Lunedì, 30 Maggio 2016 00:18

Porta Barete, torna in Commissione l'accordo di programma

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Progetto unitario Santa Croce - Porta Barete, se ne discuterà nel pomeriggio in Commissione territorio.

La seduta consiliare, infatti, fissata per le 15:30 dello scorso giovedì dal presidente Enrico Perilli, con, all'ordine del giorno, la discussione sull'accordo di programma sottoscritto tra Comune dell'Aquila, Provincia e Ater è stata rimandata ad oggi pomeriggio, per dare modo ai consiglieri di approfondire le 50 pagine di contro-deduzioni prodotte dal 'Coordinamento Santa Croce'.

Cosa prevede l'accordo di programma? Ne abbiamo scritto qualche giorno fa: a dirla in breve [puoi leggere qui l'accordo] dei cinque edifici che insistevano nel quartiere di Santa Croce ne verranno ricostruiti soltanto tre, più a monte e non in situ, per la scelta di alcuni proprietari di accettare l'acquisto equivalente. Al posto dei palazzi, verranno realizzati parcheggi e aree verdi a ridosso delle mura urbiche. Non solo. L'area di Villa Gioia verrà 'ripensata' e, lì, dov'era l'ex istituto magistrale, verrà 'dislocato' il condominio che, fino al 6 aprile 2009, sorgeva al civico 207 di via Roma. I proprietari dovranno accettare il trasferimento o, eventualmente, esercitare il diritto di permuta o la possibilità dell'acquisto equivalente, in via eccezionale, e anche per le prime case.

L'accordo di programma è stato reso possibile da un inquadramento normativo "inserito nella così detta Legge Barca" per intaccare la filosofia del "com'era e dov'era" insita nel Piano di Ricostruzione. E 'risponde', così, al vincolo apposto dalla Soprintendenza per la tutela dei ritrovamenti archeologici in zona Porta Barete.

Come detto, il 'Coordinamento Santa Croce' ha presentato 50 pagine di controdeduzioni che verranno discusse, in Commissione, dai Consiglieri comunali. La sensazione, però, è che si arriverà - senz'altri indugi - all'approvazione dell'accordo di programma, considerato che il documento dovrà essere ratificato dal Consiglio comunale entro il prossimo 16 giugno, pena la decadenza dell'accordo stesso.

In particolare, il 'Coordinamento' ha inteso denunciare che il Piano unitario del Comune - che comprendeva tutti gli edifici dell'area - ha subito, "come per magia", un cambiamento che, stando agli abitanti del civico 207, avrebbe creato un sub quartiere di serie B - le case a ridosso delle mura - e un sub quartiere di serie A, le case situate verso l'interno, addossate alla Chiesa. "Come mai due condomini (di serie A), ai civici 6 e 8 di via Santa Croce, inclusi nel 'Piano strategico' sono stati, invece, 'strategicamente' esclusi da un nuovo piano, appena avviato, e lasciati ricostruire indisturbati, mentre gli edifici fronteggianti (serie B) vengono ancora bloccati?". Tra l'altro, i due edifici "saranno riedificati sui resti, orami ricoperti, delle originarie mura urbiche e dell'antico convento, e addossate alla Chiesa di Santa Croce.

Non solo. "Come mai il Comune dell’Aquila ricostruisce per sé, sui preziosi reperti, ben tre appartamenti (che diventeranno, incredibile ma vero, di proprietà comunale) anziché 'diradare' come richiesto nel piano?", si sono chiesti gli abitanti del condominio che dovrebbe essere dislocato, come detto, a Villa Gioia.

Alle domande dei residenti, nei giorni scorsi, ha provato a dare risposta la Soprintendenza unica del cratere, rivendicando l'attività di controllo e vigilanza esercitata "in tutti i cantieri", compresi quelli delle palazzine di via Santa Croce 6 e 8. Cosa è emerso? "Al termine delle indagini, sono emerse strutture pertinenti alle sole fondazioni, senza alcuna traccia degli elevati, distrutti da tempo a seguito delle modifiche intervenute e della costruzione della palazzina. Pertanto, effettuata una accurata documentazione scientifica dei ritrovamenti, il progetto di ricostruzione della palazzina è stato oggetto di variante, secondo le prescrizioni fornite dalla Soprintendenza, in modo da non interferire con le preesistenze, assicurandone la conservazione".

La particolarità del caso della palazzina di via Roma 207, invece - ha ribadito la Soprintendenza - "risiede nella esistenza, in quell'area, di un provvedimento di tutela indiretta emanato nel 2014 a seguito delle indagini effettuate dalla Direzione Regionale per la tutela delle preesistenze archeologiche e monumentali relative alla porta principale di accesso alla città, in considerazione della posizione all’interno del contesto del sistema difensivo di Porta Barete, laddove l’indagine ha rivelato e documentato una consistenza delle murature e della stessa cinta muraria cittadina, con i resti della piazza ivi preesistente almeno dal 1700, che delinea un diverso assetto del sito prima delle trasformazioni ottocentesche e novecentesche".

Per questo motivo, l'adiacente porzione del 'sistema difensivo della città dell’Aquila costituito da mura, torri e porte' di proprietà comunale è stata sottoposta a tutela con due distinti provvedimenti emanati dalla Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell’Abruzzo nell'agosto 2015, che ne hanno dichiarato l’interesse culturale (così come già fatto, con ulteriori provvedimenti, per altre parti della cinta muraria) e dettato prescrizioni di tutela indiretta prevedendo una fascia libera e non occupabile all'esterno e all'interno del lotto".

Come è noto, i provvedimenti sono stati oggetto di immediati ricorsi da parte dei condòmini, sia al TAR Abruzzo che al MIBACT. "Il TAR si è espresso nel novembre 2015 respingendo la richiesta di sospensiva, ritenendo “il pregiudizio lamentato da parte ricorrente ..... recessivo rispetto all’interesse pubblico tutelato dalla verifica dell’importante interesse culturale del bene immobile in esame e della conseguente previsione di prescrizioni di tutela indiretta”. Il ricorso amministrativo è stato respinto dalla Direzione Generale competente (DG BEAP) del MiBACT, acquisito il parere dei Comitati Tecnico-Scientifici per le Belle Arti e per il Paesaggio, nel febbraio 2016. "Si tratta quindi non solo di rinvenimento di preesistenze archeologiche dal sottosuolo ma anche, e soprattutto, della messa in luce di una nuova e diversa consistenza di un sistema monumentale - peraltro oggetto di recenti interventi di recupero, restauro e valorizzazione con ingente impegno di fondi pubblici - che il MIBACT hanno ritenuto di dover tutelare con provvedimenti specifici, approvati e riconfermati da diversi e distinti uffici e organismi ministeriali. Tra questi, la Direzione regionale, la Commissione regionale (organo collegiale), la Direzione generale BEAP e i Comitati tecnico scientifici congiunti (massimo organo consultivo tecnico-scientifico della Direzione)".

Dunque - ha ribadito la Soprintendeza - per quanto riguarda il cantiere di S. Croce, nessun reperto romano distrutto (ma accertamento e conservazione dei resti delle tracce fondali di murature), nessuna "perdita di memoria" ma anzi attento studio e documentazione del contesto riemerso, "nessuna diversità da altri casi analoghi verificatisi in città e fuori. In merito alla palazzina di via Roma 207, esiste invece un sistema di tutela fondato su atti - provvedimenti, decreti e valutazioni tecnico scientifiche e giuridiche - dai quali non si può prescindere nell'azione amministrativa e sui quali nessun potere di deroga ha, né può avere, la Soprintendenza, che si è finora mossa nel massimo rispetto delle norme vigenti".

Spiegazioni che non hanno convinto affatto i residenti. Ed è stato ribadito nelle memorie presentate in Commissione. Il 'Coordinamento' ha voluto precisare che "neppure il condominio di Via Roma 207 risultava vincolato, tanto che aveva regolarmente avviato la legittima ricostruzione, sino a quando, appunto, le Soprintendenze non si sono attivate per apporre uno specifico vincolo". Pertanto - hanno ribadito i proprietari - "dire che “la particolarità del caso della palazzina di Via Roma 207 risiede nell’esistenza di un provvedimento di tutela indiretta emanato nel 2014”, e che le situazioni sono “diverse” perché in un caso c’è il vincolo e nell’altro no, si può facilmente risolvere: basta metterlo, il vincolo, e ci sarà anche lì. Se si vuole si può. Anzi si deve, visto che al momento risulta tutelata l’intera cinta muraria ad eccezione proprio di quel tratto appena venuto alla luce".

E' stato chiesto, dunque, un sopralluogo al ministro Dario Franceschini, e l'invito è stato esteso anche ai Consiglieri comunali. "Aspettiamo siano avviate tutte le opportune verifiche fino ad arrivare alla tutela vincolistica anche di quel tratto venuto alla luce, in analogia a quanto fatto per i restanti tratti di cinta muraria. Che si tratti di “fondazioni” ha scarsa rilevanza: sono murature ben evidenti ed imponenti; per la restante cinta muraria sono stati tutelati persino “gli spazi liberi adiacenti” alle mura, con “annessi e connessi” (e una muratura fondale sarà ben di più di un “annesso e connesso”). Ma soprattutto, nei Decreti di vincolo per le mura dell’Aquila vengono tutelati “i manufatti conservati in tutto o in parte” (quando si tratta di cinta muraria non ci si fa mancar'Coordinamento Santa Croce'.

Tra l'altro, il 18 maggio scorso è emersa anche una torre quadrangolare e, alla luce dei recenti ritrovamenti, sembrerebbe proprio cambiare la “geografia” di quel tratto di cinta muraria e di tutta l’area di Santa Croce. "E' chiaro: carte alla mano, le mura su Via Vicentini sono le “mura d’orti” descritte nei documenti antichi, i 5 condomini di Via S. Croce per i quali il Comune dell’Aquila sta predisponendo un Piano di recupero Urbano (con riduzione a 3 soli edifici e blocco per anni della sacrosanta ricostruzione) sono invece edificati negli orti, appunto, e sono esterni alla cinta muraria. I due condomini di Via S. Croce 6 e 8 risultano invece “intramoenia” e pertanto il Comune dell’Aquila non potrà non dover rivedere la loro ricostruzione alla luce dei ritrovamenti ed alla luce del Progetto Strategico inserito nel Piano di ricostruzione. Ed alla luce di un’equità di comportamento nei confronti dei cittadini". In effetti, il tratto riscoperto - oltre ad essere adiacente alla chiesa - sorge in continuità con la posizione presunta di porta barete che, come è noto, "non esiste più, ma che era situata, come risulta dalle mappe, tra la Chiesa e la pizzeria, in continuità appunto con il tratto di mura appena venuto alla luce. Tutto questo era ben noto a chi ha seguito la vicenda".

Se ne parlerà nel pomeriggio, come detto, in Commissione territorio, convocata per le 15:30.

Ultima modifica il Lunedì, 30 Maggio 2016 08:51

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