Omicidio colposo e plurimo.
Il sostituto procuratore generale, Alberto Sgambati, ha chiesto la conferma in appello della condanna a 3 anni per l'ingegnere Diego De Angelis, progettista e direttore dei lavori di restauro del palazzo sito in via Generale Francesco Rossi, a L'Aquila, crollato a seguito del sisma del 6 aprile 2009.
Nel crollo, morirono 17 persone: tra loro, la figlia del progettista.
De Angelis, nel duemila, aveva restaurato la copertura del tetto dell'edificio: i condomini si erano affidati a lui, in quanto ingegnere e amministratore del palazzo. I lavori si erano protratti per cinque mesi, modificando la sagoma della struttura senza appesantirla, però, come hanno dimostrato le perizie.
Al momento di svolgere i lavori, tuttavia, De Angelis non ha provveduto ad uno studio sulla stabilità del palazzo che, ha sottolineato il procuratore generale, avrebbe reso certamente manifesta la necessità di un consolidamento del palazzo, realizzato cinquant'anni prima e solo in parte in cemento armato. Non solo. Sgambati ha sottolineato che l'ingegnere avrebbe dovuto immaginare che il palazzo non era tra i più sicuri e, per questo, nelle settimane che precedettero il terremoto del 6 aprile, caratterizzate da scosse continue, avrebbe dovuto informare i condomini del pericolo che avrebbero corso nell'eventualità di un evento di forte intensità.
Il processo è stato aggiornato al 10 febbraio, anche per il gran numero di parti civili che hanno chiesto di intervenire. Accusa e difesa hanno portato ulteriori memorie all'attenzione del collegio giudicante.