condanna a 6 anni in primo grado e ora la colpa sarebbe di chi ha perso la vita sotto le macerie?".
Chi affronta un terremoto non può mai essere colpevole di morire. Immaginate la paura in quegli attimi. Mi auguro che la sentenza cambi in appello". Lo scrive su Twitter Antonio Tajani, coordinatore nazionale di Forza Italia.
“Vergogna! Non riesco a trovare un altro termine per commentare la sentenza del tribunale de l’Aquila secondo cui alcune delle vittime del terremoto dell’aprile 2009 morirono sotto le macerie perché ‘incaute’". Lo ha detto la senatrice del M5S Gabriella Di Girolamo.
"Quelle persone, secondo i giudici, sbagliarono a dormire quella notte nelle proprie abitazioni, poi crollate, poiché si era reduci da uno sciame sismico. Quindi avrebbero dovuto sapere o immaginare quello che poi sarebbe accaduto".
"Una decisione sconcertante che non solo non rispetta la memoria di chi ha perso la vita ma che crea anche un pericoloso precedente - conclude la senatrice -. Voglio esprimere tutta la mia vicinanza alle famiglie di quelle vittime che in attesa che si faccia giustizia e che emerga la verità ora devono subire anche l’onta di vedere infangati, da un tribunale per giunta, la memoria dei propri cari”.