"Bello è qualcosa che si vive, non che si vede. E' una architettura che si percorre, che si usa, altrimenti non ha significato. Un monumento può essere restaurato com'era e dov'era, pensando necessariamente peraltro al tema del riuso, ma pensare ad una città com'era e dov'era è assurdo "
Quste le parole di Massimo Cacciari intervenuto all'Aquila, nella chiesa di San Giuseppe Artigiano (San Biagio), al convegno 'Recuperiamo la Bellezza - L'Aquila modello di rinascita, tra identità storica e futuro', davanti ad una folta platea. Gli aquilani, infatti, hanno risposto all'iniziativa organizzata dalla società One group, e in molti si sono radunati nella splendida cornice della Chiesa restaurata per ascoltare. Assente il Ministro dei Beni culturali Massimo Bray, affianco al filosofo veneziano, tra gli altri, c'era l'Assessore alla ricostruzione del Comune dell'Aquila Pietro Di Stefano, il consigliere di amministrazione Rai, Rodolfo De Laurentiis, il giornalista Angelo De Nicola e la presidente della One group Francesca Pompa.
"Bisogna ricordare la città che c'era - ha continuato Cacciari - ma la memoria deve essere attiva perché serve al futuro. Voler conservare tutto com'era dov'era, vuol dire non conservare niente. La memoria è immaginativa. Ricordo L'Aquila e, nel momento che la ricordo e la amo, immagino come sarà e cerco di ricostruirla. Solo sulla base di questa idea - spiega Cacciari - posso promuovere un'idea di ricostruzione che parta dei cittadini. La civitas infatti è fatta dai cives, questa è la nostra cultura. Sono i cittadini con la loro vita a fare le città".
Per il filosofo veneziano più che di bello da contemplare "le nostre città sono conflitto e contraddizione. Di fronte al palazzo gotico, accadeva che il mio avversario politico costruiva quello romano".
Per Cacciari bisogna dire sì all' iniziativa privata, dal basso: "I soggetti attuatori devono essere diversi ma tanti soldi vanno dati ai privati. Il pubblico serve a concertare non a erigersi come direzione burocratica, altrimenti si blocca l'iniziativa dei cittadini mentre è solo da questa che nasce la città".
L'ex Sindaco di Venezia poi, sposa l'idea, già contemplata dall'Amministrazione, di ripartire dal cosiddetto asse centrale: "Penso sia possibile iniziare a riattivare il Corso e inserire delle attività commerciali. I Centro storici hanno oramai carattere turistico, commerciale, culturale, di ricerca universitaria. Questa è la loro vocazione, certo diversa da quella di secoli fa".
Seduto tra le autorità, ha preso la parola anche il Vescovo Petrocchi: "Le pietre parlano e questo grande patrimonio aquilano non è afono, grida e si può ascoltare. Quando si parla della bellezza dell'Aquila bisogna usare il verbo al presente: L'Aquila non era bella è bella" ha esclamato tra gli applausi il nuovo vescovo con una verve molto differente dal suo predecessore.
"E' una bellezza - ha proseguito il Vescovo - che richiede attenzione. L'impresa di ridare all'Aquila la sua dignità estetica e culturale richiede la collaborazione di tutti. Noi Chiesa ci siamo e collaboreremo con ogni possibile apertura".