Ha creato un certo scalpore l'installazione delle fondamenta per posizionare una gru nel cantiere del civico 207 di Via Roma, quello contiguo al sito archeologico di Porta Barete per intenderci. E chissà se il motivo dell' "inizio" dei lavori non sia stato proprio quello di sondare la risposta.
Ad approvare la richiesta per il posizionamento della gru è stato l'ufficio di Polizia municipale, mentre i lavori di ricostruzione sono stati affidati ormai da tempo dal Consorzio alla SM Costruzioni che ha già provveduto all'abbattimento del palazzo danneggiato dal sisma e dato un contributo negli scavi del cantiere archeologico adiacente.
Visto il contesto però, difficile pensare che la ditta, al di là delle volontà dei condomini, voglia prendersi il rischio di andare oltre l'installazione della gru, nonostante ad oggi non ci sia nulla di scritto che possa impedirlo. Piuttosto le carte (al di là dei suggerimenti per un'area di rispetto per tutte le mura perimetrali) finora imporebbero il contrario, il che di conseguenza - al più - aprirebbe un fronte interno stavolta tra la ditta ed i condomini però.
"Iniziare i lavori adesso è una pazzia in quanto si sta discutendo per trovare una soluzione e ci saremmo augurati che tutti aspettassero per arrivare prima ad una conclusione" ha commenta a NewsTown l'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano secondo cui l'autorizzazione dell'ufficio di Polizia Municipale sarebbe arrivata per un cortocircuito.
"In questa vicenda - ha continua Di Stefano - ci sono due diritti quello pubblico che vuole la riqualificazione di uno luogo riconosciuto di interesse archeologico e quello privato di cittadini che vogliono vedere il palazzo realizzato . Bisogna portare avanti la strada del dialogo nell'ottica di una riduzione di volumi nell'area. Ma mentre alcuni proprietari del quartiere di Santa Croce, che non avevano lì l'abitazione principale, si sono già detti favorevoli alla sostituzione edilizia, quelli del civico 207 sembrano inamovibili". A riguardo va specificato però che gli inquilini del 207 hanno sempre asserito di non aver ricevuto proposte alternative concrete.
In questa storia si è assistito da tempo ad un rimpallo di responsabilità tra Comune e Soprintendenza: "Il Comune - ha dichiarato sempre l'assessore - il potere di generare un effetto immediato non ce l'ha, mentre la Soprintendenza potrebbe andare al tavolo del Ministro Franceschini e chiedere di mettere il vincolo".
Ma il vero male per l'assessore di Stefano sono state le cosiddette aree a breve: "Sono state un'idea dell'allora commissario Chiodi a cui mi sono sempre opposto perché si dovevano istituire per il centro storico, Santa Maria di Farfa inclusa volendo, dove c'è poco da cambiare, e non per le aree costruite negli anni 50-60' che invece andrebbero trasformate".