Mercoledì, 08 Maggio 2013 16:21

Il Prefetto diffida Cialente, pronta la replica: "cacciatemi"

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Aggiornamento ore 19:15 - Dopo aver teso una mano al Sindaco dell'Aquila, Gianni Chiodi è stato molto duro nel merito della polemica tra il primo cittadino e il prefetto Alecci: "èun maestro Cialente nello spostare l'attenzione dai problemi veri. Prima o poi dovrà capire che per la ricostruzione dovrà organizzare la macchina comunale con un lavoro duro, con l'organizzazione e con la capacità. Cialente deve capire che la ricostruzione non è un gioco politico o la ricerca della vetrina. Prima o poi lo dovrà capire, speriamo che non sia troppo tardi per gli aquilani".

Aggiornamento ore 18.45 - Continuano a susseguirsi i comunicati e le dichiarazioni dopo il botta e risposta tra il prefetto Alecci e il sindaco Cialente. A prendere posizione è anche l'ex deputato del Partito Democratico Giovanni Lolli: "l'atto compiuto dalla prefettura mi lascia costernato. Minacciare il sindaco dell'Aquila di rimozione, procedura che si applica ai sindaci e ai Comuni collusi con la mafia, è semplicemente inaudito. Mi auguro che il provvedimento venga ritirato.  Ci si concentri piuttosto sulle cause del gesto del sindaco, e si lavori per fare in modo che all'Aquila sia garantito il flusso costante di risorse indispensabile per la sua ricostruzione".

Stefano Albano, segretario cittadino del Partito Democratico, in una nota dichiara che "la notizia dell’intimazione del prefetto Francesco Alecci al sindaco Massimo Cialente ci lascia tutti allibiti. Viene da chiedersi con quale autorità e con quale credibilità il rappresentante del governo scocchi simili minacce. Lo Stato, spiace dirlo, non ha aiutato L’Aquila, anche se non abbiamo mai smesso di aspettarlo e di rispettarlo. Lo Stato si è distinto in puntualità e sollecitudine solo quando si è trattato di inquisire i manifestanti esasperati dalle lentezze burocratiche, come il popolo delle carriole, i cittadini che hanno manifestato a Roma e quelli che hanno occupato l’autostrada". 

"Siamo con il sindaco, vada avanti" continua Albano "avranno il coraggio di rimuoverlo? Sarà trattato come un primo cittadino in odore di mafia? Vedremo. Viene da chiedersi chi c’è dietro questo capolavoro. Se è un’iniziativa autonoma del prefetto, se ne assuma la responsabilità. Se dietro c’è l’indicazione del governo, vengano i nostri governanti all’Aquila a rendersi conto, a toccare con mano i torti che stiamo subendo e con quale senso delle istituzioni".

Aggiornamento ore 18.15 - "Domani Massimo Cialente sarà a Roma per incontrare il Premier Enrico Letta", lo afferma il sottosegretario Giovanni Legnini, precisando che l'incontro avrà luogo soprattutto per "chiarire e risolvere la situazione dei fondi per la ricostruzione". Nel frattempo la senatrice Stefania Pezzopane (Pd) annuncia una interrogazione parlamentare rivolta a Letta e Alfano in difesa del Sindaco dell'Aquila: "il decreto del Prefetto - afferma Stefania Pezzopane - è preoccupante"

Aggiornamento ore 18 - Michela Santoro, dell'ufficio di Gabinetto del Sindaco, ha appena scritto sul proprio profilo Facebook: "Il Sindaco ha appena detto a Legnini che rifletterà se accogliere l'invito di incontrare il Presidente o se aspettare due settimane per andare a Roma con tutti gli aquilani". E' evidente che la presa di posizione del prefetto Alecci abbia creato subbuglio nelle stanze della giunta comunale. L'invito a un incontro è arrivato a Cialente direttamente dal Premier Enrico Letta.

 

 

IL BOTTA E RISPOSTA. Dura presa di posizione del prefetto dell’Aquila, Francesco Alecci, che ha diffidato il sindaco Massimo Cialente a ripristinare "senza indugio" la bandiera nazionale all'esterno degli uffici comunali e delle scuole.

Lo ha reso noto il primo cittadino che, nella mattinata di lunedi, aveva restituito la fascia al Quirinale e fatto rimuovere le bandiere italiane da tutti gli edifici che ospitano uffici comunali e scuole in segno di protesta per la mancata erogazione dei fondi alla ricostruzione.

Il rappresentante del Governo, “giudicando che la condotta del Sindaco determini potenziali turbative all'ordine e alla sicurezza pubblica e che il prestigio dello Stato possa essere leso da tali manifestazioni di dissenso” ha decretato, inoltre, che l'eventuale persistenza della condotta posta in essere dal primo cittadino potrà costituire oggetto di valutazione per l'adozione del provvedimento di sospensione dalle sue funzioni.

Dopo le minacce del Sindaco di allontanare il Prefetto dalla città, commentate con un sorriso ironico da Alecci in una intervista a NewsTown, stavolta non si è fatta attendere una dura risposta al primo cittadino.

Immediata la replica di Cialente che, in una lettera al Presidente del Consiglio, ai Ministri e, per conoscenza, al Presidente della Repubblica, scrive: "con questa lettera ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi".

Vi proponiamo la lettera del Sindaco:

Ricevo in questo momento dal Prefetto della Provincia dell’Aquila, un decreto che mi diffida formalmente a porre termine con immediatezza alla mia azione di protesta, assunta istituzionalmente da me e dalla Giunta della Città terremotata capoluogo di regione Abruzzo, L’Aquila, disponendo l’immediata ricollocazione della bandiera nazionale sugli edifici pubblici del Comune ed alla riacquisizione subito della mia fascia tricolore della quale dovrei fare “sempre un uso rispettoso delle norme di legge vigenti.”

Nel decreto, il Prefetto afferma che “L’eventuale persistenza della condotta posta in essere” sarà oggetto di valutazione per la mia rimozione da Sindaco. Con questa lettera ufficialmente comunico di respingere la diffida ed il decreto per cui mi aspetto che il Governo Italiano, che certamente era a conoscenza di questo decreto di diffida e probabilmente ispirandolo, si assuma la responsabilità di rimuovermi da sindaco, oggi stesso o domani al massimo. Come si fa per i sindaci mafiosi.

Nella narrazione del decreto, si riporta testualmente che l’atto di rimuovere le bandiere e di aver restituito la fascia “crea potenziali turbative all’ordine ed alla sicurezza pubblica” e che avrei turbato “ i sentimenti delle giovani generazioni rimuovendo le bandiere dalle scuole”.

Sono allibito. Come denuncio da mesi, inascoltato, la situazione dell’ordine pubblico in questa città che è ormai una polveriera di rabbia, disperazione, scoramento, se ancora viene un minimo mantenuta lo si deve all’ingrato compito che in nome di uno spirito istituzionale che ad altri manca, il comune dell’Aquila si è assunto, esercitando una faticosa e dolorosa opera di cuscinetto fra l’abbandono dello Stato ed una comunità che a quattro anni dal sisma vede uno dei più grandi centri storici d’Italia, il suo centro storico, completamente abbandonato a se stesso e le case della periferia distrutta.

Una comunità, ancora oggi sfollata per il 50%. Da uomo delle Istituzioni quale so di essere, ricordo a tutti che la bandiera, simbolo della Patria, non si onora in modo formale, ma rispettandola anzitutto con azioni di responsabilità e dovere istituzionale, a cominciare dallo Stato e dai Governi che, invece, non hanno assolto il loro compito nei confronti della più grande tragedia naturale degli ultimi cento anni. 

I bambini non si turbano perché non vedono il tricolore! Sono turbati perché vivono in case di fortuna o ancora negli alberghi o nella caserma della Guardia di Finanza o perché vanno a scuola in moduli prefabbricati di latta perché ancora non sono arrivati fondi per ricostruire le loro scuole. 

Quando gli ufficiali di Polizia sono venuti a portarmi un documento del Prefetto, pensavo contenesse una lettera di qualche Istituzione Nazionale che prendesse atto della disperazione e di una rabbia di una città umiliata, che chiedesse scusa agli aquilani per questi quattro anni di trascuratezza.
Invece è la diffida e la minaccia di cacciarmi. Come un sindaco mafioso.

Il consiglio comunale dell’Aquila viene sciolto come i comuni mafiosi. Mi aspettavo una lettera di scuse. Mi si caccia! Sono orgoglioso di essere cacciato. I cittadini capiranno le mie ragioni, le hanno già capite. Sono le loro stesse!

Allora, sono io che voglio segnalare, per l’ultima volta che le istituzioni stanno facendo eccessivo affidamento sulla dignità, la compostezza ed il senso di responsabilità degli aquilani. Ma a tutto c’è un limite.
Nel riconfermare che assolutamente non intendo retrocedere da quanto da me deciso insieme alla Giunta Comunale, sino a quando lo Stato non darà risposte al Cratere, confermo al Presidente del Consiglio ed al Ministro degli Interni di aspettare nella giornata odierna o al massimo di domani la mia rimozione da Sindaco.

Mi piacerebbe che uno di loro, cogliendo l’occasione per vedere in quale stato versa la Città dell’Aquila ad oltre quattro anni dal sisma, lo venga a comunicare di persona, ufficialmente, alle aquilane ed agli aquilani.
Altrimenti, mi chiedano apertamente con una telefonata, di dimettermi e non nascondendosi dietro inaccettabili decreti tesi a colpire una protesta, una resistenza democratica. Comunque, sappiano, che rimuovendo me ed il Consiglio Comunale non riusciranno a tacitare l’indignazione di un’intera popolazione.

Mi sorprende e mi preoccupa che le istituzioni non riescano a capire che stanno scegliendo la strada di ulteriori provocazioni nei confronti di cittadini esasperati, giustamente esasperati.

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Maggio 2013 19:15

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