Giovedì, 10 Settembre 2015 09:12

Mafie all'Aquila, la Dia: "Non c'è metodo efficiente per ricostruzione privata"

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A più di sei anni dal terremoto, le mafie all'Aquila e nel cratere abruzzese sono presenti più che mai. L'amara conferma arriva dal quadro delineato nella relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia (Dia) sulle infiltrazioni mafiose nella ricostruzione post-sisma. A renderlo noto è Marcello Ianni sulle pagine de Il Messaggero in edicola stamane.

"In Abruzzo operano personaggi legati a sodalizi criminali interessati alla ricostruzione post-terremoto, in investimenti di capitali illeciti nel settore turistico-alberghiero, nell'acquisto di immobili, in attività commerciali e traffici di stupefacenti, questi ultimi reperiti sul mercato napoletano, ma anche su traffici illeciti di rifiuti nei quali sono coinvolti imprenditori", si legge nella relazione, che viene redatta due volte l'anno dalla Dia.

Il problema più grande è rappresentato, come noto, dalla ricostruzione privata, dove gli strumenti normativi non sono sufficienti a garantire un controllo efficace contro le infiltrazioni: "E' stato previsto il finanziamento pubblico dell'edilizia privata che rende più complessi i controlli finalizzati ad evitare infiltrazioni delle organizzazioni criminali nella realizzazione delle opere", scrivono gli investigatori. La situazione non cambierà con l'entrata in vigore del Decreto enti locali, che ha stralciato tra gli emendamenti lo strumento delle white list delle "imprese pulite", e ha introdotto "l'autocertificazione" antimafia.

Quali sono le cosche più presenti nel cratere aquilano? Quelle che hanno trovato solidi "appoggi" nella classe imprenditoriale e politica locale: alcune famiglie della 'ndrangheta calabrese e di Cosa nostra - in particolare quella proveniente dall'area di Gela - ma soprattutto il clan dei Casalesi campani.

Oltre alle 37 interdittive antimafia inviate dalla Prefettura dell'Aquila nel marzo scorso [leggi l'articolo], nell'ultimo semestre la Dia ha provveduto a inviare altre cinque interdittive, "tre delle quali nei confronti di imprese impegnate nella ricostruzione pubblica e due in quella privata", scrive Ianni.

"La ricostruzione privata – si legge nella relazione - non prevede un metodo efficiente attraverso il quale la pubblica amministrazione possa imporre al privato appaltatore di indicare in anticipo la quota dei lavori che intende dare in subappalto, né di individuare le imprese subappaltatrici, e non contempla forme sanzionatorie o di efficace recupero del denaro pubblico nel momento in cui si accerti che l'appalto è stato eseguito in maniera difforme da quanto pattuito nell’affidamento, senza scrupoli che potrebbero rappresentare un'efficace testa di ponte per i gruppi camorristici".

In altre parole, lo Stato non riesce ad arginare attraverso le sue leggi l'insediamento delle mafie nella ricostruzione del cratere abruzzese. (m. fo.)

 

Le reazioni

Pezzopane: "Più antimafia nella ricostruzione privata"

"Nella relazione semestrale sul post sisma in Abruzzo la Direzione investigativa antimafia denuncia oggi, in modo chiaro, che le misure antimafia sono inadeguate ad impedire infiltrazioni criminali nella ricostruzione privata. La relazione riguarda il secondo semestre del 2014, sottoposto quindi alla vecchia normativa. Nel decreto enti locali abbiamo inserito nuove ed efficaci norme antimafia. Sul punto, molto è stato fatto con questo provvedimento, ma molto ancora si può e si deve fare, a partire dall'introduzione delle white list, degli albi reputazionali e delle minigare. E' necessario, vista l'entità della ricostruzione post terremoto nella nostra Regione, inserire ulteriori controlli e regole nel settore privato, così come avevo proposto con il mio pacchetto degli emendamenti".

Lo dice la senatrice del Pd Stefania Pezzopane.

"Con il decreto enti locali - spiega ancora Pezzopane - grazie ai miei emendamenti sono state inserite molte misure antimafia per la ricostruzione privata: sono stati intensificati i controlli, è stata ridotta la quota di subappalti, sono stati introdotti l'incompatibilità tra direttore dei lavori e impresa appaltatrice e l'obbligo dell'attestazione SOA per le aziende, prevista per gli appalti pubblici e dell'autocertificazione antimafia ed altre importanti forme di controllo. Non sono passate le mie proposte in merito alla necessità di imporre white list di imprese certificate e gli albi reputazionali dei professionisti, fondamentali per aumentare il controllo preventivo dello Stato. Nella ricostruzione privata va aumentata l'efficienza antimafia, utilizzando il più possibile procedure rigorose, anche ricorrendo alle cosiddette 'minigare' come ho proposto nel mio disegno di legge sulla ricostruzione e con gli emendamenti. Io non mollo - conclude la senatrice democrat - e per questo riproporrò il contenuto di quegli emendamenti in prossimi provvedimenti in discussione al Senato".

Ultima modifica il Giovedì, 10 Settembre 2015 12:36

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