La ricostruzione del cratere sismico abruzzese è complessa almeno quanto quella dell'Aquila capoluogo. Sono decine i comuni con cui deve rapportarsi l'Ufficio Speciale per la Ricostruzione del Cratere (Usrc), presieduto da Paolo Esposito. L'Usrc deve affrontare quotidianamente problemi di natura diversa e anche di "provenienza" diversa, in quanto ogni comune del cratere ha le proprie specificità, i propri piani di ricostruzione, progetti presentati e fondi attribuiti [leggi lo speciale di NewsTown sulla ricostruzione del cratere].
Una delle complessità maggiori è rappresentata dai criteri di priorità da stabilirsi per la progressiva ricostruzione dei centri storici colpiti dal terremoto di cinque anni e mezzo fa. I criteri di priorità sono stabiliti, in autonomia, dai rispettivi consigli comunali, in osservanza ai piani di ricostruzione. Lo stabilisce l'art. 11 del Decreto dell'Usrc n. 1 del febbraio 2014, che attribuisce a ciascun comune il compito di stabilire i criteri per la definizione di priorità di intervento nei centri storici.
Gli aspetti che concorrono alla definizione delle priorità sono diversi: favorire il rientro nelle abitazioni principali (prima casa), esigenze logistiche, cantierabilità – aspetto importante considerando i ristretti spazi di manovra all'interno dei centri storici – fruibilità degli interventi conclusi, localizzazione dell'intervento rispetto alla sicurezza e alla percorribilità dei percorsi, disponibilità delle reti di servizi e interferenza con le altre attività della ricostruzione.
I criteri suggeriti dall'Usrc hanno tuttavia un ruolo di indirizzo nella redazione dei documenti di priorità e nella gestione delle attività di ricostruzione: "L’Ufficio Speciale – afferma Paolo Esposito a NewsTown - nello svolgimento del proprio ruolo di indirizzo, ha stabilito i principi di riferimento che i Comuni sono chiamati a rispettare nella definizione dei criteri di priorità per l'attuazione degli interventi di ricostruzione privata nei centri storici".
"L’obiettivo è garantire la massima efficacia della spesa pubblica (soprattutto in relazione alle spese per l'assistenza alla popolazione, ndr), perseguendo il più celere rientro nelle abitazioni principali, compatibilmente alle esigenze di accessibilità e cantierabilità dettate dalla morfologia urbana dei centri storici, nonché al coordinamento degli interventi privati con quelli pubblici su reti e sottoservizi".
"Resta in capo – conclude il titolare dell'Usrc - a ciascun Comune l'onere di declinare i criteri di priorità ed i relativi pesi, raggiungendo un livello di dettaglio adeguato alle complessità sociali ed edilizie presenti, che assicuri l'ottimale gestione delle attività di ricostruzione".
Ed è proprio sui pesi autoassegnatisi da ogni consiglio comunale ai singoli criteri di priorità che si sono scatenati alcuni cittadini in due comuni, entrambi a est del capoluogo: Barisciano e Sant'Eusanio Forconese.
Nel caso di Barisciano, il portavoce di alcuni cittadini – che rappresentano circa il 10% dei consorzi del comune e delle frazioni – è l'ex consigliere comunale Walter Salvatore, che da tempo si oppone all'amministrazione guidata dal sindaco Francesco Di Paolo. In sostanza i su menzionati cittadini contestano i criteri di priorità adottati dal consiglio comunale del paese alle porte della piana di Navelli e, naturalmente, la conseguente graduatoria per l'intervento nella ricostruzione del centro storico.
A Sant'Eusanio, Romeo Bologna si oppone all'amministrazione del sindaco Giovanni Berardinangelo. Per il cittadino forconese la situazione è differente rispetto a Barisciano: i criteri di priorità adottati dal consiglio comunale con la delibera n. 18 del 2013 non rispetterebbero i dettami – comunque non vincolanti – dell'Ufficio Speciale, soprattutto in riferimento alla priorità del maggior numero di abitazioni principali (prime case) presenti all'interno dei singoli aggregati.
Sia nel caso di Barisciano che in quello di Sant'Eusanio Forconese sono stati inoltrati ricorsi al Tar, al fine di impugnare e annullare le rispettive graduatorie di priorità. Ricorsi che, nello stesso giorno, il 5 novembre scorso, sono stati respinti dal collegio (presieduto da Bruno Mollica) del Tribunale amministrativo dell'Aquila. Una decisione che ha visto polemizzare Bologna, perché i ricorsi di Barisciano e Sant'Eusanio sarebbero stati "accorpati", nonostante si tratti due casi "diametralmente opposti", come evidenziato dal cittadino di Sant'Eusanio in una lettera destinata al Tar e inviata alla stampa lo scorso 14 novembre.
Secondo il tribunale amministrativo, le delibere dei consigli comunali contestate non manifesterebbero "le eclatanti irrazionalità contestate nella scelta dei criteri di priorità". Inoltre, nel caso di Barisciano – ma non in quello di Sant'Eusanio – il ricorso sarebbe "sfornito del requisito del fumu boni iuris, attese la logicità e congruità dei criteri di attribuzione dei punteggi stabiliti dal comune di Barisciano ai fini della formazione della graduatoria per il riconoscimento del contributo e la loro corretta applicazione da parte del comune".
Le graduatorie, volente o nolente, investono il rientro dei cittadini nelle proprie abitazioni, e pongono squilibri tra i compaesani, alcuni dei quali vedranno la propria casa ricostruita dopo di altri. Ma, per forza di cose, se da una parte si inizia dall'altra si finisce: è un ragionamento ineludibile nelle complessità della ricostruzione post-sisma. Complessità che, nel caso di borghi piccoli dal numero esiguo di abitanti, diventano anche preda di inimicizie personali e di presunti favoritismi verso questa o quella famiglia, e di conseguenza questo o quell'aggregato.
Il tema è estremamente delicato ed attuale, anche a causa della lettera diffusa qualche giorno fa da alcuni tecnici di un Ufficio Tecnico della Ricostruzione (Utr) e riguardante presunte ingerenze politiche nei tecnicismi della ricostruzione dei comuni del cratere.
Ad ogni modo, le sentenze del Tar hanno chiuso, almeno per ora, la querelle sui criteri di priorità adottati dai comuni del cratere. Ma le liti, le lotte e le ingiustizie (o presunte tali) rimangono nei borghi come all'Aquila, in un protagonismo che – considerata la su citata complessità – è purtroppo inevitabile.