Giovedì, 28 Maggio 2015 15:41

Feste e musica: Cronache conviviali

di 
Vota questo articolo
(0 Voti)

Le testimonianze dei conviti trecenteschi sono abbastanza rare ma già dal Medioevo il banchetto è il luogo della consacrazione di un avvenimento politico o familiare diventando sempre più un mezzo di propaganda e di affermazione sociale.

Questi avvenimenti eccezionali sono realizzati con il concorso della comunità intera che espone alle finestre panni e tappeti e prende parte ai cortei che conducono ai luoghi dei banchetti. Le autorità composte dalle cariche cittadine e dalle corporazioni delle arti e dei mestieri si contendono le precedenze nei cortei per manifestare la propria importanza all’interno del governo cittadino.

Lo storico cinquecentesco Bernardino Corio, ne L’historia di Milano tramanda la cronaca del banchetto che il 7 ottobre del 1268 si organizzò a Milano per il passaggio di Margherita di Borgogna Nevers che era in viaggio per raggiungere Palermo dove avrebbe sposato Carlo I conte d’Angiò e re di Provenza incoronato re di Sicilia nel 1266 dopo la morte di Manfredi. Corio riferisce che «le tavole furono apparecchiate nelle pubbliche piazze […] Tutta l’università di Milano gli andarono incontra con gli stendardi, & bandiere della Communità, tamburri, ciaramelle, & trombe». In seguito i banchetti prenderanno forme più precise con regole e gestualità che si riscontrano simili in differenti luoghi d’Italia. Nei racconti, all’elenco delle numerose vivande, si alternano momenti dedicati alla musica e agli spettacoli e le cronache del tempo ci tramandano le fasi dei convivi e dei loro cambiamenti. Il banchetto è, infatti, solo una delle componenti di un intenso programma di eventi che è generalmente realizzato in più giorni e che può comprendere tornei, giostre, balli, commedie e spettacoli di contorno.

L’Anonimo Romano, identificato dal filologo Giuseppe Billanovich nello scrittore Bartolomeo di Iacovo da Valmontone (? - 1357 o 1358), nella Cronica: vita di Cola Di Rienzo riferisce di un banchetto imbandito per ottocento persone, da Mastino II della Scala (1308 – 1351) per accogliere gli ambasciatori veneziani: Lo sequente dìe lo convito fu apparecchiato grannissimo. In quella sala fu apparecchiato per più de ottociento perzone. Alla prima tavola aitre scudelle non ce fuoro, se non de buono ariento, né aitre vascella. A questo convito Veneziani vennero, li quali tutti a dodici fuoro puosti ad una tavola in pede della sala, in veduta de tutta la corte per là venuta. Lavate che àbbero le mano, non se despogliaro loro larghi tabarretti, anche con essi se misero a tavola. Granne era lo ridere che omo faceva de essi. [...] Stava missore Mastino in capo della sala, più aito che tutta l'aitra baronia, servuto a tavola como re. Tutta soa nobilitate de corte vedeva. A soa veduta cosa nulla era celata. Ora vedesi vivanne venire. Cavalieri a speroni de aoro servivano denanti. Leguti, viole, cornamuse, ribeche e aitri instrumenti moito facevano doice sonare. Bene pareva in paradiso demorare. Po' le vivanne viengo buffoni riccamente vestuti. Tal cantava, tal ballava, tal mottiava.

Ecco quindi che, fatti accomodare i commensali, Mastino si impone con la sua presenza quasi regale per la sua posizione a tavola e mentre sono servite le portate, gli strumenti sottolineano questo momento così dolcemente che sembrava di essere in Paradiso. E’ nel Quattrocento però che il banchetto si afferma definitivamente come espressione di un cerimoniale attraverso cui una ristretta élite culturale, ribadisce il suo ruolo egemone e di supremazia sia politica che culturale, anche se acquisterà pienamente questa connotazione solo sul finire del secolo. Infatti i matrimoni di Bernardo Rucellai con Nannina de’ Medici e di Lorenzo de’ Medici con Clarice Orsini avvenuti a Firenze rispettivamente nel 1466 e nel 1469, sono realizzati da Piero di Cosimo (1416 -1469) con l’intento di consolidare antichi rapporti d’amicizia.

Il programma delle feste sembra essere così circoscritto in un ambito familiare, Giovanni Rucellai, padre di Bernardo è comunque prodigo nelle spese affinché l’evento sia a lungo ricordato dai fiorentini. Per la festa realizzata l‘ 8 giugno 1466, si costruisce un palchetto «e’ n sul decto palchetto si danzava e ffesteggiava e apparecchiava pe’ desinari et per le cene. […] contando le donne e fanciulle chasalinghe, e’ pifferi e trombetti, mangiava 170 persone.» I festeggiamenti per il matrimonio di Lorenzo de’ Medici durano tre giorni e si svolgono nel palazzo di famiglia in via Larga, anche in questo resoconto realizzato da Piero di Marco Parenti, autore anche di una Storia fiorentina, si alternano gli elenchi dei cibi e delle portate a quello dei nomi dei partecipanti e delle descrizioni dei vari momenti della giornata. La «Domenica mattina la Sposa partì da casa Benedetto degli Alessandri, con molte trombe e pifferi innanzi; […] Erano accompagnate da altra parte di giovani delle nozze in abito da danzare e colle trombe innanzi […] però che ciascuna vivanda veniva per la porta da via, colle trombe innanzi.» La musica, più tardi durante il Rinascimento, acquisì un ruolo essenziale nelle celebrazioni solenni delle cerimonie delle grandi corti.

La musica e gli spettacoli realizzati nell’ambito dei matrimoni tra aristocratici saranno il veicolo più efficace per affermare il prestigio e la potenza delle casate. Il primo grande matrimonio che si avvarrà di musicisti e compositori per realizzare questo intento sarà quello tra Cosimo de’ Medici ed Eleonora di Toledo celebrato a Firenze nel luglio del 1539.

Dedicato a Nello Avellani e Alessia de Iure per il loro matrimonio 6 giugno 2015

Letto 437913 volte
Chiudi