Paolo e Federica (nomi di fantasia) si sono conosciuti all’università, condividendo la passione per i corsi che insieme seguivano tra Palazzo Camponeschi e Palazzo Carli, e condividendo con ancora maggior passione decine di campari nei bar delle vie adiacenti le aule.
Dopo la laurea hanno scelto di restare all’Aquila, nonostante il terremoto. Forse perché hanno visto una, dieci, cento possibilità in una città in continuo movimento, mai uguale a se stessa, dove persino i sensi di marcia cambiano quasi ogni giorno. Vivevano in centro prima del 2009, poi hanno affilato diversi traslochi testando zone ovviamente mai esplorate nella vita da studenti: da Sasso Scalo a Civita di Bagno passando per Valle Pretara. Infine, considerando che collaborano con il Dipartimento di Scienze Umane che nel 2012 è “tornato alle porte del centro storico” in Viale Nizza, hanno deciso di cercare nuovamente una casa in centro.
L’affitto è un po’ più alto, ma loro si muovono con una sola macchina, quindi vivere nei pressi del luogo in cui lavorano è una comodità. E poi in centro c’è anche il caro vecchio Boss, davvero a due passi da casa, che vuoi di più? Certo un fornaio, un supermercato, sarebbero comodi, ma la Conad del Torrione è a pochi passi. E dunque dopo l’ennesimo trasloco Paolo e Federica hanno iniziato la loro nuova vita “dentro le mura”, cosa che all’Aquila è di tendenza dopo il terremoto più di prima.
Due anni due traslochi, perché il primo appartamento, appena ristrutturato dopo il terremoto, aveva un grado di umidità del 100%: roba da vestiti umidi nell’armadio, muffa e acqua un po’ ovunque. Ma come, la casa è nuova! Problemi al piano terra, dicono. Problemi di cattivi lavori, sottintendono. Il secondo appartamento sembra andare decisamente meglio: dopo la cattiva esperienza del piano terra ora hanno scelto l’opposto, una mansarda, decisamente più calda e meno umida.
Veniamo al dunque, alla fatidica domanda: com’è vivere in centro storico? I ragazzi raccontano di vivere in un cantiere, e questo non ci stupisce: davanti casa loro una ditta sta rifacendo da zero un palazzo, dopo averlo demolito. Stessa sorte per la casa affianco. La sveglia è scandita dall’inizio della giornata in cantiere e dai relativi rumori che, a meno che non sia un operaio anche tu, non è l’ideale. Finestre ovviamente quasi sempre chiuse, onde evitare di ritrovarti la casa invasa da polvere e calce. Sembra che anche gli orari per lavarsi a volte siano scanditi dai cantieri, che all’occorrenza staccano l’acqua per procedere con interventi specifici. Ma non sempre ti avvisano per tempo, e tu resti lì, magari proprio sotto la doccia, in attesa di riavere questo prezioso dono della natura, per il momento proprietà della ditta del palazzo di fronte al tuo.
Paolo e Federica, come la maggior parte delle persone oggi, lavorano anche con la connessione internet, quindi appena entrati in casa, dopo aver fatto gli allacci delle utenze principali, hanno richiesto la rete telefonica. Ma, incredibile, si sono sentiti rispondere che non è possibile mettere la rete nella loro casa perché la rete del circondario è da rifare interamente, quindi dovranno aspettare. Quanto non si sa, dipende dai lavori di ricostruzione.
Cavoli, non facile questa vita in centro storico. In compenso problemi di parcheggio non ci sono quasi mai, e, in centro c’è da tempo la raccolta differenziata porta a porta: rispetto ad alcune zone periferiche qui siamo avanti. Peccato però che il giovedì puntualmente il cassonetto dell’indifferenziato di Paolo e Federica sparisce! Ebbene sì: nelle cose senza senso che i giovani che animano il centro storico il giovedì notte fanno ci sarà un qualche gioco, sconosciuto ai più, che prevede il furto del cassonetto, che nella migliore delle ipotesi ritroviamo nel parco del castello. Poco male, siamo ragazzi anche noi.
Ma…Paolo e Federica restano in mansarda anche quest’anno. Resistere, resistere, resistere, perché fra 5-10-15 anni i lavori in centro storico, o almeno quelli nel loro quartiere, saranno finiti, e sarà bello viverci! Ce la faranno i nostri eroi? E come loro chi sta timidamente ripopolando le strade fantasma di S. Maria di Farfa, viale Duca degli Abruzzi, la Villa Comunale… Proprio in quest’ultimo quartiere su un bel palazzetto in stile liberty, l’enorme cartello VENDESI che faceva bella mostra di sé in facciata è stato appena tolto. Dunque nuovi traslochi, nuovi inquilini, nuova vita a breve anche qui. Non senza disagi, ora lo sappiamo. Ma d’altronde le cose troppo facili solitamente non entusiasmano. Staremo a vedere.