Venerdì, 13 Febbraio 2015 20:49

Grandi Rischi: intervista a Maria Grazia Piccinini, madre di una vittima

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Ilaria Rambaldi il 5 aprile del 2009 aveva 25 anni e stava per laurearsi a L'Aquila in ingegneria-architettura.

Tornava spesso nella sua Lanciano. Alle 3e32 del 6 aprile è deceduta nel capoluogo abruzzese insieme al suo compagno Paolo Verzilli sotto le macerie della palazzina crollata in Via Campo di Fossa.

Nel processo Grandi Rischi la sua morte rientrava tra quelle per cui il giudice di primo grado aveva stabilito un rapporto di causalità con le affermazioni "approssimative, generiche e inefficaci" della Commissione di esperti riunitasi all'Aquila il 31 marzo 2009, "venuta meno ai doveri di valutazione del rischio".

Il palazzo era crollato in seguito al terremoto insomma, ma per il giudice c'era una colpevolezza da parte degli esperti che, rassicurando, avevano provocato che quel palazzo fosse pieno di persone.

In secondo grado invece, per Ilaria, la Corte non ha ritenuto di stabilire tale nesso causale "all'infuori di ogni ragionevole dubbio". L'unico condannato in Appello, l'allora Vice Capo della Protezione Civile Bernardo De Bernardinis, è stato infatti ritenuto colpevole per 12 dei 29 decessi imputati dal Tribunale a tutti e sette i membri della riunione del 31 marzo.

Per la Corte non sarebbe chiaro da quali fonti la studentessa lancianese avrebbe preso le informazioni rassicuranti e se avesse cambiato con certezza le sue abitudini dopo la CGR.

Nelle motivazioni un passaggio è di particolare interesse. La corte infatti a pag. 349 usa come elemento a prova che la ragazza non era stata rassicurata, il fatto che dopo la scossa delle 22:48 del 5 aprile la teste Maria Grazia Piccinini, madre della studentessa, racconti di come i ragazzi fossero usciti "per poi essere indotti a farvi rientro dalle forze dell'ordine e dai rappresentanti della Protezione Civile presenti sul posto, i quali asserivano che non vi era pericolo".

Ma chi aveva indotto quest'ultimi - che sono evidentemente degli "operativi" che non hanno competenze nella valutazione del rischio - ad asserire ciò che pare asserissero? De Bernardinis? Ma era un operativo anche lui...

Abbiamo intervistato [vedi il video sopra] la madre di Ilaria, Maria Grazia Piccinini, per dare voce allo sconcerto lasciato in molti - non solo parti civili o parenti della vittime - dalle motivazioni della Corte d'appello composta da Fabrizia Ida Francabandera (uno dei due presidenti di sezione Penale) e dai consiglieri Carla De Matteis e Marco Flamini.

"Quella d'Appello è - afferma Piccinini, che nella vita fa l'avvocato - una sentenza contraddittoria con motivazioni fragilissime che non trovano corrispondenza neanche negli atti di causa".

Per la madre di Ilaria, parte civile nel Processo, la Corte sarebbe stata anche più realista del re, andando oltre le richieste della stessa difesa e arrivando a sostenere non solo che quella che si svolse il 31 marzo 2009 non fu una vera riunione ma anche che la stessa Commissione Grandi Rischi avrebbe dovuto rimanere afona, non comunicando alcunché.

"Una sentenza - continua Piccinini - che vede come responsabile solo De Bernardinis è una sentenza che non ha i piedi per camminare perché negli atti di causa sono depositati tutta una serie di atti in cui risultano espressamente la responsabilità anche di altri imputati che hanno detto o omesso di dire o intervenire, quando qualcuno ha detto delle cose sbagliate".

verbaleL'avvocata si riferisce a quanto riportato nella bozza di verbale intestata Commissione Grandi Rischi: "Barberi - ricorda la madre di Ilaria - ha introdotto in quella sede la teoria dello scarico di energie e nessuno lo ha smentito, mentre Boschi ha asserito di escludere che lo sciame sismico sia preliminare di eventi, cioè ha fatto una previsione di tipo negativo".

Sarebbe insomma questa la spiegazione celata nella sentenza di secondo grado, alla base del comportamento rassicurante degli 'operativi', da De Bernardinis, alle forze dell'ordine, ai media.

Poi è la stessa Piccinini, nell'intervista, a fare due importanti appelli: "Lancio una preghiera al Procuratore Romolo Como di non lasciar morire questo processo qui perché la sentenza ha tanti motivi per essere impugnata e rivista in cassazione".

"E chiedo anche ai cittadini - conclude la mamma di Ilaria Rambaldi morta all'Aquila a 25 anni la notte del terremoto del 6 aprile - di essere coesa e non dimenticare quanto accaduto e lotti per far valere le sue ragioni".

"Perché chi quella notte è sopravissuto, è scampato alla morte perché è stato fortunato o viveva in una casa sicura, ma non certo per il comportamento della Commissione Grandi Rischi. Tutti hanno subito in realtà quello che abbiamo subito noi che abbiamo perso i nostri cari . E allora chiedo alla città di restare unita per una lotta per la verità, che non è una lotta per una sentenza ma per accertare ciò che effettivamente è accaduto a L'Aquila quella notte".

 

Ultima modifica il Domenica, 15 Febbraio 2015 00:39

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