La duttilità è nella memoria.
E’ il motto che ha ispirato il progetto vincitore del concorso “La Casa dello Studente tra Memoria e Futuro”, presentato stamane nella sala consiliare del Comune dell’Aquila. Il lavoro è stato elaborato da quattro studenti laureandi all’Università dell’Aquila, iscritti al Diceaa (Dipartimento di Ingegneria civile, edile-architettura e ambientale), che hanno risposto al concorso di idee indetto dall’ateneo per la riqualificazione dell’area: si tratta di Lorenzo Micarelli, Francesco Gabriele, Marco Paolucci e Davide Massimo.
Il memoriale che commemorerà le otto vittime della Casa dello Studente e tutti i 55 universitari fuori sede morti la notte del 6 aprile 2009 sorgerà sul terreno originariamente occupato dal palazzo, dove oggi non rimane altro che un moncone delle vecchie mura portanti.
L’opera, liberamente ispirata al Memoriale dell’Olocausto che si trova a Berlino, consisterà in un grande ambiente sotterraneo diviso in due parti distinte e chiuse - una sala del ricordo vera e propria e un luogo polifunzionale che ospiterà, tra le altre cose, una sala studio – messe, però, in comunicazione tra loro da uno spazio esterno comune, che sarà circondato da alte mura di calcestruzzo.
“La duttilità è nella memoria – hanno spiegato stamane i vincitori del concorso – è un motto che vuole racchiudere il carattere emotivo e tecnologico del progetto: duttili devono essere i materiali ad alta resistenza che si usano oggi nelle costruzioni, duttile deve essere il pensiero di chi ha subito un dramma che, nel metabolizzarlo, deve riuscire a superarlo: e così, duttile si vuole mostrare anche questo nuovo luogo che si va a generare, offrendosi alla cittadinanza non solo come memoriale del sisma ma come ambiente riconciliatorio, come luogo di esperienza del dramma per chi non l’ha vissuto e come luogo di rinascita dedicato ai giovani e alla conoscenza”.
Per l’elaborazione progettuale si è partiti dallo stato del luogo, arido, un vuoto rimasto incolmato: “gli edifici circostanti si elevano per diversi piani attorno a quello che risulta essere un cumulo naturale, un prato, incolto e in leggera salita con alcuni elementi ‘iconici’, il portale lasciato in piedi e la parete della Casa dello Studente che sono parte integrante del progetto”.
Visto dall’alto, un grande buco, una mancanza, “in una posizione nevralgica di collegamento tra dentro e fuori le mura, tra il centro storico e il borgo della Rivera, pieno di contenuti, dalla fontana delle 99 cannelle al Munda passando per il parco delle acque”.
In questo senso, si è subito immaginato che il progetto dovesse diventare una sorta di legante, di sistema di collegamento con un forte impatto a livello urbano. Tenendo bene a mente il senso del bando, e cioè la necessità di far convivere memoria e futuro che continuamente si scontrano con sentimenti opposti. E poi, “come rendere lo spazio emotivo?”, si sono chiesti i ragazzi; “come trasmettere i sentimenti, le emozioni e le sensazioni all’interno di un qualcosa di fisico? Siamo partiti da alcune parole: solennità, empatia, sicurezza, disagio, vuoto, tracce, mancanza, dualismo, contrari, sensazioni, emozioni, atterramento, instabilità”.
Così è venuta l’idea della frattura, di una divisione netta tra memoria e futura operata da una spazialità, da uno spazio di confine, un nuovo luogo che facesse da soluzione di continuità, “pur mantenendo la sensazione di vuoto, senza modificare il senso del luogo a livello urbano che resterà una collinetta naturale rotta, però, da una profonda frattura, un percorso pubblico pedonale. A destra, lo spazio della memoria: interrato, basso, claustrofobico, con linee dure, forti, materiali grezzi, una sala dedicata al ricordo dai colori scuri, con una luminosità misurata e, al centro della scena, la parete della Casa dello Studente in un lago di ghiaia che impedirà di arrivare a toccarlo, come una sorta di ricordo materiale, intangibile.
A sinistra, invece, il futuro con una sala di lettura o espositiva, un ambiente aeroso, orientato a sud, luminoso, con colori chiari e linee pulite, forme morbide”.
Due spazi nettamente contrapposti e separati, appunto, dalla frattura, spazio di confine segnato da enormi ‘pareti’ che sembrano muoversi, sul punto di cadere, ad interrompere il percorso per restituire il senso della vita che continua, nonostante tutto.
Un progetto meraviglioso.
L’auspicio è che non resti soltanto su carta ma venga finalmente realizzato. “Ringrazio i ragazzi a nome dei familiari delle vittime della Casa dello Studente”, le parole di Antonietta Centofanti; “abbiamo voluto fortemente che non ci fossero bando internazionali ma che fosse l’Università, attraverso le sue giovani energie, a raccontare la tragedia e restituire un messaggio per il futuro, in un passo di consegne simbolico tra gli 8 ragazzi morti sotto le macerie dell’edificio e il gruppo di giovani che hanno realizzato il progetto”.
Proprio sui giovani si è concentrata Centofanti, con un sentito appello alla città: “nel cantiere più grande d’Europa, non c’è spazio per loro; non è possibile che i nostri ragazzi siano costretti a fare la questua tra studi professionali che hanno decine e decine di incarichi, accolti, in molti casi, in un’ottica di sfruttamento. Dovrebbe essere un onore trasmettergli i saperi, trasferire loro il patrimonio tecnico e professionale che sta maturando a L’Aquila. Altrimenti, ci ritroveremo con una meravigliosa città di palazzi vuoti, con i giovani costretti ad andare via e i professionisti che si saranno arricchiti senza lasciare nulla, però”.
Un monito raccolto dal presidente del Consiglio comunale Roberto Tinari; anche lui ha voluto rivolgersi ai giovani: “Non abbiamo bisogno di persone serve o che si servono della politica ma di gente al servizio della politica capace di rimettere al centro il cittadino. Voi giovani non rimanete ai margini ma con le vostre capacità, e in tempi rapidi e ragionevoli, partecipate alla vita pubblica della città. Non abbandonatela mai, lottate fino all’ultimo secondo. Vi auguro di vivere non come spettatori privilegiati o come contestatori, ma come veri protagonisti”.
A margine della presentazione del progetto, Tinari ha donato le chiavi della città ai ragazzi che hanno vinto il concorso di progettazione.
Una manifestazione commovente, e intensa, caratterizzata anche dalla restituzione simbolica ad Antonietta Centofanti, come rappresentante dei familiari delle vittime, dello striscione che era stato rubato a settembre dal ground zero della Casa dello Studente e ritrovato dai Carabinieri nei pressi della Madonna Fore.