Ospitiamo l'intervento di Alessio Di Florio* a proposito delle posizioni del governo regionale sulla questione della piattaforma petrolifera Ombrina Mare, e non solo.
di Alessio Di Florio - Il governo Renzi "ha scelto i petrolieri, contro gli abruzzesi" ha dichiarato il coordinamento Stop Ombrina. E' la sintesi perfetta di quanto accaduto in queste settimane: firmando il decreto per Ombrina i ministri Franceschini e Galletti hanno deciso di porsi contro i cittadini abruzzesi e la nostra terra. Oltre 100.000 (solo nelle due oceaniche manifestazioni) no si sono levati in due anni da Pescara e Lanciano. A Roma tutto questo è stato ignorato, calpestando la volontà popolare e schierandosi con ben altri interessi. Non è più il tempo dei clientelismi e dei favori dall'alto, non è più il tempo in cui i diritti diventano concessioni del politico feudatario. L'Abruzzo reclama a gran voce rispetto e una classe dirigente che si faccia difensore, fino allo stremo, del proprio futuro e dell'interesse pubblico. E ora o mai più si può capire se questa classe dirigente esiste ed è disponibile ad impegnarsi, pronta anche allo scontro politico con il governo Renzi e il PD nazionale. Vale per Ombrina, ma non solo. Non possiamo dimenticare che non è poi così diverso quanto accaduto con il gasdotto che attraverserà anche il nostro appennino (su faglie sismiche...). O per l'elettrodotto Villanova-Gissi.
E' passato un mese e mezzo dai gravi fatti dell'8 luglio, comitati e associazioni (volontari!) producono denunce, esposti e dossier. Dalla Regione invece sembra esserci solo silenzio. Possibile che nulla ha da dire Sel, principale alleato del PD nel governo regionale, partito che considera così importante le battaglie ecologiste da inserirle nel suo stesso nome e che ha la titolarità dell'assessorato all'Ambiente?
Davanti agli interessi e ai diritti dei cittadini, davanti al futuro della propria terra, non sono possibili moderatismi o tiepidismi. E' doveroso schierarsi, alzare la voce, battere i pugni sui tavoli del Palazzo, scontrarsi con chiunque, senza se e senza ma. E' questo l'impegno della Politica con la P maiuscola. Lungo può essere l'elenco da stilare, che si aggiunge a quanto già riportato.
In pochi mesi, atti e fatti documentano che l'orientamento del consiglio regionale sul Parco Nazionale della Costa Teatina è cambiato. E non solo il loro. Sindaci di ogni fazione politica (e nessuno ha mai ufficialmente smentito ciò) hanno chiesto al Governo di interrompere l'iter e analoga richiesta (accogliendo le tesi di una destra che da anni ha fatto del No al Parco una sua bandiera) è stata votata in Consiglio Regionale. Impegnando la Giunta (e quindi tutti i suoi Assessori) in tal senso. Ora, se (come si dichiara in ogni occasione) il Parco è considerato centrale nella propria azione politica, crediamo ci si debbano porre riflessioni forti e profonde, non accontentandosi di prendere atto di quanto accaduto e di un voto in solitaria. Questo territorio attende da tanti, troppi anni. Non è accettabile che, ancora una volta, ad un passo dal traguardo si rischi di tornare alla casella di partenza. Valgono più le alleanze politiche (che sia in Regione o in Comuni, anche grandi) o la Politica?
Il 12 e 13 giugno 2011 gli abruzzesi, così come tutto il popolo italiano, hanno preso una decisione netta e decisa sulla gestione del bene comune per eccellenza, l'acqua. Sono passati 4 anni e, in Abruzzo, registriamo che questa decisione non è stata ancora recepita da chi la gestisce. Che sia in Provincia di Chieti o di Pescara. Abbiamo dualismi societari che non vengono ancora superati, remunerazione del capitale non cancellata, depuratori a dir poco non funzionanti, servizio non garantito a migliaia e migliaia di cittadini con interruzioni continue. E, sulla difesa del diritto umano all'acqua bene comune e sulla sua gestione in Abruzzo, non si può tacere su cosa sta accadendo sulle nostre coste. Testimonianze dirette e articoli giornalistici raccontano e documentano delle gravissime conseguenze della balneazione a Pescara, e non solo (ricordiamo le critiche documentate e argomentate del Forum Abruzzese dei Movimenti per l'Acqua Pubblica su Vasto).
Malfunzionamenti, deroghe regionali all'obbligo di interdire la balneazione in tratti la cui qualità è sotto la soglia minima prevista da leggi nazionali e direttive internazionali, ordinanze emesse ma non rese pubbliche. Davanti a tutto questo, quali atti, fatti, prese di posizione vere, reali, concrete intendono portare avanti coloro che erano al nostro fianco in quell'importantissima battaglia referendaria e che oggi sono eletti nelle assemblee istituzionali? Nessun dubbio nel proclamare che lavori di "ammodernamento" avverranno anche grazie alla stessa legge che ci regalerà trivelle e inceneritori? La salute dei cittadini e la difesa del territorio non possono, neanche solo all'apparenza, essere messi su piatti della stessa bilancia di calcoli e strategie politiche...
La destra, neofascista e non solo, è impegnatissima in Abruzzo e in tutta Italia in una vera e propria campagna contro i migranti, fomentando vero e proprio odio e "guerra" contro di loro. In piazza e nelle istituzioni. Se in tutta Italia ci sono (anche) nelle istituzioni sentinelle democratiche e argini solidali nei confronti di chi arriva sulle nostre coste scappando da guerre, miserie, impoverimento, massacri, atrocità crudeli (spesso fomentati, e che favoriscono interessi ben precisi, nel nostro ricco e opulento Occidente), in Abruzzo vediamo che anche nella parte politica avversa alle destre sta "sfondando" la propaganda contro e il rifiuto dei migranti. E così arriviamo ad ascoltare interviste in cui sindaci rilasciano dichiarazioni non distanti da quelle di Lega Nord, CasaPound o Forza Nuova. Quest'ultima, tra le prime che espresse soddisfazione dopo l'ordinanza di sgombero del "mercatino dei senegalesi" a Pescara da parte del sindaco PD. Un'ordinanza che ha portato a Pescara almeno 200 carabinieri da fuori e una città militarizzata per ore, manco fossimo nella Bologna o nella Roma degli anni Settanta. Nessun turbamento nello schieramento che sostiene l'amministrazione? Il vessillo della libertà non si sventola? Soddisfazione per una "soluzione" che comunque caccerà 3 migranti su 4?
Nella settimana di Ferragosto Il Fatto Quotidiano ha svelato la mappa dei nuovi inceneritori previsti dallo Sblocca Italia. Uno è stato "assegnato" all'Abruzzo. Sono passati giorni e giorni e quasi tutte le Regioni che non hanno attualmente inceneritori (ma ne dovrebbero avere in futuro) hanno alzato la loro voce. Tranne due: Liguria e Abruzzo. Una lacuna che, vista la gravità della situazione, amareggia. Solo un dato su tutti: nel settembre 2010, nell'ambito dell'inchiesta "Re Mida" (che verteva soprattutto sulla possibile costruzione di un inceneritore nel teramano) viene resa nota una dichiarazione attribuita ad uno dei principali indagati, Ettore Rodolfo Di Zio, che chiedeva di eliminare il tetto del 40% di raccolta differenziata minima prima di ipotizzare l'incenerimento dei rifiuti. La motivazione era che un inceneritore "mangia una freca di immondizia". Quindi, in caso di costruzione di un inceneritore, l'Abruzzo sarà costretto a importare sistematicamente da altre regioni immondizia. Cosa già accaduta, soprattutto negli anni Novanta. Quando la nostra Regione è stata al centro della "rotta adriatica" dei Casalesi, quando anche sulle sponde dei nostri fiumi, nelle nostre cave abbandonate e nei nostri terreni la camorra ha sversato e sotterrato rifiuti di ogni tipo. Un fenomeno di cui ancora oggi non se ne conosce l'esatta dimensione e di cui continuiamo a pagare le conseguenze. Come la cronaca di questi ultimi mesi, nel chietino e nel vastese, ci dimostra... Ma tutto questo non sembra essere al centro di nessuna agenda politica istituzionale...
L'elenco potrebbe continuare ancora... ma quanto riportato già dimostra che questa Regione sta vivendo un momento decisivo della sua storia, che deciderà in positivo o in negativo il futuro di tantissime generazioni. Non è più il tempo dei clientelismi e dei favori dall'alto, non è più il tempo in cui i diritti diventano concessioni del politico feudatario. L'Abruzzo reclama a gran voce rispetto e una classe dirigente che si faccia difensore, fino allo stremo, del proprio futuro e dell'interesse pubblico. Ancor di più se afferma di essere portatori di istanze democratiche, ecologiche, di libertà. Se, alla prova dei fatti, ciò non avverrà significherà che non si saranno schierati con gli abruzzesi ma con ben altri interessi. E quindi crediamo sia nostro dovere civico auspicare e pretendere, non le tanto spesso invocate dimissioni (che non ci sembrerebbero sufficienti, in quanto tra l'altro solo temporanee), ma un definitivo abbandono della politica attiva, sperando che possano essere sostituiti da una classe dirigente migliore e che sappia sconfiggere ogni fazione politica che guarda ad interessi particolari, a lobby e che rema contro un avvenire migliore dell'Abruzzo.
*referente regionale dell'associazione Antimafie Rita Atria e di PeaceLink Abruzzo