"Siamo agli sgoccioli".
Il vice presidente della Giunta regionale Giovanni Lolli aveva lanciato il grido d'allarme alla fine di novembre; d'altra parte, l'Unione Europea si era mostrata inflessibile: gli abbattimenti fiscali concessi alle imprese del cratere a seguito del sisma equivalgono ad aiuti di Stato, laddove le agevolazioni abbiano superato la soglia dei 200 mila euro (quella del de minimis). In particolare, il provvedimento contestato aveva comportato la riduzione al 40% di tributi e contributi dovuti sul periodo 6 aprile 2009 / 31 dicembre 2010, senza applicazioni di sanzioni, oneri e altri accessori, per tutti i “soggetti residenti, aventi sede legale od operativa alla data degli eventi sismici” oppure “aventi domicilio fiscale o sede operativa nel territorio del cratere”. Dopo l’entrata in vigore della legge, però, l'allora Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Elsa Fornero, sollevò la questione della compatibilità dell’agevolazione introdotta con il diritto comunitario della concorrenza, inducendo il Capo dell’Ufficio Legislativo del Ministero del Lavoro a chiedere un parere in merito al Capo del Dipartimento per le Politiche europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il quale evidenziò che, avendo il Governo italiano omesso di notificare all'Unione Europea l’agevolazione, la stessa andava applicata nei limiti del “de minimis”, appunto.
Per questo, 120 imprese aquilane - meglio sarebbe dire 'persone giuridiche' - dovranno restituire le tasse non versate nel periodo di sospensione; un vero e proprio salasso: il totale lordo si attesta, infatti, a 73 milioni di euro. Una cifra 'monstre' che rischia di mandare sul lastrico decine di imprese, bruciando, così, centinaia di posti di lavoro. Una mannaia che, come non bastasse, rischia d'abbattersi pure sulle società partecipate del Comune dell'Aquila, già sofferenti: ad oggi, Asm è esposta per 2 milioni di euro, Ama per 1 milione e 80mila, il Centro turistico del Gran Sasso per 532mila, Afm per 469mila e il Sed per 266mila.
Dai 73 milioni di euro di totale lordo si potranno scomputare gli importi per i danni diretti e indiretti - dimostrabili - patiti dalle singole imprese, oltre ad eventuali errori delle amministrazioni che hanno proceduto con i calcoli (Inps, Inail, Agenzia delle Entrate); andranno aggiunte, però, le somme eventualmente non versate dalle imprese come tributi locali, che concorreranno a stabilire l'effettivo aiuto economico ricevuto: a dire che il numero delle imprese potrebbe anche essere superiore a 120.
"Siamo riusciti a guadagnare parecchio tempo - aveva sottolineato Lolli - ma siamo davvero agli sgoccioli"; la notifica d'infrazione, infatti, è del dicembre 2016 e si attendeva soltanto la nomina del commissario ad acta che in effetti è arrivata, sebbene il Consiglio comunale dell'Aquila abbia votato all'unanimità la richiesta di sospensione del provvedimento di nomina chiedendo al Governo di aprire un confronto con gli Enti locali per stabilire almeno le regole d'ingaggio per l'eventuale recupero delle somme: sarà il direttore regionale dell'Agenzia delle Entrate, Margherita Maria Calabrò, a determinare le somme esatte dovute da ogni 'persona giuridica'; concluso il lavoro, verrà istruito il decreto ingiuntivo di pagamento. A quel punto, le imprese avranno 30 giorni di tempo per dimostrare i danni - diretti e indiretti - patiti a seguito del sisma, ora per allora, e non sarà affatto semplice, ovviamente, considerando pure che alcune spese non sono rendicontabili.
In queste settimane, si è tentata una interlocuzione col Governo per attenuare, almeno, l'impatto della restituzione della tasse dovute ma a Roma le porte sono state chiuse in faccia alle legittime richieste delle imprese del territorio.
Dunque, l'unica strada da percorrere resta quella giudiziaria: le avvocature di Regione Abruzzo e Comune dell'Aquila sono già al lavoro, considerandosi parte lese, e le imprese, altresì, percorreranno la strada dei ricorsi. Si sta muovendo anche l'Ordine dei Dottori Commercialisti che, fin dall'inizio, in realtà, poco ha creduto all'intervento del Governo; per questo, era stato già coinvoto il Consiglio nazionale e la sua fondazione, il Centro Studi, affinché a livello nazionale si possano studiare soluzioni per discutere in contenzioso le problematiche legate al provvedimento.
D'altra parte, il territorio sta subendo una vera e propria angheria: è incredibile si possa anche solo pensare che un territorio, colpito da una catastrofe economica e finanziaria oltre che sociale, abbia beneficiato di qualche vantaggio dalla parziale riduzione delle tasse; semmai, si è trattato di un limitato recupero dei danni patiti, e del disavanzo sopportato dal tessuto delle imprese del cratere rispetto agli altri sistemi economici europei. E poi, è intollerabile che il provvedimento riguardi soltanto l'Abruzzo: per tutti gli altri eventi sismici, dove addirittura la sospensione è stata totale, la richiesta è caduta in prescrizione essendo trascorsi più di dieci anni. Tra l'altro, le imprese aquilane si ritrovano a dover pagare per errori commessi da altri; infatti, il problema è la mancata notifica della sospensione all'Europa. C’è una norma che stabilisce le modalità d'intervento in questi casi, e la prima misura è proprio la notifica; per ben undici volte, però, la procedura non è stata rispettata. La colpa, evidentemente, non è delle imprese o delle comunità locali. La colpa è dello Stato e dei vari dirigenti che, nel corso degli anni, sono stati inadempienti. Ma se per gli altri territori è scattata la prescrizione, per l'aquilano, come detto, non sono ancora trascorsi dieci anni.
Al danno, pure la beffa. Non si applica il de minimis a 500 mila euro - che pure era vigente nel periodo in cui è stata istruita la noma, il novembre 2011 - e che escluderebbe dal provvedimento di restituzione la maggior parte delle imprese, poiché, essendo stata inserita in Legge di Stabilità, l'applicazione vige dal 1° gennaio 2012, e proprio al 31 dicembre 2011 è cessata l'applicazione del de minimis a 500 mila euro: insomma, per un minuto vengono coinvolte anche le imprese che hanno beneficato di aiuti oltre i 200 mila euro.
E' proprio su questo punto che si tenterà d'incidere, provando almeno ad alzare la soglia del de minimis - all'epoca, le imprese potevano contare sul 'temporary framework' - e restringendo, così, la platea delle imprese vessate dalla richiesta di restituzione dei tributi sospesi. Si lavorerà, altresì, per dimostrare il così detto 'danno di sistema', oltre le sofferenze patite dalle singole imprese, che penalizza ancora oggi le aziende al lavoro in un territorio che soffre le difficoltà della ricostruzione. Inoltre, si cercherà di scorporare dal dovuto gli interessi: sarebbe paradossale doverli versare per aver aderito ad una legge dello Stato.