Bufera sull'aeroporto dei Parchi di Preturo.
Terra da scavo e macerie edili, provenienti da edifici privati ubicati a L'Aquila, distrutti dal terremoto, venivano smaltite in una discarica abusiva di circa 20mila metri quadrati in una zona interna allo scalo di Preturo, a nord della pista d'atterraggio.
Stamane il Corpo Forestale dello Stato, la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito dei decreti di sequestro preventivo (art 321 c.p.p.), emessi dal gip dell'Aquila Guendalina Buccella, nonché un decreto di sequestro probatorio di una parte dell'area interna all'aeroporto, di proprietà del Comune dell'Aquila e gestita dalla società Xpress, di 6 autocarri di proprietà di due ditte coinvolte nell'inchiesta, oltre che di beni nella disponibilità della Xpress s.r.l. confiscabili per equivalente fino alla concorrenza di 36mila euro.
Sei le persone finite sotto inchiesta in quanto ritenute responsabili di traffico illecito di rifiuti speciali e di discarica abusiva. Gli indagati sono Giuseppe Musarella, amministratore unico della Xpress, Ignazio Chiaramonte, direttore commerciale della stessa società, l'ingegnere Mario Corridore, dipendente del Comune dell'Aquila, Piero Negrini, socio della Delta Impianti dell'Aquila, Rachele e Antonio Lunari, rappresentanti della Lunari srl di Rieti.
L'accusa: "L'obiettivo era realizzare a costo zero la nuova area di sicurezza di fine pista"
L'obiettivo era realizzare a costo zero, grazie ai materiali di risulta che sarebbero poi stati ricoperti, la nuova area di sicurezza di fine pista, avente la finalità di riduzione del rischio per gli aeromobili, in caso di atterraggio lungo o uscita fuori pista.
I provvedimenti costituiscono l'esito di una indagine, durata diversi mesi, mirata alle verifica delle procedure di smaltimento di rifiuti. In particolare, attraverso dei mezzi pesanti appartenenti alle ditte Delta Impianti dell'Aquila e Lunari srl di Rieti, sono stati illecitamente trasportati, scaricati e smaltiti, senza le prescritte autorizzazioni, ingenti quantitativi di macerie (mattonelle - mattoni - marmi - plastiche - tubi - calcestruzzo - ferro - asfalto, etc...), poi uniti a della terra di risulta, all'interno di una zona interna divenuta una discarica abusiva di 20.000 mq di estensione.
Il sequestro preventivo è finalizzato alla confisca per equivalente dei beni nella disponibilità della Xpress, che avrebbe ottenuto un ingiusto profitto corrispondente al risparmio delle spese da sostenere per lo smaltimento lecito, non effettuato, dei rifiuti, e calcolato in 73mila euro. Il risparmio di spesa per la Xpress ammonta a circa 36mila euro.
L'attività d'indagine, coordinata dal procuratore della Repubblica, Fausto Cardella e dal sostituto Fabio Picuti, è stata svolta, congiuntamente, dalla Squadra Mobile della Questura dell'Aquila, dal Corpo Forestale dell'Aquila, dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza dell' Aquila.
Durante la fase investigativa si è accertato che le ditte di trasporto prelevavano, tramite i loro autocarri, da 4 cantieri edili insistenti su edifici demoliti, terra e materiale di risulta, per poi trasportarlo e scaricarlo all'interno dell'area aeroportuale; il tutto in assenza di autorizzazioni al deposito e documenti di trasporto, senza che, peraltro, detto materiale venisse analizzato e trattato.
Più di 300 gli scarichi effettuati, con diversi autocarri, provenienti da L'Aquila e Rieti, tra i mesi di marzo e di maggio del 2014, ripresi e documentati dalla Sezione Crimimalità Organizzata della Squadra Mobile, che ha individuato anche il sito di scarico interno all'aeroporto, nel quale poi il Nucleo di Polizia Giudiziaria Ambientale del Corpo Forestale dello Stato, recentemente costituito presso la Dda dell'Aquila, con la collaborazione del Nipaf, Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Forestale, del Comando provinciale dell'Aquila, ha accertato la presenza del rifiuto speciale con l'operazione condotta nel giugno scorso, e che molto aveva fatto discutere.
L'area all'interno della quale si sono concentrate le attezioni delle forze dell'ordine si trova a nord dello scalo, nei pressi dell'entrata di servizio dell'aeroporto, non lontano dalla strada che dalla struttura porta alla sede della Guardia di Finanza di Coppito.
Musarella: "Completamente estranei ai fatti"
"E' il prosieguo di una indagine avviata nell'aprile scorso, con l'obiettivo di trovare materiale radioattivo sotterrato: al contrario, le indagini confermano che non ce n'è traccia. Per ulteriori accertamenti, di altra natura, è stata sequestrata l'area di fondo pista, circa 4mila metri quadri di terreno. Si tratta della Resa, l'aria di sicurezza: abbiamo condiviso con l'ispettore Maurilio Grasso la possibilità di sequestrarla con un sistema meno evidente di impatto operativo, così da evitare la chiusura dell'aeroporto".
Così Giuseppe Musarella, amministratore delegato della Xpress, società di gestione dell'aeroporto, ha commentato i sequestri di stamane, con la notifica dei sei avvisi di garanzia.
"Abbiamo avuto del materiale di risulta per l'appianamento della Resa da società che hanno presentato certificati che abbiamo ritenuto validi, secondo le nostre conoscenze", ha sottolineato. "Tra l'altro, si tratta di una quantità di materiale ben diversa da quella che abbiamo letto negli atti: la gran parte della risulta, infatti, è stata presa all'interno dell'aeroporto. Non bastava però, e abbiamo dovuto recuperare altro materiale. Comunque, non ho seguito personalmente i lavori. E' stato il post holder di progettazione a seguire tutte le fasi operative. Ritengo che non ci sia nulla di cui preoccuparsi anche se non sono andato lì a sotterrare materiali con la zappa e, dunque, non conosco nella sostanza quello che è successo".
Musarella si è detto tranquillo: "L'importante è salvaguardare l'aeroporto. Abbiamo sensibilizzato, in questo senso, le forze dell'ordine e devo dire che hanno risposto positivamente, evitando la chiusura dello scalo. L'aeroporto è un bene pubblico, a prescindere dalle operazioni che è giusto vengano condotte dagli inquirenti: la giustizia faccia il suo corso. Noi ci riteniamo completamente estranei ai fatti: l'attività di appianamento del terreno per la messa in sicurezza della fine pista era un vincolo imposto dall'Enac che ci aveva permesso di aprire l'aeroporto con una deroga. Il terreno non era nella disponibilità del Comune che ha condotto tutto l'iter per l'acquisizione: una volta acquisito, abbiamo condotto i lavori necessari".
Stando alla Xpress, insomma, non c'è stato alcun movimento sospetto di mezzi, tanto meno nelle ore notturne, e nessun sommovimento terra: "I verbali, in questo senso, sono chiari", incalza Musarella. "Il movimento mezzi è avvenuto di giorno: abbiamo autorizzato le ditte ad entrare nello scalo per eseguire i lavori. Nessun passaggio notturno, di notte non si lavora. E non è stato interrato nulla: è stato preso del materiale necessario all'appianamento del terreno. Le imprese hanno consegnato documenti idonei per svolgere il lavoro: non possiamo sapere se quei documenti fossero veri o falsi. Dovranno accertarlo gli inquirenti".
La Resa e i tempi che non sembrano coincidere
Dunque, l'obiettivo era realizzare a costo zero, grazie ai materiali di risulta che sarebbero poi stati ricoperti, la nuova area di sicurezza di fine pista. Si tratta della Resa, come spiegato da Musarella, la Runway End Safety Area, che ha la finalità di ridurre il rischio per gli aeromobili, in caso di atterraggio lungo o uscita fuori pista
Ricorderete che al momento di adeguare lo scalo di Preturo alle richieste dell'Enac, così da aprire ai voli commerciali, la Xpress si era trovata costretta - siamo nel settembre 2013 - a chiedere l'esenzione per la non conformità dell'area di sicurezza di fine pista. La Resa, appunto. Infatti, i lavori andavano realizzati su terreni di proprietà di soggetti terzi, da sottoporre pertanto ad esproprio da parte del Comune dell'Aquila.
Termine ultimo per realizzare le opere richieste, il 31 marzo 2014. Poi ulteriormente prorogato dall'Enac. In vista dei primi voli commerciali, però, i lavori andavano assolutamente realizzati per ridurre il rischio di danni ad un aeromobile che malauguratamente uscisse di pista e per proteggere gli aeromobili durante atterraggi e decolli. Dunque, il Consiglio comunale - riunito il 15 maggio scorso - approvò la proposta di deliberazione per la realizzazione dei lavori di adeguamento ed efficientamento del sedime aeroportuale.
Come annunciato qualche settimana prima, il 29 aprile, nel corso di una conferenza stampa organizzata dalla Xpress all'Auditorium del Parco per inaugurare i voli che - nelle intenzioni - avrebbero dovuto collegare Milano Malpensa a Preturo, andata e ritorno, tre volte a settimana. Un vero e proprio flop, come sapete.
"Il processo di sviluppo dello scalo 'Giuliana Tamburro' è iniziato nel 2009 e sta procedendo a piccoli passi", sottolineò soddisfatta l'assessora Emanuela Iorio, che ha la delega allo sviluppo aeroportuale. "Qualche giorno fa, con delibera di Giunta, abbiamo stabilito di eseguire dei lavori - già previsti - per mettere in sicurezza la pista".
Parlava proprio della Resa, nella testata Nord della pista. L'assessora spiegò, inoltre, che la Giunta aveva deliberato un vincolo preordinato per l'esproprio di terreni agricoli per il futuro sviluppo del sedime aeroportuale.
Come detto, il 15 maggio arrivò l'approvazione del Consiglio comunale. Stima sommaria di spesa: 45mila e 889euro. Che vennero sborsati dal Comune dell'Aquila. A sfatare, se ce ne fosse ancora bisogno, la leggenda che voleva l'Aeroporto dei Parchi come infrastruttura a costo zero per le tasche dei contribuenti. Ai 46mila euro stanziati allora, infatti, vanno aggiunti i 600mila euro assicurati per i primi tre anni di attività della Xpress e i 10mila euro regalati per il volo inaugurale.
Tra l'altro, nelle pieghe della delibera approvata si nascondeva altro. In premessa all'atto, si leggeva infatti che "il contratto in parola prevede che l'attività di gestione dell'aeroporto non si limiti al solo esercizio delle attività aeroportuali, ma anche alla definizione e all'attuazione delle strategie delle politiche commerciali più opportune per lo sviluppo dell'intera infrastruttura". Dunque, "si rende necessario ampliare il sedime aeroportuale in prossimità dell'area parcheggio ed hangar, in ambito polifunzionale, rispetto alle opportunità presenti e future per il miglioramento complessivo dell'infrastruttura". E ancora, si specificava chiaramente che "detti lavori, congiuntamente al Rup, determinano la necessità di assumere una variante urbanistica diretta a rendere compatibile il progetto con le prescrizioni vigenti in materia e il mutamento di destinazione d'uso dei terreni gravati da uso civico". Si trattava dell'area dove la Xpress intendeva realizzare il Centro commerciale 'Zafferano Rosso'.
Evidentemente, c'è qualcosa che non torna. Infatti, se il via libera del Consiglio comunale è arrivato alla metà di maggio 2014, come mai gli scarichi di materiale - più di 300 viaggi delle ditte, stando agli inquirenti - sono stati effettuati già dal mese di marzo?
E' soltanto una delle domande cui dovranno rispondere gli inquirenti. Che la giustizia faccia il suo corso, come ha auspicato Musarella. Intanto, si attende una presa di posizione dell'amministrazione che, in questi mesi, ha sempre difeso e supportato la Xpress - persino anticipando i pagamenti previsti in fase di contratto di sviluppo dello scalo - nonostante su L'Aquila siano volate una manciata di persone, nonostante la revoca del finanziamento 'Lavorare in Abruzzo 3' deciso dalla Regione per le evidenti irregolarità riscontrare nella domanda presentata dalla società di gestione, nonostante i licenziamenti immediati di tantissimi dei ragazzi inizialmente assunti, nonostante le inchieste della magistratura e gli avvisi di garanzia. Da stamane, nonostante i sequestri.
"Non sono pentito dei soldi pubblici assicurati per lo sviluppo dell’Aeroporto dei Parchi. E' chiaro però che le cose bisogna farle per bene", ha sottolineato il sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, in una dichiarazione rilasciata ad AbruzzoWeb. "Spero sia stato stipulato un contratto serio per la fornitura delle macerie - ha concluso - Quello che dovrà emergere dagli atti è se era specificato o meno che la fornitura dovesse venire dalla raccolta delle macerie e in che modo sarebbero state trattate".
Corridore: "Non sono a conoscenza dell'eventualità di trasporto e deposito di materiali di risulta"
In merito all'inchiesta, l'ingegner Mario Corridore, responsabile comunale per lo sviluppo dello scalo, ha spiegato: “L'intercettazione telefonica allegata agli atti dell'inchiesta, che proverebbe il mio coinvolgimento nella vicenda, si riferisce in realtà a un colloquio assolutamente estemporaneo avuto con il responsabile tecnico dell'aeroporto. In particolare il sottoscritto, trovandosi sul posto per effettuare alcune misurazioni nell'ambito del progetto di allungamento della pista, ha segnalato l'erroneo posizionamento di un cumulo di terra (e non certo di altri materiali) avendolo visto da lontano, dall'esterno della recinzione, in via del tutto casuale. Posizionamento da ritenersi erroneo esclusivamente sulla base delle prescrizioni tecniche fornite dall'Enac per l'adeguamento della resa, ovvero l'area di sicurezza a fine pista. Il sottoscritto non è assolutamente a conoscenza dell'eventualità di trasporto e deposito di materiali di risulta e si è limitato sempre esclusivamente a fornire pareri di natura tecnica per il miglioramento dell'infrastruttura. Ritengo che la situazione possa essere velocemente chiarita nelle sedi più opportune riponendo in ogni caso ampia fiducia nel lavoro della Magistratura”.