Venerdì, 05 Aprile 2019 11:25

Cgil, Cisl e Uil per L'Aquila: 1.8 milioni per un Centro di formazione e ricerca

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“Territori aperti: territori, lavoro e conoscenza”.

E' questo il titolo dell'evento che si è tenuto stamane all’Aquila, presso l'auditorium del Parco, ed al quale sono intervenute le segreterie generali di Cgil, Cisl Uil: in platea Maurizio Landini, Carmelo Barbagallo e rappresentati nazionali della Cisl, data l'improssiva indisponibilità di Annamaria Furlan.

Una giornata dedicata alla memoria e al ricordo ma anche alla presentazione dei progetti e delle iniziative che i sindacati hanno messo in campo (e per i quali hanno raccolto fondi cospicui grazie alla generosità dei lavoratori di tutta Italia) per aiutare il rilancio economico ed occupazionale dei territori colpiti dai terremoti.

Stamane, in particolare, sono stati illustrati i progetti nati grazie al “Fondo territori lavoro e conoscenza” che Cgil, Cisl, Uil hanno promosso in collaborazione con il Comune e l'Università dell'Aquila. Un gesto concreto quello delle tre organizzazioni sindacali che hanno raccolto 1.8milioni di euro grazie al contributo delle lavoratrici, dei lavoratori e dei pensionati con i quali sarà realizzato un Centro di documentazione, formazione e ricerca sulle calamità naturali, partendo proprio dall’esperienza del territorio e della ricostruzione de L’Aquila.

Alla manifestazione hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi, la rettrice dell’università dell’Aquila Paola Inverardi, il responsabile delle risorse umane della Thales Alenia Space Riccardo Podda, Davide Martina, responsabile servizio Helpdesk progetto “Territori aperti”, Claudio Pettinari, rettore dell’università di Camerino, Giovannino Anastasio, sindaco di Pizzoli, la deputata Stefania Pezzopane, l'ex presidente vicario di Regione Abruzzo Giovanni Lolli

Il progetto: "Territori aperti. Dati, conoscenze e lavoro per il progresso delle aree colpite da calamità naturali"

Il terremoto del 6 aprile 2009 ha colpito duramente la città dell’Aquila e un numero rilevante di centri minori dell’Abruzzo interno, provocando 309 vittime e danni gravi al patrimonio urbano e alle attività economiche e sociali. Altri terremoti hanno colpito più recentemente l’Italia centrale, causando perdite molto pesanti di vite umane e notevoli danni. Il processo di ricostruzione, faticosamente iniziato, richiede ancora tempi lunghi e risorse molto ingenti. Al tempo stesso, i cantieri della ricostruzione materiale e immateriale del “cratere sismico” costituiscono un’opportunità straordinaria di valorizzazione delle energie imprenditoriali, culturali e sociali presenti nella comunità locale, o attratte dall’esterno.

La sfida è talmente impegnativa da richiedere una mobilitazione integrale delle competenze scientifiche e tecnologiche disponibili nel “sistema locale di innovazione”, costituito dai centri di ricerca, dalla comunità imprenditoriale, dalle istituzioni e dalle associazioni di cittadini. E occorre andare oltre i confini del sistema locale, valorizzando i rapporti con i centri di competenza esistenti in altre parti del territorio italiano e all’estero.

Lo strumento operativo per affrontare questa sfida è il progetto “Territori Aperti”, nato da un’idea condivisa tra il Comune e l’Università dell’Aquila e attivato grazie a un finanziamento del Fondo Territori Lavoro e Conoscenza, costituito con una sottoscrizione tra i lavoratori iscritti a CGIL, CISL e UIL.

Si tratta di un Centro interdisciplinare di documentazione, formazione e ricerca, che si porrà come nodo promotore di una rete internazionale di competenze su tutti gli aspetti della prevenzione e della gestione dei disastri naturali, nonché dei processi di ricostruzione e sviluppo delle aree colpite.

La denominazione di “Territori Aperti” intende sottolineare l’idea che le sue attività siano basate sulla collaborazione con altri sistemi territoriali esposti ai rischi delle calamità naturali, a livello nazionale e internazionale, in uno spirito di condivisione sociale dei dati, dei metodi analitici e delle competenze generate dal progetto, secondo l’approccio della Open Science e della partecipazione informata dei cittadini alle scelte politiche.

Il centro si baserà sulle competenze disponibili nell’Ateneo e nel Comune dell’Aquila, integrate da nuove figure reclutate con bandi per borse e assegni di ricerca, per posti da ricercatore a tempo determinato e contratti di collaborazione. L’inserimento del centro in una rete internazionale e la creazione di comunità interessate alle sue attività porranno le basi per la sua sostenibilità futura.

Le attività del centro si articoleranno su tre moduli:

  • Un sistema informativo integrato aperto alla condivisione sociale. Si tratta in primo luogo di costruire un sistema organico di raccolta e condivisione sociale del materiale informativo (dati, informazioni qualitative e documenti) ritenuto utile per gli obiettivi del progetto. A questo scopo saranno applicate le tecnologie più avanzate di gestione, analisi e uso sociale dei dati, a cui si avrà accesso grazie alla collaborazione del Centro con i nodi del progetto europeo SoBigData (http://www.sobigdata.eu/). Ciò consentirà di mettere a disposizione dei cittadini, delle imprese, delle organizzazioni sociali e delle istituzioni il patrimonio di dati e informazioni sui disastri naturali e sui processi di ricostruzione, attualmente disperso tra fonti diverse e spesso sotto-utilizzate. Le tecnologie di analisi dei dati usate nel progetto consentiranno l’attivazione di comunità di utenti, che potranno in questo modo migliorare le proprie conoscenze e partecipare più efficacemente alle scelte politiche. In questa prospettiva, il Centro intende anche promuovere un accordo con l’Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) e la Regione Abruzzo, per dar vita a una rete tra i piccoli Comuni più esposti al rischio di calamità naturali (o più in generale caratterizzati da fragilità economiche e sociali);
  • Attività di formazione e comunicazione. Il progetto prevede un intenso programma di attività di formazione, che si svilupperanno dopo l’avvio della costruzione del sistema informativo integrato. In particolare, sarà attivato un Master destinato a dipendenti di amministrazioni di Comuni di aree interne, laureati e dottorandi sul management tecnico-amministrativo post-catastrofe nell’ambito degli enti locali. Le attività di formazione saranno integrate con iniziative di comunicazione, volte a diffondere le competenze generate dal Centro tra le comunità locali interessate, in Italia e all’estero;
  • Ricerca: una rete internazionale di competenze sullo sviluppo dei territori colpiti dalle calamità naturali La terza linea del progetto punterà a concentrare in un centro specializzato le competenze di ricerca disponibili localmente sui diversi aspetti delle calamità naturali, in modo da raggiungere la “massa critica” di risorse cognitive necessaria per valorizzare i rapporti di rete con gli altri centri italiani e stranieri attivi sugli stessi temi. Le attività di ricerca del Centro faranno un uso intensivo dei dati e delle elaborazioni rese disponibili dal sistema informativo integrato, sviluppato nel primo modulo del progetto, avvalendosi dei più recenti metodi di Applied Data Science.

L'intervista al segretario generale Cgil, Maurizio Landini

"In questi anni, alcune cose sono sicuramente state fatte ma ci sono ritardi consistenti".

Parole di Maurizio Landini, giunto all'Auditorium del Parco dopo aver visitato con le segreterie nazionali di Cisl e Uil lo stabilimento Thales Alenia Space. "L'esperienza di Thales dimostra che se non ci si limita al contingente ma si pensa al Paese tra dieci anni, si ragiona in modo diverso: traslando alla ricostruzione, non ci si dovrebbe limitare a pensare a ricostruire com'era e dov'era ma ripensare, piuttosto, il territorio, il suo modello di sviluppo. Credo che il ritardo più grave è proprio sull'attività che doveva essere pubblica, degli investimenti pubblici. Thales dimostra che l'esperienza fatta insieme alle organizzazioni sindacali e Confindustria ha permesso di utilizzare in modo intelligente i soldi che in termini di solidarietà a volte si mettono in campo, costruendo un rapporto forte con l'Università e progettando prodotti innovativi che sono sul mercato determinando la creazione di posti di lavoro". 

Del resto, subito dopo il sisma del 6 aprile 2009 le organizzazioni sindacali posero questo tema, di riflettere, "dinanzi al disastro avvenuto, come la ricostruzione avrebbe potuto rappresentare un'occasione per affrontare problemi che andavano manifestandosi; i problemi delle aree interne si era manifestati anche prima del terremoto, qui e altrove".

Servirebbe un pensiero un po' più lungo sulla qualità del lavoro e dello sviluppo, "con una idea di modifica delle regole burocratiche". E le risposte messe in campo dal Governo in questo senso, a partire dallo Sblocca cantieri, non vanno nella direzione giusta. "Siamo totalmente d'accordo con l'idea di ridurre i tempi e sburocratizzare la ricostruzione pubblica, in particolare. Anzi, a volte non si capisce il motivo per cui non si dia seguito all'intendimento. Faccio un esempio: i giovani assunti a L'Aquila e nei comuni del cratere per lavorare sulla ricostruzione, in molti casi hanno contratti a termine. Succede che queste persone, dopo un po' che lavorano e imparano, se trovano una occupazione stabile se ne vanno: ciò determina che si deve ricominciare da zero ogni volta. Investire sulla stabilità del lavoro è importante ed è un modo per ridurre i tempi. Il punto vero è che lo sblocca cantieri, così come lo chiamano, non si sta ponendo il problema di ridurre i tempi e sburocratizzare: quando si pensa di modificare il codice per liberalizzare i subappalti, non si sta lavorando per accellerare i tempi. Anzi. Tornando alla 'Lunardi', e cioé al presupposto che chi progetta, chi opera e chi controlla sono le stesse persone, ciò determina, piuttosto, corruzione, aumento dei costi e ritardi. Se si ragiona con la logica del massimo ribasso, significa che stai tagliando sulla sicurezza e sui diritti dei lavoratori che non sono affatto meccanismi di sburocratizzazione dei procedimenti". 

Purtroppo, "il Governo non ci ascolta" ha aggiunto Landini. Che aggiunge: "Se guardiamo al settore delle costruzioni, abbiamo otto delle dieci più grandi imprese commissariate o in situazione di difficoltà; abbiamo imprese che hanno commesse ma che sono messe male sul piano finanziario", e lo sappiamo bene qui a L'Aquila, nel cantiere più grande d'Europa. "Una idea di politica industriale sarebbe quella di ragionare su come fai accorpamento e riorganizzi le attività: per noi sarebbe importante si costruisse un veicolo finanziario, in modo che banche e Cassa Depositi e Prestiti mettano i soldi su un'idea di riorganizzazione e unificazione d'imprese per far ripartire i cantieri". La contraddizione è che "non mancano i soldi pubblici, sono stati stanziati: il problema è che non vengono spesi".

Ultima modifica il Venerdì, 05 Aprile 2019 15:57

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