Sono stati recentemente pubblicati sulla prestigiosa rivista International Journal of Epidemiology, tra le principali al mondo nel campo dell'epidemiologia, i risultati di un ampio studio che ha visto in prima linea alcune università, e tra le altre l'Univaq, teso a valutare gli effetti dei terremoti sulla salute a lungo termine.
E' la prima volta che uno studio scientifico indaga questa tematica in maniera analitica considerando le sue implicazioni a medio e lungo termine; fino ad oggi, infatti, gran parte degli studi epidemiologici sugli effetti dei terremoti si erano concentrati sulla valutazione delle conseguenze immediate dell’evento (da poche ore a pochi giorni): è stato meno studiato, invece, l’impatto dei terremoti in una fase più differita (mesi o anni), durante la quale carenze fisiche (ad esempio, la ridotta disponibilità di farmaci) e psicologiche (ad esempio, lo stress legato all’esperienza traumatica appena vissuta e allo sradicamento dal proprio territorio) possono aumentare il carico di malattia.
Ebbene, il gruppo di ricercatori del CRIMEDIM e del Dipartimento di Medicina traslazionale dell’Università del Piemonte Orientale, sotto l’egida dell’Associazione Italiana di Epidemiologia e in collaborazione con l’Agenzia Sanitaria dell’Emilia-Romagna e l’Università dell’Aquila, ha condotto un lavoro per sintetizzare in modo sistematico i risultati degli studi sugli effetti a medio e lungo termine dei terremoti.
La ricerca ha analizzato 52 studi osservazionali condotti in paesi ad alto reddito negli ultimi 30 anni, e ha sintetizzato i dati di oltre 82mila persone, 25mila nell'aquilano.
È emerso un aumento dei tassi di mortalità per tutte le cause (+2%), infarto miocardico (+36%) e ictus (+37%) e maggiori livelli medi di emoglobina glicata (+0.16%) rispetto alle persone non esposte a terremoti. Al contrario, non sono stati rilevati effetti del terremoto in termini di pressione sanguigna, indice di massa corporea e biomarcatori lipidici. "La sorveglianza dello stato di salute in una popolazione esposta a un terremoto o più in generale a un disastro naturale – spiegano i medici Alba Ripoll Gallardo ed Elias Allara, tra gli autori principali dello studio – è essenziale per identificare i problemi prioritari di salute e gli eventuali gruppi vulnerabili di popolazione. Questi principi sono sanciti dal Quadro di Riferimento di Sendai sostenuto dalle Nazioni Unite per la Riduzione del Rischio di Disastri, ma c’è ancora tanto lavoro da fare".
Ora la sfida sarà ridurre l’impatto dei terremoti futuri sulla salute. "Auspichiamo – chiariscono i professori Francesco della Corte e Fabrizio Faggiano – che i risultati emersi da questo studio sollecitino l'istituzione di sistemi di monitoraggio epidemiologico post-terremoto. Visto l’alto rischio sismico del nostro Paese, c’è urgente necessità di sistemi che riducano la mortalità evitabile legata ai terremoti".