Un imprenditore impegnato negli appalti per la ricostruzione post terremoto all'Aquila, Raffaele Cilindro è stato arrestato dai Ros con l'accusa di associazione per delinquere di tipo mafioso nell'ambito di una inchiesta della Dda di Napoli (pm Sirignano e Giordano). Secondo gli inquirenti ha partecipato direttamente alle attività della fazione Zagaria del clan dei Casalesi, finanziandola periodicamente con somme di denaro, mantenendo i contatti con gli affiliati e, soprattutto, ospitando nella sua abitazione il boss Michele Zagaria, detto "capa storta", durante la latitanza.
Il nome di Raffaele Cilindro era già emerso tra le intercettazioni dell'inchiesta 'Dirty Job' che aveva portato all'arresto di 7 persone, svelando gli interessi dei Casalesi sugli appalti della ricostruzione: l'imprenditore Alfonso Di Tella, residente nel capoluogo da trent'anni, finito al centro delle indagini, era stato intercettato mentre discuteva proprio con Cilindro che, in quei mesi, chiedeva ripetutamente soldi al costruttore. C'era stato persino un incontro a L'Aquila. E Cilindro non era un personaggio qualsiasi: all'epoca, era autista di Pasquale Zagaria, elemento di spicco del clan.
Ad Alfonso Di Tella, attivo con la sua ditta familiare sopratutto nella giungla dei subappalti legati alla ricostruzione post sisma, gli inquirenti hanno contestato, tra l'altro, proprio la vicinanza al clan di Zagaria anche se nei capi d'imputazione dell'inchiesta non figura l'associazione di stampo mafiosa.
Di Tella - nell'ambito dell'inchiesta - è stato filmato (guarda il video in basso) all'interno del Casinò di Venezia dove si intratteneva con Cilindro e altri imprenditori e affiliati, in serate apparentemente organizzate per divertimento e invece finalizzate a riciclare il denaro del clan. Secondo gli inquirenti, per il tramite della famiglia Di Tella "il clan dei casalesi si presenta al territorio come un soggetto in grado di garantire concrete e rapide opportunità di lavoro".