"Riteniamo drammatico che un Governo importante come quello italiano non abbia i mezzi per impedire ad una multinazionale che ha precedentemente attinto a piene mani dai fondi pubblici di andare via".
Parole amare delle rsu Fiom, Fim e Uilm della Honeywell di Atessa (Chieti); come noto, la multinazionale americana ha deciso di licenziare i 420 dipendenti delocalizzando in Slovacchia per incrementare i profitti, così come Embraco che produceva i motori dei frigoriferi Whirpool a Riva di Chieri. "La responsabilità della chiusura è esclusivamente della Honeywell - osservano i sindacati - che dopo aver depredato un territorio fugge via, lasciando un drammatico deserto alle proprie spalle; sarà compito dei prossimi governi costruire un percorso politico in grado di scongiurare processi simili per il prossimo futuro. Senza una vera politica industriale questa nazione non ha futuro e il numero di aziende che lasceranno il nostro paese sarà sempre più numeroso"
Al Ministero dello Sviluppo economico, il 16 febbraio scorso è stato raggiunto un accordo di massima che verte sostanzialmente su due elementi: un incentivo per i lavoratori e la disponibilità dello stabilimento per favorire la reindustrializzazione.
L'incentivo che verrà riconosciuto ai lavoratori che andranno via subito sarà pari a 50.000 euro più 1.000 per ogni anno di anzianità o, a scelta, 22 mensilità; per chi resterà in forza e posto in cassa integrazione per i prossimi 10 mesi ci sarà una riduzione progressiva di 1.000 euro al mese. La speranza è che la disponibilità a titolo gratuito dello stabile possa attrarre imprese che vorranno reindustrializzarlo, offrendo occupazione ad almeno il 30% dei 420 lavoratori colpiti dalla decisione di Honeywell di cessare la produzione; del resto, il Ministero dello Sviluppo economico e Regione Abruzzo si sono anch'essi impegnati a favorire i potenziali progetti di investimento.
L'accordo raggiunto è stato discusso dai lavoratori, riconoscono i sindacati, "che hanno compreso come tale intesa fosse il frutto di intenso confronto con l'azienda e che il nostro potere contrattuale si fosse notevolmente abbassato. L'accordo prevede elementi decisamente positivi, come la concessione a titolo completamente gratuito del capannone a una eventuale azienda interessata o affidarsi ad un Advisor per la ricerca di imprese pronte a rilevare lo stabilimento. Fondamentale è stato anche l'avvio del prolungamento della cassa integrazione".
Resta irrisolto il punto di fondo, tuttavia, la vita di tanti lavoratori appesa alle scelte di multinazionali che possono a loro piacimento, e senza freni, spostarsi da un paese all'altro alla ricerca di salari e tasse più basse, per garantirsi la massimizzazione del profitto. "Oggi necessariamente dobbiamo voltare pagina e ragionare in maniera differente facendo i conti con una bruciante sconfitta frutto di una splendida lotta necessaria, ma che non è stata in grado di fermare questo processo di delocalizzazione. Chiediamo a tutti di unire le forze per sostenere con il massimo impegno il percorso della reindustrializzazione".