"Poco meno di un anno fa, abbiamo presentato un ricorso 'pilota', 'esplorativo', sui criteri di bollettazione del progetto Case. Dal punto di vista processuale, il ricorso è stato respinto per ragioni procedurali. Per la prima volta, però, abbiamo avuto una sentenza che dice, chiaramente, che il Comune dell'Aquila può pretendere dagli assegnatari del progetto Case solo ed esclusivamente i reali consumi che risultano alla lettura dei contabilizzatori".
Parole di Fausto Corti, legale degli assegnatari del progetto Case che hanno presentato il ricorso esplorativo avverso il Comune dell'Aquila. Ricorso respinto, come detto, per ragioni procedurali. E che segna, però, un punto importante per gli assegnatari che si sono ribellati alla bollettazione forfettaria. Nella sentenza, infatti, si legge che "gli importi delle utenze dovevano essere ripartiti secondo i consumi imputabili ai singoli appartamenti previa lettura dei contatori".
Un problema enorme, per il Comune dell'Aquila. Spiega Fausto Corti: "Quanto richiesto agli assegnatari, dal 2010 al 2014, essendo stato richiesto a forfait, senza tener conto dei consumi individuali, è illegale".
Dunque? "Chi sta pagando le rate delle maxi bollette, può tranquillamente sospendere il pagamento. Ripeto: parliamo del periodo 2010-2014, poi è subentrata la legge che prevede invece la ripartizione a metro quadro. Fino all'istruzione della legge, le richieste del Comune sono illegittime. Quindi, possono essere lasciate cadere dagli inquilini che hanno diritto a sospendere i pagamenti e a pretendere che il Comune quantifichi i reali consumi. Come giusto. Come prevede la legge e la normativa speciale emanata per il progetto Case. E se gli assegnatari hanno versato una somma superiore a quanto effettivamente consumato, possono pretendere il rimborso dal Comune".
Un guaio, per l'amministrazione: infatti, rischia di crearsi un pericoloso buco nei conti del Comune che deve affrontare, tra l'altro, i debiti che vanno accumulandosi. Corti non si scompone: "Era previdibilissimo. Quanto affermato dal Tribunale, infatti, altro non è che quanto sostiene la legge. Il Comune doveva semplicemente fare quello che prevedeva la legge: non hanno voluto farlo, ora ne pagheranno le conseguenze".
Evidentemente, la sentenza è destinata a fare molto rumore.
Come si è arrivati alla sentenza?
Nel novembre 2014, alcuni assegnatari - difesi, appunto, da Fausto Corti - hanno presentato ricorso per chiedere al Tribunale venisse dichiarato che il Comune dell'Aquila ha diritto di ripetere, nei confronti dei ricorrenti, esclusivamente le somme anticipate per i consumi individuali da loro effettivamente compiuti. E, per effetto, di ordinare l'annullamento delle bollette emesse su base forfettaria e di rideterminare gli importi chiesti ai ricorrenti in misura corrispondente ai consumi da loro eseguiti. I ricorrenti, inoltre, avevano chiesto al Tribunale venisse dichiarato che il Comune non ha diritto a pretendere le somme relative alla fornitura di gas utilizzata per la quota pari al 50% dell'acqua calda sanitaria che avrebbe dovuto essere prodotta dai pannelli solari posti a servizio delle abitazioni e mai entrati in funzione.
Come noto, fino al voto di fiducia sul decreto 'Sblocca Italia', nel novembre 2014, che ha permesso il pagamento delle utenze secondo le superfici, il Comune dell'Aquila aveva addebitato le somme relative ai consumi di acqua sanitaria, riscaldamento ed elettricità sulla base di coefficienti che prendevano in considerazione i giorni di occupazione, la superficie totale degli alloggi e il coefficiente storico derivante da quanto già emesso nella precedente bolletta, pur essendo stati istallati nei singoli alloggi gli apparecchi di misurazione che avrebbero consentito una esatta rilevazione dei consumi per ogni famiglia. Non solo. Nei bollettini di pagamento, oltre a mancare una ripartizione tra i consumi di gas e riscaldamento, non erano specificati neppure i costi riferiti alle spese relative alle utenze condominiali che dovevano essere ripartiti secondo le tabelle millesimali e non addebitati forfettariamente.
Una metodologia di calcolo che è stata stroncata persino dal Difensore civico della Regione Abruzzo che, sollecitato da alcuni assegnatari, ha avuto modo di definirla "iniqua e contraria ai principi dell'ordinamento giuridico".
Una modalità illegale - aveva spiegato l'avvocato Corti, al momento del ricorso - "perché contraddice le norme di carattere generale oltre alla OPCM 39/45 che stabiliva, chiaramente, che gli assegnatari avrebbero dovuto pagare secondo i consumi individuali. Una specifica che, tra l'altro, è riportata anche nei contratti sottoscritti al momento dell'assegnazione".
Il ricorso degli assegnatari è stato respinto. Il giudice, però, ha riconosciuto il principio del pagamento delle utenze secondo i reali consumi.
Guai seri per l'amministrazione.