Lunedì, 06 Maggio 2019 18:43

L'Aquila, l'opportunità di ricostruire un territorio accessibile. A che punto siamo? Prosperococco: "Sulla ricostruzione pubblica si può ancora incidere"

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Fare il punto su quanto è stato realizzato in materia di progettazione accessibile e su quanto si potrà fare per il futuro in un territorio devastato dal terremoto del 2009, il possibile ruolo del disability manager e le strategie da implementare per un utilizzo costante della progettazione accessibile: verterà su questo il convegno che si terrà domattina, a L’Aquila, nella Sala Ipogea del Consiglio regionale a partire dalle 9, organizzato all’Aquila dalla SIDIMA (Società Italiana Disability Manager), che darà ulteriore sostanza al protocollo d’intesa siglato lo scorso anno con l’URSC (Ufficio Speciale per la Ricostruzione dei Comuni del Cratere).

D'altra parte, a febbraio 2019 è stato firmato un altro importante protocollo tra l'Università degli Studi dell'Aquila e SIDIMA che prevede l'organizzazione di Master e Corsi di alta formazione sul tema del disability manager, la cooperazione nelle attività di progettazione della didattica per gli studenti, lo sviluppo di momenti pubblici di confronto riguardanti l'inclusione sociale e la condivisione di contenuti modelli e strumenti formativi nel supporto agli enti e alle aziende che intendono adottare modelli innovativi di gestione delle risorse umane.

Al convegno, intitolato "Il sisma dell’Aquila. L’opportunità di ricostruire un territorio accessibile per tutti", interverranno Marco Marsilio, presidente della Giunta regionale, Pierluigi Biondi, sindaco dell’Aquila, la rettrice dell'Università Paola Inverardi, Francesco Di Paolo, coordinatore dei Sindaci del Cratere, la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) che sarà rappresentata dall’universal designer Fabrizio Mezzalana, i presidenti degli Ordini degli Ingegneri Pierluigi De Amicis e degli Architetti Edoardo Compagnone, oltre ai titolari degli Uffici Speciali della Ricostruzione del Comune dell'Aquila Salvo Provenzano e dei Comuni del Cratere Raffaello Fico.

Parteciperanno Adriano Perrotti, rappresentante di Regione Abruzzo della SIDIMA, che ha fortemente voluto il convegno a L’Aquila, e Massimo Prosperococco del coordinamento associazioni disabili che affronterà lo stato della ricostruzione accessibile a L'Aquila vista dalle persone con disabilità.

“Una premessa è doverosa”, le parole di Prosperococco a NewsTown; “a L’Aquila, la ricostruzione privata è avviata, quella pubblica, invece, è ferma al palo. Detto questo, per ciò che attiene alla ricostruzione privata la legge Barca ha fatto riferimento alla legge nazionale sull’abbattimento delle barriere architettoniche: tuttavia, e forse anche per un nostro limite nell’esercitare la dovuta ‘pressione’, si è operato soltanto sulle parti comuni, e non sugli interni delle abitazioni e negli spazi non comuni. Una sconfitta: considerato che è lo Stato a finanziare la ricostruzione degli edifici privati, andava perseguito il completo abbattimento delle barriere architettoniche”. Per farla breve, gli edifici privati abbattuti sono stati ricostruiti così com’erano, e laddove c’erano tre gradini, tre gradini sono stati ricostruiti. “C’è stato un miglioramento notevole, certo, ma non come si poteva sperare a valle della ricostruzione del 70% del patrimonio privato”.

Una occasione mancata per rendere la città davvero accessibile.

Per ciò che attiene alla ricostruzione pubblica, invece, stante l’impasse cui si faceva riferimento, “c’è ancora modo di incidere”: ne è convinto Massimo Prosperococco. “Per legge, il pubblico deve abbattere le barriere ma, per farlo, c’è modo e modo. Troppo spesso, ci si limita a pensare ai disabili in carrozzina: è un errore. Così, non si va oltre l’abbattimento dello scalino: in altre parole, non si progetta tenendo in conto le esigenze di chi ha altre disabilità, sensoriali o cognitive per esempio. Ecco il motivo per cui insistiamo molto sul concetto di design for all, di universal design: progettando un edificio pubblico, bisognerebbe, innanzitutto, garantire lo stesso ingresso per tutti, e non ripiegare su ingressi di servizio o paralleli per i disabili; inoltre, dovrebbe essere accessibile davvero a tutti, con porte a scorrimento a determinata pressione, avvisatori vocali e luminosi e così via. A volte, si verificano casi di abbattimento delle scalette di ingresso in un edificio pubblico ma l’ascensore, poi, non è dotato di avvisatori vocali dei piani: capirete come sia un problema enorme per un ipovedente. In altri casi, nei bagni si pensa all’altezza dei servizi ma non alle maniglie delle porte, montate troppo in alto. L’obiettivo del convegno organizzato nella Sala Ipogea dell’Emiciclo è sensibilizzare gli ordini professionali e la politica su questi argomenti”.

Parlando della ricostruzione dell’Aquila, non si può che fare riferimento, evidentemente, anche ai beni monumentali: è di qualche giorno fa la denuncia di Prosperococco, impossibilitato a visitare la Basilica di Collemaggio appena restaurata per la presenza di scalini che la rendono inaccessibile alle persone in carrozzina. “Abbiamo il massimo rispetto del patrimonio artistico e, in generale, degli edifici pubblici e privati di valore storico: mai ci sogneremmo di chiedere l’abbattimento delle scale all’ingresso della Basilia di Collemaggio, per intenderci. Tuttavia, esistono strumenti poco impattanti che possono risolvere i problemi; a Collemaggio, non è stato realizzato uno scivolo all’ingresso perché il portone è a battente sugli scalini: si fosse pensato ad uno scivolo, sarebbe stato necessario montarlo ogni mattina e smontarlo alla sera. E’ questo il problema. Altrove però, agli Uffizi così come alla Cappella degli Scrovegni per fare qualche esempio, sono stati iNstallati dei piani elettrici nient’affatto impattanti”.

Altro discorso per la ricostruzione dei beni architettonici pubblici e privati. “Per i beni pubblici, resta l’obbligo dell’abbattimento delle barriere: se ricordate, a Palazzo Margherita - che verrà presto restituito alla collettività - poco prima del terremoto era stato installato un ascensore voluto fortemente da Adriano Perrotti. Parlando dei beni privati, invece, purtroppo non tutti si sono voluti adeguare e la Soprintendenza, in molti casi, ha preferito non abbattere le barriere: penso ai palazzi storici, a quelli ‘riaperti’ dal Fai in questo fine settimana per esempio: ci scommetto che nessuno era pienamente accessibile, se non al cortile d’ingresso. Si tratta di una grave privazione per la popolazione disabile, stante i fondi pubblici investiti per la ricostruzione, decine e decine di milioni”.

E sia chiaro, per popolazione disabile non si intendono solo i cittadini in carrozzina, ipovedenti e così via, ma anche le persone anziane, in una società che va incontro ad un progressivo invecchiamento, le mamme con i passeggini piuttosto che coloro che sono in stato di disabilità per un breve periodo della vita, a seguito di un incidente o di una operazione chirurgica. “Su questi argomenti – riconosce Prosperococco – il sindaco dell’Aquila, appena eletto, si era posto con altissima sensibilità: una delle prime azioni fu dotare la piscina comunale di un sollevatore che, con un modesto investimento, ha reso possibile la pratica sportiva a tantissime persone che, prima, non potevano entrare in acqua. Poi è stata istituita la figura del disability manager, altra scelta importantissima. Dunque, è stata annunciata l’adozione del PEBA, il piano di eliminazione delle barriere architettoniche: tuttavia, agli annunci non hanno fatto seguito atti concreti. Il Comune dell’Aquila, così come il 50% dei comuni italiani, non ha ancora adottato il Piano, sebbene sia un obbligo di legge dal 1988. Eppure, dotarsi del PEBA è un atto dovuto, il primo passo verso la piena accessibilità delle città: sia chiaro, nessuno si immagina di rendere subito accessibili le nostre città. Dotarsi del Piano, però, e soprattutto in una città in ricostruzione come L’Aquila, significherebbe porsi l’obiettivo realizzabile di riuscirsi in 5, 10 anni. E parlo anche degli spazi urbani esterni agli edifici, ovviamente”.

E sì, d’altra parte la piena accessibilità si realizza anche negli spazi esterni, disegnando le strisce pedonali laddove esistono degli scivoli, ad esempio, e non dove ci sono ostacoli che rendono impossibile attraversare la strada a persone con disabilità.

Ultima modifica il Martedì, 07 Maggio 2019 16:26

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