La crisi economica che affligge il nostro Paese da 5 anni, ha avuto un impatto molto significativo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di acquisto e di consumo per il 56% dei cittadini abruzzesi. Il ciclo economico sfavorevole, infatti, ha portato gli abruzzesi a una riduzione dello spreco (50%), più della metà dichiara di comperare solo lo stretto necessario (53%), a fronte di una media nazionale del 40%, e il 49% dichiara di non gettare mai o quasi mai cibo deteriorato in pattumiera senza che sia stato consumato. Diverse cause, oltre alla crisi, contribuiscono a stimolare scelte mirate davanti agli scaffali come a casa, complice anche una maggiore attenzione per la propria salute (77%), una nuova sensibilità sugli impatti che il proprio consumo incontrollato, individuale o familiare, può avere sul resto mondo (9%) e sull’ambiente (8%), inducendo gli abruzzesi di fatto a impostare nuove regole di consumo a tavola.
Sono questi alcuni dei dati emersi dall’indagine condotta da Ipsos per ActionAid “Verso l’Expo: gli italiani e gli sprechi alimentari, a casa e nelle mense scolastiche”, diffusa in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione e del rilancio della campagna Operazione Fame, attraverso la quale, per il secondo anno, l’Organizzazione intende intervenire e sensibilizzare il grande pubblico sulle disparità di accesso al cibo in Italia e nel mondo, contribuendo a rimuovere le disuguaglianze esistenti nel controllo delle risorse (terra, acqua, pascoli, foreste e sementi), promuovendo uno sviluppo economico locale sostenibile, e garantendo una corretta alimentazione a bambini e adulti.
Nuove consapevolezze, quindi, che il campione interpellato da Ipsos testimonia di aver acquisito: rispetto a 2 anni fa, per la metà degli abruzzesi, sono diminuiti gli alimenti che finiscono in pattumiera senza essere consumati.
La maggiore sensibilità dei cittadini su queste tematiche si riflette nei propri comportamenti d’acquisto. Per quanto riguarda i generi alimentari, l’Abruzzo spicca fra le altre regioni italiane per attenzione alla provenienza regionale dei prodotti (32%). Il totale degli intervistati ha inoltre dichiarato di comprare esclusivamente frutta e verdura a peso risparmiando, quindi, su involucri di plastica e polistirolo, cosa che invece non avviene con l’acquisto di detersivi e prodotti per la pulizia che, solo il 9% degli intervistati, ha comprato, più di una volta, sfusi. Inoltre, il 79% degli abruzzesi dichiara di acquistare prodotti alimentari al mercato, con particolare attenzione anche ai piccoli produttori locali e a Km 0 (53%).
In generale, gli abitanti dell’Abruzzo sono a conoscenza di quale sia l’attuale situazione della sicurezza alimentare in Italia e nel mondo: solo il 4% degli intervistati non immagina neppure che il 13% delle famiglie italiane non si possa permettere un pasto adeguato ogni due giorni; in linea con la media nazionale, il 56% è consapevole che al mondo viene prodotto cibo sufficiente a sfamare più persone di quello che lo abitano mentre il 34%, a fronte di una media nazionale del 26%, sa che per ogni persona che non ha da mangiare ce ne sono due in sovrappeso; solo il 5% non immagina neanche che 1/3 della produzione mondiale di cibo viene sprecato. Infine, in Abruzzo, il 25% sa che oltre il 5% dei carburanti consumati in Europa è realizzato a partire da prodotti agricoli e, sempre in linea con la media nazionale, il 29% è consapevole che l’agricoltura è responsabile di circa 1/3 delle emissioni di gas ad effetto serra causate dall’uomo.
Rispetto alla capacità di influenzare le scelte delle persone attraverso la sensibilizzazione ad ampio raggio, dall’indagine emerge che una buona dose di fiducia nel sistema dell’informazione caratterizza tuttavia gli abruzzesi interpellati, che tendono a dividersi tra coloro che confidano nel ruolo dei media e della sensibilizzazione per attivare comportamenti stabili più virtuosi sulla questione sprechi alimentari (58%) e circa una metà ritiene che l’attivazione avrebbe solo un effetto temporaneo (28%) o nullo (11%).
“Ci fa molto piacere constatare una nuova consapevolezza degli italiani rispetto al proprio ruolo nevralgico di consumatori finali in una filiera strategica come quella del cibo – dichiara Marco De Ponte, Segretario Generale di ActionAid Italia – È fondamentale che i cittadini riconoscano il peso specifico individuale in quelle dinamiche che partono dal proprio territorio ma assumono una valenza globale. Confidiamo dunque nell’opportunità offerta da Expo 2015 per lasciare una grande eredità a questa classe emergente di cittadini attivi e consapevoli.”
Cresce infatti rapidamente l’attenzione degli italiani nei confronti di quello che si preannuncia il grande appuntamento del 2015 per il nostro Paese: a luglio 2013, quasi un italiano su 3 (28%) non era ancora a conoscenza dell’Expo 2015 che si terrà a Milano l’anno prossimo, mentre a un anno di distanza, il 78% della popolazione è consapevole del tema Alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta, e oltre la metà degli italiani (54%) dichiara che visiterà l’Esposizione milanese. Grandi le aspettative degli italiani nei confronti dei possibili esiti: la diminuzione del divario nella distribuzione delle risorse a livello globale (30%), la riduzione degli sprechi in tutta la filiera (30%), la lotta alla fame nel mondo (17%) nonché la riforma del sistema globale per la produzione agricola (8%). Segnali evidenti di come i fattori cibo e sprechi alimentari siano diventati una chiave di riflessione non solo per gli attori economici implicati nel comparto, ma anche e soprattutto per gli stessi consumatori finali, compresi gli abruzzesi.
Non poche le perplessità nutrite dai genitori italiani per gli sprechi nelle mense scolastiche, un comparto dove si consumano 380 milioni di pasti all’anno nelle scuole elementari e medie inferiori, 2 milioni di pasti ogni giorno, per un fatturato di 1.3 miliardi di euro annui. Non esistono di fatto dati nazionali sugli sprechi alimentari prodotti nelle mense scolastiche ma, secondo alcune rilevazioni, circa il 10% dei pasti serviti (pari a 87mila tonnellate di cibo) sono eccedenze, delle quali l’85% è totalmente sprecato. Fotografia restituita anche dai genitori “sentinelle” interpellati da Ipsos, i quali, in una scala da 1 a 10, danno un voto poco più che sufficiente alla lotta agli sprechi nelle mense dei figli (6.7), questione che sembra essere il vero tallone d’Achille nel servizio di ristorazione scolastica rispetto alla qualità del cibo (7.1) e alla pulizia degli spazi (7.6). Interpellati sulle tipologie e la qualità del cibo servito in mensa, la quasi totalità dei genitori ritiene che i propri figli consumino frutta e verdura di stagione a scuola (89%) e interrogati sulla presenza di cibi di qualità più o meno elevata, la percentuale decresce nettamente quando si rilevano consumi come surgelati (54%) o scatolame (38%). Ancora meno i genitori in grado di dire se cibi biologici (38%) prodotti equo-solidali (44%) o prodotti DOP (46%) raggiungono il piatto del figlio quando mangia a scuola, e si dimostrano ancora meno partecipativi rispetto a un possibile coinvolgimento nelle commissioni mensa delle scuole, laddove solo il 3% dei genitori intervistati è attivo in una commissione mensa, nota come istituzione a 3 famiglie su 4; quasi le metà dei genitori non conosce le attività di tale commissione nel dettaglio, e solo 1 famiglia su 3 ha contatto diretto con i membri della commissione (33%), il cui impegno è peraltro riconosciuto utile dalla maggioranza (84%). Tuttavia, a domanda diretta, ben due terzi dei genitori si percepisce come soggetto potenzialmente utile in affiancamento all’istituzione nella scelta di menu di qualità e antispreco.
“È dai bambini che frequentano le mense che può partire il vero cambiamento. Parliamo di un comparto attorno al quale ruotano 10 milioni di persone, tra addetti ai lavori, insegnanti, docenti, studenti e personale non docente. I figli del 91% del campione intervistato. Un bacino enorme che rappresenta 1/6 della Nazione e che può farsi davvero promotore e partecipe di consumi alimentari sostenibili, attraverso l’adozione di comportamenti individuali e collettivi virtuosi” prosegue Marco De Ponte “Per questo ActionAid ha deciso di intervenire nella realtà scolastica, promuovendo con forza e a tutti i livelli la lotta agli sprechi, e coinvolgendo alunni, insegnanti e genitori in attività di formazione su stili alimentari rispettosi della propria salute e delle risorse disponibili.” Come l’iniziativa Io Mangio Giusto, con la quale ActionAid si è posta l’ambizioso obiettivo di garantire, entro il 2015, che 15mila bambini possano avere accesso ad una mensa “più giusta” e almeno 40mila, insieme alle loro famiglie, possano capire l’importanza di una dieta sostenibile.
I bambini sono dunque parte attiva negli interventi e nelle iniziative di sensibilizzazione di ActionAid, che da tempo si occupa della tematica cibo e sprechi. All’estero, con la lotta all’accaparramento delle terre dei piccoli agricoltori da parte delle grandi multinazionali, e nelle scuole e nelle mense italiane, realizzando interventi ad hoc anche in partenariato con altre realtà impegnate sul tema, come Cittadinanza Attiva, con la quale ActionAid ha condotto una ricerca proprio sullo spreco nelle mense. Anche quest’anno, attraverso la campagna Operazione Fame, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione, l’Organizzazione entrerà nelle mense scolastiche di decine di istituti italiani, promuovendo una serie di iniziative ed eventi che avranno come protagonista il simbolo della campagna, un cucchiaio bucato, teso a testimoniare l’inutilità dello strumento senza la possibilità di un accesso equo alle risorse, e a trasferire ai bambini l’importanza delle proprie scelte alimentari, indirizzandoli verso un consumo sano e sostenibile, nel rispetto del proprio territorio e delle disparità globali.