Le mani delle organizzazioni mafiose e criminali straniere sulla ricostruzione.
Oltre alle forme tradizionali di investimento di capitali di illecita provenienza come il traffico di stupefacenti e le estorsioni, le mafie mirano ad accedere ai miliardi di euro di fondi destinati nei prossimi anni a L'Aquila e al cratere.
Non è certo una novità. Piuttosto, una conferma di una sitazione già emersa, nei mesi scorsi, grazie al lavoro degli inquirenti. Che hanno raccontato degli appettiti della criminalità organizzata sul cratere, Casalesi e non solo a leggere la relazione della Direzione Distrettuale Antimafia dell'Aquila relativa al periodo compreso tra luglio 2013 e giugno 2014.
"L'attività investigativa svolta nel periodo in riferimento - si legge nella relazione - anche con l'apporto di numerosi (una decina) collaboratori di giustizia, ha evidenziato la presenza in Abruzzo di organizzazioni criminali rapportabili alle tre principali consorterie criminose, Cosa Nostra, Camorra e 'Ndrangheta, oltre a diverse organizzazioni di origine straniera".
L'attività di queste associazioni criminali "si articola nell'investimento di capitali di illecita provenienza, nelle forme tradizionali (estorsioni, traffico di armi, intimidazioni personali con incendi di autovetture o colpi d'arma da fuoco contro abitazioni, tentati omicidi), nella ricostruzione post terremoto di L'Aquila e, infine, nel grosso traffico di stupefacenti", allungando così lo sguardo alla costa, in particolare, dove "alcune associazioni criminali di albanesi, rumeni e nigeriani controllano e gestiscono la tratta degli esseri umani, finalizzata alla prostituzione di donne e minori".
La Direzione Distrettuale Antimafia dell'Aquila denuncia, inoltre, che "la presenza delle organizzazioni criminali, sia italiane (camorra) che straniere (rumene) sta incrementando il fenomeno del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori, specialmente nei cantieri della ricostruzione aquilana. Con particolare riferimento alla ricostruzione post terremoto, la situazione comporta un'attenta vigilanza investigativa con riguardo al rischio di infiltrazione della criminalità organizzata, con metodi corruttivi, nell'attività della pubblica amministrazione e degli appalti pubblici".
Sembra quasi un appello alle istituzioni: è più che mai necessario approntare in fretta la Legge sulla ricostruzione, abbozzata dall'allora sottosegretario Giovanni Legnini, e ancora chiusa nei cassetti. Uno strumento in più per combattere l'infiltrazione delle mafie nelle maglie della ricostruzione privata.