[Gli uomini] pensano che il conoscere le azioni giuste e le azioni ingiuste non richiede una particolare sapienza, perché non è difficile capire le azioni di cui parlano le leggi (ma queste non sono giuste se non per accidente). Ma come bisogna agire e come bisogna distribuire perché siano giuste, questo è un compito superiore che conoscere le cose che fanno bene alla salute. Perché, anche qui è facile conoscere il miele e il vino e l'elleboro e la cauterizzazione e l'incisione ma conoscere come bisogna applicarli per avere la salute, e a chi e quando, è un compito così grande quanto soltanto un medico può compiere.
Cita un breve passo dell'Etica Nicomachea di Aristotele, il vice procuratore regionale della Corte dei Conti Roberto Leoni, per muovere una severa critica nei confronti della nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati - voluta dal governo Renzi e appena votata dal parlamento, non senza polemiche e fra le proteste dell'Anm - nel giorno della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario della sezione giurisdizionale dell'Abruzzo.
"Evidentemente" ha affermato Leoni nel corso della lettura della sua relazione "chi ha scritto quella legge quel brano non l'ha letto ed è passato direttamente alla pagina successiva".
"Non sono state parole dure" ha puntualizzato di fronte ai giornalisti il procuratore al termine della cerimonia. "Ritengo che le norme sulla responsabilità civile dei magistrati non vadano interpretate solo per quel che dicono testualmente. Nel loro conteuto testuale, soprattutto a un interprete non abituato, possono sembrare norme equilibrate. Il problema è che si inseriscono in una deriva generale di arretramento di tutti i poteri che non siano l'Esecutivo. Viviamo una fase della nostra Repubblica nella quale gli Esecutivi di tutti i livelli, dal Governo all'ultimo dei sindaci, sono stati officiati del massimo dei poteri, anche a dispetto degli altri contropoteri che devono bilanciarli. E questa è un'osservazione di tipo obiettivo. Certo" ha continuato Leoni "non sta a noi dire cosa deve fare il legislatore. Io però, da magistrato, dico che la preoccupazione più grande è che il ruolo della magistratura, attraverso la omogeneizzazione delle pronunce giurisprudenziali a cui la legge condurrà, venga neautralizzato. E' un rischio che c'è ed è bene che l'opinione pubblica e la collettività lo sappiano. E io lo devo dire per onestà intelletuale e per il ruolo istituzionale che ricopro".
Nel corso della cerimonia, sono stati forniti alcuni dati circa l'attività svolta sia dalla procura che dall'intera sezione abruzzese.
Per quanto riguarda la procura, come risulta dalla relazione di Leoni, al 31 dicembre 2014, sono più di 3mila le istruttorie pendenti (al 1° gennaio erano 2mila e 500). La maggior parte delle denunce proviene dalle amministrazioni statali (313) e dagli enti locali (483) e le condanne richieste ammontano, complessivamente, a più di 15 milioni di euro.
Una di queste richieste di condanna riguarda "il presunto danno soffeto dal Comune dell'Aquila in dipendenza dell'inadeguata gestione delle abitazioni destinate all'ospitalità della popolazione colpita dal terremoto del 2009". E' l'indagine sulla presunta malagestione di progetto Case e map in cui sono coinvolti il sindaco Massimo Cialente, l'assessore all'assistenza alla popolazione Fabio Pelini, la dirigente comunale Patrizia del Principe e l'ex assessore Alfredo Moroni, accusati di aver causato un danno erariale di quasi 12 milioni di euro.
La sentenza - che dovrebbe arrivare tra un mese, forse anche meno - in caso di giudizio di colpevolezza, ha tenuto a specificare Leoni, non avrà comunque risvolti penali.
Altri dati significativi emersi dagli interventi che si sono succeduti (oltre a Leoni, hanno parlato, tra gli altri, anche il presidente facente funzioni Federico Pepe e il presidente dell'ordine degli avvocati dell'Aquila Carlo Peretti) sono le gravi carenze di organico di cui soffrono le sezioni regionali (in Abruzzo manca il 30% del personale) e soprattutto la mancata applicazione delle sentenze emesse dai giudici contabili per quel che riguarda il recupero delle cifre indebitamente sottratte allo Stato. Dei 5 miliardi che lo Stato doveva recuperare dalle condanne della Corte dei conti, negli ultimi sei anni, ha ricordato l'avvocato Peretti, sono stati incassati solo 68 milioni, l'1,4%.
"Mi sembra che, tenuto conto delle diversità territoriali che inevitabilmete condizionano l'andamento economico, alcune patologie amministrative tendono a replicarsi, l'Abruzzo non è molto diverso" ha spiegato Leoni. "Certo, c'è stata l'emergenza terremoto che qualche problema lo ha creato dal punto di vista amministrativo. Però la ricaduta, per quanto ci riguarda, è più lenta di quella che ha riguardato la procura penale. Col tempo, stanno arrivando alla nostra cognizione le varie situazioni che affrontiamo nei limiti nei quali la legge ci consente di intervenire. Non possiamo né vogliamo interferire sulle riservatezze istruttorie che riguardano l'autorità penale. Quando sarà il momento, le segnalazioni ci perverranno, perché questo prevede il codice, e noi procedremo".
Sui pochi risarcimenti che lo Stato riesce a incassare Leoni ha detto: "Non siamo noi giudici che ci occupiamo dell'esecuzione. In caso di sentenze di condanna, sono le amministrazioni che curano il recupero".
Il procuratore regionale ha voluto lanciare anche un altro monito: "Gli effetti sulla spesa pubblica conseguenti al gravoso impegno assunto dall'Italia (con l'adesione al trattato europeo sulla stabilità, il cosiddetto fiscal compact, e l'inserimento nella Costituzione della norma sul pareggio di bilancio, ndr)" rischiano di provocare "un obiettivo arretramento dei diritti sociali, la soddisfazione dei quali - sebbene essi trovino pieno riconoscimento nella Carta fondamentale del 1948 - è, e sempre più sarà, condizionata dalla penuria finanziaria con la quale le Pubbliche amministrazioni sono obbligate a confrontarsi. Questa relativizzazione dei diritti sociali rischia di divenire difficilmente tollerabile".