"La riunione è andata malissimo".
Non usa giri di parole il vice presidente della Giunta Regionale Giovanni Lolli, raccontando della riunione tecnica convocata a Roma per discutere il percorso del gasdotto 'Rete Adriatica'. E che si è conclusa dopo pochi minuti, "quando Snam ha iniziato a spiegare le ragioni per le quali, avendo già scartato le ipotesi a mare, si predisponeva a scartare qualsiasi altro possibile spostamento della centrale. Lo presumo, perché non siamo arrivati ad ascoltare le loro argomentazioni fino in fondo. I presupposti però, parevano quelli".
Lolli spiega che "gli argomenti messi in campo da Snam, in una prima slide, contenevano considerazioni abbastanza sorprendenti: definire Sulmona e la Valle Peligna come zone marginali, ai piedi di una catena montuosa, dove costruire una centrale di compressione non sarebbe così grave, ci ha dato l'impressione di una società che non conosce affatto il territorio. Come rappresentanti politici e istituzionali, non potevamo far finta di niente: il presidente D'Alfonso è scattato. Non tocca a Snam qualificare i territori, tocca a noi che ci abitiamo. Non è Snam che può permettersi di definire un territorio marginale piuttosto che periferico: sono prerogative dell'amministrazione regionale".
Su quel territorio, infatti, "la Giunta regionale ha fatto precise scelte politiche, con l'intenzione di investire per lo sviluppo culturale, ambientale e monumentale dell'area. E' per questo motivo che, in accordo con la delegazione, abbiamo deciso di abbandonare i lavori perché non c'erano più le condizioni per andare avanti".
"La cosa che più mi ha preoccupato", ha sottolineato Lolli, è che "sono insorti i direttori generali degli altri ministeri, addirittura avverso il direttore generale del Mibact Abruzzo, il dottor Scoppola a cui rinnovo apprezzamento e solidarietà, dando delle definizioni della Regione Abruzzo molto gravi: saremmo una Regione poco seria perché sei anni fa, in sede di tavolo tecnico sul parere Via, avevamo dato l'autorizzazione al progetto. In sei anni però, è successo di tutto: abbiamo cambiato idea, così come le altre regioni interessate da questa infrastruttura. Si potrà cambiare idea, in questo Paese?"
All'uscita della delegazione abruzzese - con Lolli e Scoppola c'erano appunto D'Alfonso e l'assessore all'ambiente Mazzocca - il vice ministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti ha chiuso la riunione, rinviando qualsiasi decisione alla Conferenza dei servizi.
Insomma, a poco è servito il braccio di ferro dei giorni scorsi per rinviare la Conferenza che, in un primo momento, era stata convocata per questo pomeriggio. Sull'onda della partecipata manifestazione organizzata a Sulmona, che aveva visto convergere istituzioni, comitati, semplici cittadini verso un 'no' deciso al metanodotto e alla centrale di compressione che Snam vorrebbe realizzare a Sulmona, De Vincenti aveva promosso il tavolo tecnico per tentare una mediazione tra le parti: risultato che, evidentemente, non è stato ottenuto.
Anzi. Ora, torna lo spettro della Conferenza dei servizi che potrebbe dare parere positivo al progetto, a dispetto delle resistenze del territorio. "Confermiamo la nostra volontà a discutere - ha ribadito Lolli - a patto, però, che ci sia una disponibilità reciproca all'ascolto". L'assessore all'ambiente Mario Mazzocca ha aggiunto che la Regione "continuerà con l'attività amministrativa finalizzata a cancellare la Conferenza di servizi. Va in ogni caso interrotto il procedimento amministrativo e, nelle more, individuare soluzioni alternative. Faremo i nostri atti nelle prossime ore", ha promesso.
A questo punto, però, la situazione è più che mai complicata. La vicenda, infatti, è assai complessa e si intreccia con affari di politica internazionale. Infatti, la 'questione ucraina' ha spinto le istituzioni finanziarie europee a fare pressione sui Governi per velocizzare le pratiche di autorizzazione del 'Tap', il gasdotto trans-Adriatico che dovrebbe connettere Italia e Grecia attraverso l'Albania, e della 'Rete Adriatica' che andrebbe ad allacciarsi al 'Tap' in Puglia per portare il gas da Brindisi fino a Minerbio (vicino Bologna).
E l'Abruzzo, per la realizzazione della 'Rete Adriatica', è più che mai centrale. Come lascia intendere la scelta del nome, i corridoi di passaggio del gasdotto erano stati individuati lungo la costa: al contrario, il progetto prevede ora soltanto un tratto di lungomare. Da Biccari (Foggia) in poi, le difficoltà geologiche e un elevato grado di urbanizzazione della costa hanno imposto la scelta di un tracciato più interno. Sulle montagne molisane fino ad arrivare in Abruzzo e, di qui, su per Foligno fino in provincia di Bologna.
I motivi sono soprattutto economici: tra Campochiaro (in provincia di Campobasso) e Sulmona esiste già un tratto del gasdotto Transmed che ha suggerito di sfruttarne il corridoio. Un gasdotto costa circa 2 milioni di euro per ogni chilometro, utilizzare il tunnel abruzzo-molisano vorrebbe dire risparmiare almeno 50 milioni. Ecco perché, per Snam, è cruciale l'Abruzzo interno. Ecco perché la società intende localizzare la centrale di compressione proprio a Sulmona. Nonostante si tratti di una zona a forte rischio sismico e di grande pregio ambientale. Il metanodotto, infatti, taglierebbe 3 parchi nazionali, un parco regionale e oltre 20 siti di rilevanza comunitaria.
E il Governo non può permettersi di rinunciare al progetto, anche e soprattutto per le pressoni europee. "Il Governo ha come priorità la realizzazione, in tempi ragionevoli, della infrastruttura energetica che dovrà essere realizzata perché dobbiamo servire il nostro Paese e l'Europa attraverso le opere di adduzione e di trasporto del gas proveniente dall'est europeo", ha spiegato l'allora sottosegretario all'economia Giovanni Legnini, in occasione di un primo incontro convocato all'inizio di agosto tra il presidente della regione Luciano D'Alfonso e il vice ministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti.
La volontà dell'esecutivo è chiara: il progetto si dovrà fare e passerà in Abruzzo. L'obiettivo è riuscire almeno a modificarne il tracciato. La riunione tecnica appena conclusa non lascia però molti motivi per sperare.