A margine del processo di appello alla Commissione Grandi rischi, l'ex Ministro Alfredo Biondi, avvocato di uno dei sette imputati, Claudio Eva, condannato come gli altri a sei anni di reclusione in primo grado, ha dichiarato: "Il clima nel quale si sta svolgendo il processo è quello che L'Aquila riserva a chi viene qui, sempre di grande riguardo. Non si può dire che noi della difesa abbiamo avuto difficoltà a esprimerci e a confutare le ragioni dell'accusa anche con una certa vivacità. Quindi trovo il clima con il quale il processo è iniziato di grande correttezza anche per la relazione sulla sentenza di primo grado di cui ci hanno lasciato una copia: non sempre questo accade".
"In più - aggiunge Biondi - la relazione, pur essendo un riesame completo e severo delle relazioni del giudice monocratico, individua e accoglie anche i temi difensivi più significativi. Certo, l'interpretazione dei termini della difesa mi è parsa un po' riduttiva ma d'altronde questo è normale in un processo tra le parti".
Poi l'ex Ministro, sollecitato, si sofferma ad un giudizio sulla situazione aquilana a cinque anni dal sisma: "E' una situazione che considero tristissima e indicativa di una visione che c'è stata: di un'appariscenza iniziale e di un distacco successivo che L'Aquila non meriterebbe, non per la tragedia immane che ha avuto ma proprio per la storia d'italia e la cultura italiana. E' una cosa che mi dispiace come uomo".
"Si può comprendere - conclude Biondi - che nel turbinio delle vicende politiche si scelgano i temi più appariscenti come usa fare il governo italiano, però qui durante l'emergenza si sono portati i grandi della terra e poi si sono scordati i piccoli della terra, quelli che abitano in città".