E dunque, fu soltanto Bernardo De Bernardinis a 'rassicurare' gli aquilani. Fu il vice capo della Protezione civile, l'unico non scienziato tra gli scienziati imputati nel processo più discusso e controverso del post terremoto, a sbagliare, a far abbassare il livello di guardia e attenzione di alcuni cittadini che, ascoltate le sue dichiarazioni rilasciate alla stampa, modificarono le loro abitudini e, la notte del 6 aprile, restarono in casa, nonostante le forti scosse che precedettero quella delle 3e32.
"Più scosse ci sono, meglio è, significa che sta rilasciando energia", disse il vice capo della Protezione civile già prima della riunione. E allora, beviamo un buon bicchiere di Montepulciano doc, scherzò con il giornalista Gianfranco Colacito. Peccato che l'affermazione non avesse alcun fondamento scientifico: non c'è alcuna correlazione infatti - positiva o negativa - tra la distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi. Peccato che il braccio destro di Guido Bertolaso non corresse mai il tiro, neppure dopo la riunione degli esperti. Degli esperti si, non della Commissione Grandi Rischi come è stato ribadito in Cassazione.
A L'Aquila, il 31 marzo 2009, a cinque giorni dal terremoto, arrivarono i massimi esperti di terremoti, in Italia. Sedettero intorno ad un tavolo, analizzarono lo sciame sismico in corso per una quarantina di minuti, andarono via. Senza neppure redigere un verbale: venne firmato il pomeriggio del 6 aprile, infatti, a città già distrutta. “I forti terremoti in Abruzzo hanno periodi di ritorno molto lunghi. Improbabile che ci sia a breve una scossa come quella del 1703, pur se non si può escludere in maniera assoluta”, si legge nel verbale postumo. “Non c’è nessun motivo per cui si possa dire che una sequenza di scosse di bassa magnitudo possa essere considerata precursore di un forte evento”. Ma questo, gli aquilani lo seppero dopo. Si, dopo il terremoto delle 3e32.
A margine della riunione degli esperti, parlò soltanto De Bernardinis, in totale autonomia rispetto agli altri scienziati evidentemente, vittime del tutto inconsapevoli - a questo punto della storia, pronunciata la sentenza definitiva - di una sorta di raggiro architettato dalla Protezione civile. Ed è lui soltanto, a pagare.
Anche la Corte di Cassazione, così come l'assise d'Appello, ha riconosciuto che da uno degli esperti - il meno esperto tra gli esperti, ma tant'è - giunse alla popolazione una rassicurazione circa la presunta non pericolosità sismica della situazione in atto, e che questa ha avuto un esito disastroso nel persuadere parte della popolazione a non uscire dalle abitazioni.
Eppure, le parole pronunciate da De Bernardinis erano già state di Guido Bertolaso e furono poi riportate da Franco Barberi all'attenzione dei sei 'scienziati', nel corso della riunione: "Ho sentito il capo della Protezione Civile dichiarare alla stampa, anche se non è un geofisico, che quando ci sono frequenze sismiche frequenti si scarica energia e ci sono più probabilità che la scossa non avvenga". Nessuno reagì, però, ad una vera e propria 'bestialità scientifica'. Anzi, a leggere gli atti, Mauro Dolce, Enzo Boschi e Giulio Selvaggi dissero di "non ricordare" affatto quelle parole. Non sanno, non ricordano.
Sta di fatto che, dopo la riunione, De Bernardinis andò a riferire in conferenza stampa che non ci si aspettava una crescita della magnitudo, senza che nessuno dei tre scienziati che avevano partecipato alla riunione, presenti lì con lui, in quel momento, obiettò alcunché. E quindi, ci si chiede da 6 anni e mezzo: che cosa vennero a fare, a L'Aquila, gli esperti di terremoti? Perché si riunirono in città, il 31 marzo? Perché non smentirono la 'bestialità' scientifica che avevano sentito da de Bernardinis e, prima, da Bertolaso? Perché non smentirono il vice capo della Protezione civile, dopo la riunione? Perché non firmarono alcun verbale?
A queste domande, non avremo mai risposta. A meno di non prendere per buone le parole di Guido Bertolaso. "Farò venire a L'Aquila i massimi esperti di terremoto e loro diranno che è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano cento scosse di 4 scala Richter piuttosto che il silenzio perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male. Hai capito?", dice Bertolaso a Daniela Stati, assessora di Regione Abruzzo alla Protezione civile, al telefono.
Era il 30 marzo. "Ora parla con De Bernardinis , decidete dove fare questa riunione domani. Poi fatelo sapere che ci sarà questa riunione che non è perché siamo spaventati o preoccupati ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente e invece che parlare io e te facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia. Io non vengo - prosegue Bertolaso -. Li faccio venire da te a L'Aquila, o da te o in prefettura, decidete voi a me non frega niente, di modo che è più un'operazione mediatica. Hai capito?".
Un'operazione mediatica. Ecco, il senso della riunione degli esperti. I sei 'scienziati' riuniti a L'Aquila - Franco Barberi, all’epoca presidente vicario della Commissione grandi rischi, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio sismico di Protezione civile - si prestarono ad una operazione mediatica, inconsapevolmente stando al pronunciamento dei giudici.
Per questo, non hanno commesso illeciti penali: per la legge italiana, in nome del popolo italiano, non hanno commesso reati, assolti da ogni accusa.
Eppure, resteranno per sempre coinvolti in una drammatica operazione mediatica che ebbe un solo obiettivo: tranquillizzare gli aquilani. Fu De Bernardinis a cambiare le 'carte in tavola', a rilasciare dichiarazioni troppo nette, a rassicurare a parole, chiaramente, non solo - dunque - partecipando alla riunione, i cittadini spaventati dallo sciame sismico. Se fu lui, però, il colpevole, se fu lui a organizzare la riunione, se fu lui a rassicurare, si complica, almeno a ragionare logicamente, la posizione di Guido Bertolaso, il suo capo, che gli affidò l'organizzazione della riunione, che volle anzi la riunione con un obiettivo chiarissimo: tranquillizzare gli aquilani. De Bernardinis lo fece, ubbidì al volere del capo della Protezione civile.
Sarà davvero l'unico a pagare?