Lo stress del sisma sul feto ha mutato il fisiologico rapporto numerico di nascite tra sessi (in genere favorevole ai maschi), producendo una riduzione di ‘fiocchi azzurri’ già dopo 9 mesi dalla tragedia, per tornare gradualmente alla normalità negli anni successivi.
E’ il risultato di uno studio, pubblicato di recente dalla prestigiosa rivista scientifica internazionale ‘The scientific world journal’, condotto dal reparto di ginecologia e ostetricia dell’ospedale di L’Aquila, diretto dal prof. Gaspare Carta. Un risultato di notevole interesse scientifico, raggiunto dopo alcuni anni di ricerca e corredato di minuziose analisi e rigorosi riscontri statistici. L’indagine è ‘firmata’ dallo stesso Carta e dalla prof.ssa Angela D’Alfonso che, all’interno di Ginecologia, dirige il Pelvic center, servizio unico in Abruzzo per la cura di malattie uro-genitali femminili all’ospedale San Salvatore.
La ‘scoperta’ è rilevante non per la portata numerica (la diminuzione dei fiocchi azzurri è lieve) ma per la certezza a cui giunge: lo stress del sisma si ripercuote molto più sul feto ‘maschio’. Sulle conclusioni dell’analisi, portata a termine dai due specialisti del San Salvatore, si sono accesi da subito i ‘fari’ della comunità scientifica internazionale poiché lo studio si inserisce nel solco di analoghe e complesse investigazioni, compiute su eventi catastrofici come il sisma del 1995 a Kobe, in Giappone, e sull’11 settembre.
La ricerca compiuta da Ginecologia è stata attuata comparando i dati dei parti prima e dopo il sisma (spingendosi fino al 2012). E’ stato accertato che il rapporto numerico tra i sessi (la sex ratio) - che per la specie umana è alla nascita lievemente favorevole ai maschi nella misura dell’1,5% - si è ridotto a un terzo (0,62) e questo già a distanza di nove mesi dalla tragedia del 2009. "Tutto ciò - affermano Carta e D’Alfonso "perché gli eventi stressanti hanno un effetto negativo sulla gravidanza e tendono a colpire soprattutto la progenie maschile. L’approfondimento, negli anni successivi, ha fatto emergere che la sex ratio tornava ai valori consueti man mano che si ci allontanava dalla data del sisma".
Esaminando analiticamente questo fenomeno post- terremoto, Carta e D’Alfonso hanno colto inoltre un cambiamento cruciale nella pratica della sessualità femminile, adottato per esorcizzare l’angoscia dell’evento tellurico e superarla. Infatti, sul campione di popolazione preso in esame, il 72.59% delle donne interpellate ha riferito di aver deciso, nei giorni successivi al sisma, di interrompere i metodi contraccettivi precedentemente adottati. Le donne hanno spiegato tale atteggiamento con un forte, sopraggiunto desiderio di maternità confermato, dati alla mano, dal crescente incremento di natalità registrato dopo la scossa: 874 nati nel 2010, 1.010 nell’anno successivo e 1.042 nel 2012. "E’ facilmente intuibile - commentano gli autori della ricerca - che la pianificazione della gravidanza è diventa una strategia per superare lo stress. Insomma, era necessario investire in progetti futuri e reinterpretare positivamente l’evento negativo per accettare e metabolizzare il trauma".