Il fabbisogno complessivo per la Ricostruzione del cratere sarà di 12 miliardi. Ad oggi, abbiamo una disponibilità di 1miliardo e 200milioni, spalmati fino al 2019, che saranno insufficienti per soddisfare le pratiche già giacenti (circa 5mila, sono dati forniti dal titolare dell’Ufficio speciale per la ricostruzione, Paolo Aielli) che richiederebbero almeno 100milioni in più. In altre parole, se il flusso finanziario fosse quello assicurato fino ad ora dal governo Letta, per la ricostruzione ci vorrebbero dai 60 ai 120 anni.
La denuncia è dell’Assemblea cittadina che, stamane, ha tenuto una conferenza stampa in piazza Duomo chiedendosi, tra l’altro, a cosa servirà la gigantesca macchina istruttoria messa in piedi dall’amministrazione tra “concorsone” e proroghe dei lavoratori a tempo determinato. Nel Comune dell’Aquila sembra siano stati presentati solo duecento aggregati che, visto il flusso finanziario attuale, troveranno risposta in circa sei anni con una necessità di istruttori molto più limitata.
“E’ necessario, a questo punto, fare un cronoprogramma più serio e puntuale a seconda delle effettive disponibilità”, ha sottolineato Antonio Perrotti. “E’ giusto che i cittadini sappiano se torneranno a casa domani o tra vent’anni”. Anche per evitare, così, l’urbanistica episodica e clientelare che si sta praticando a L’Aquila e in altri comuni del cratere: “il caso più emblematico è Colle Macchione” continua Perrotti “invece di progettare un organico parco territoriale attrezzato, come stabilito nel Piano regionale oramai tredici anni fa, l’amministrazione, eludendo la necessità di una variante esplicita e trasparente, sta tentando di sanare lottizzazioni di fatto e permettere occulti interventi ricettivi o pesanti strutture sportive in zona a rischio alluvione”.
Altra questione importante, il regolamento per le casette di legno costruite dopo il terremoto: “bisogna innanzitutto precisare che l’ordinanza OPCM 3753/2009 era finalizzata ad adottare tutte le misure urgenti per dare adeguata sistemazione ai terremotati in tende, alberghi, case requisite e poi Map e Piano Case”, chiarisce Perrotti, “invece l’amministrazione comunale ha voluto erroneamente aprire, con la Delibera 58/2009, alla transitoria soluzione delle episodiche 'casette a tempo'. L’ordinanza lex specialis, però, apre a soluzioni urgenti in deroga ma non certo a sistematiche varianti urbanistiche senza reali presupposti di urgenza e magari programmate, organiche e in costrasto con PAI e PRP”.
In effetti, la stessa Delibera 58 fissa il periodo di validità della norma emergenziale a 36 mesi e, con la delibera 145/2011, il Comune ha ridotto da un lato a 18 mesi il tempo concesso per il posizionamento dei manufatti e dall’altro, però, ha aperto alla conservazione degli stessi nelle zone che avevano destinazione edificatoria. “Risulta chiaro che la DIA (dichiarazione di inizio lavori) come semplice Comunicazione non può dare adito ad aspettative edilizio urbanistiche di Variante ex lege al Piano regolatore. Si può quindi concludere che l’amministrazione comunale non ha mai lasciato intravedere possibilità di consolidamento edilizio-urbanistico dei manufatti realizzati né li ha mai voluti trasformare in definitivi. Anzi, per cautelarsi, ha emanato specifiche diffide alla rimozione per tutti quelli ricadenti in zone alluvionali”.
Un pregiudiziale ragionamento, a sentire l’Assemblea cittadina, andrebbe fatto poi per tutte quelle situazioni in cui si configura a monte la volontà di arrivare a vere e proprie lottizzazioni di fatto attraverso la suddivisione in più lotti assegnati a famiglie magari sprovviste dei requisiti che potrebbero costituire gruppi di pressione per ottenere ‘varianti eccellenti’.
Ne consegue, a sentire Antonio Perrotti,
- che non sussiste un problema di sanatoria per altro a momento impraticabile;
- che ove gli interventi abbiano i presupposti formali e sostanziali di famiglie con case distrutte, i nuovi manufatti possano essere prorogati;
- che debba essere immediatamente perseguita la demolizione o delocalizzazione di quelli ricadenti in zone a rischio;
- che tutti gli altri residui possano essere conservati senza nessuna copertura formale e declinando ogni responsabilità su eventuali disservizi.
In conclusione, l’Assemblea cittadina ha rilanciato la protesta contro l’assurdo progetto del parcheggio commerciale di piazza Duomo, riproposto dal primo cittadino insieme a quello "Lorenzo Natali", e lanciato la provocazione di utilizzare i circa 300mila euro destinati al monumento di piazzale Paoli ("il bando è illegittimo", sottolinea Perrotti, "e non consente di fare una trasparente selezione") alla istituzione di un collegio tecnico-legale che svolga gratuitamente, ora e in futuro, il compito di controllo civico su tutte le omissioni ed elusioni in materia geosismica e urbanistica per una vera e concreta politica di prevenzione.