"Nella nostra città i servizi pubblici e sociali non brillano certo per la loro efficienza, anzi tutt'altro e i cittadini ogni giorno vedono che, a fronte delle tasse pagate, i servizi ricevuti sono pessimi. Ma un settore fa eccezione, quello degli asili nido, un vanto nazionale del nostro territorio. Merito delle operatrici e operatori che ci lavorano e, per una volta, dell'Amministrazione e dei dipendenti del comune. Ebbene anche questa eccellenza rischia concretamente di essere cancellata con la chiusura di due asili comunali su tre!".
Si legge in una nota del gruppo consiliare 'Appello per L'Aquila che vogliamo' che sottolinea come le motivazioni della chiusura siano davvero paradossali: "i soldi a disposizione ci sono, ma per il jobs act non è possibile prolungare i contratti alle maestre. E' incedente buttare cosi all'ortiche la riconosciuta professionalità e dedizione delle educatrici per norme sul lavoro assurde che dovrebbero invece valorizzare quel prezioso capitale umano formatosi negli anni".
Il rimedio, in attesa di sapere se arrivi qualche deroga dal governo, sarebbe quello di trasferire i bambini dei due asili chiusi nel Musp di Via Ficara. "Si, a oltre sei anni dal sisma succede l'incredibile: i bambini da asili 'veri', in muratura, vengono trasferiti in dei container! Ci si aspetterebbe logicamente il contrario", denuncia Aplcv. "L'Amministrazione deve fare del tutto per scongiurare questa situazione paradossale, salvare gli asili nido e soprattutto garantire ai nostri figli luoghi salubri dove trascorrere gran parte del loro tempo. La soluzione Musp prospettata sarebbe l'ammissione dell'ennesimo fallimento dell'Amministrazione cosi come lo è l'aumento delle tariffe per i servizi mensa. Provvedimento realmente scandaloso se si pensa che proprio per i costi maggiorati delle mense sono citati a giudizio dalla Corte dei conti per danno erariale il sindaco Cialente e l'allora assessora Pezzopane. Avrebbero riconosciuto alla Vivenda, ditta affidataria del servizio implicata in Mafia Capitale e con recente interdittiva antimafia, soldi non dovuti. Ma tanto a pagare sono sempre le famiglie".