Lunedì, 16 Aprile 2018 21:47

Dopo la manifestazione, imprenditori e professionisti preoccupati: non ancora pubblicato decreto di proroga

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Proprio nel giorno della manifestazione contro la restituzione delle tasse, con 5mila aquilani in piazza [qui, la cronaca], è iniziata a serpeggiare tra le 350 'persone giuridiche' - imprese e professionisti - chiamate a restituire le agevolazioni fiscali e contributive sospese a seguito del terremoto dell'aprile 2009, una certa preoccupazione per la mancata pubblicazione del decreto di proroga firmato dal presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni, che rimanda di 120 giorni l'esecuzione della procedura di recupero prevista in capo al commissario straordinario.

Così, si è fatto largo l'allarme per la prossima scadenza delle intimazioni di pagamento pervenute agli operatori economici: facessero fede le cartelle esattoriali notificate nelle scorse settimane, infatti, i 30 giorni per presentare le perizie dei danni subiti a seguito del terremoto scadrebbero tra il 22 e il 28 aprile prossimi. "Dal governo uscente sono arrivate soltanto dichiarazioni, non ci sono testi ufficiali quindi non si sa quali siano condizioni e scadenze della proroga - sottolineano commercialisti e imprenditori - A questo punto, dobbiamo correre contro il tempo per fare le perizie: non dovesse arrivare la pubblicazione del decreto, dovremmo presentarle in pochi giorni".

"Il nostro timore - aggiungono - è che l'annuncio sia teso a sminuire la sentenza del Tar che si riunisce il 18 aprile".

Al Tar si sono rivolti in tanti, tra coloro che sono chiamati a restituire le agevolazioni fiscali e contributive, oltre alle società partecipate da Comune dell'Aquila e Regione Abruzzo che si sono costituiti ad adiuvandum, per chiedere la sospensiva dei provvedimenti adottati fino ad ora, così da avere il tempo per percorrere la così detta 'via politica', l'unica agibile per tentare di risolvere il problema. 

La speranza è che la sospensiva arrivi, e di certo la manifestazione, così partecipata, avrà un suo peso specifico; d'altra parte, il corteo ha avuto una rilevanza mediatica importante, oltre le mura cittadine. Tant'è vero che la portavoce della Commissione Ue ha rilasciato una dichiarazione all'Ansa chiarendo che "solo le compensazioni fiscali ingiustificate - ovvero quelle ricevute da imprese che non avevano attività economiche ma solo la sede legale sul territorio o che hanno ricevuto di più rispetto ai danni subiti - dovranno essere restituite. E queste riguardano esclusivamente il sisma del 2009".

Come spiegato diffusamente su newstown, la decisione della Commissione risale al 2015: in sostanza, i commissari hanno stabilito che l'insieme delle misure assunte dai governi italiani tra il 2002 e il 2011 per le agevolazioni fiscali alle imprese vittime delle catastrofi naturali "non erano ben mirate" in quanto "non richiedevano in alcun modo di dimostrare di aver subito danni. Il risultato - sottolinea il portavoce - è che alcune imprese hanno ricevuto compensazioni senza aver sofferto danni, e altre ne hanno ricevute di più del valore dei danni".

La Commissione sostiene pienamente la necessità d'intervenire nelle aree colpite dai disastri naturali, ha ribadito il portavoce Ue, e per questo "le regole sugli aiuti di stato consentono esplicitamente e forniscono ampi margini agli stati membri per compensare le imprese per i danni reali subiti come conseguenze dei disastri naturali".

La precedente legislazione italiana però, in vigore nel 2009, non richiedeva di dimostrare i danni subiti; di conseguenza, "un'azienda registrata nell'area colpita ma senza alcuna presenza fisica o attività economica nell'area era intitolata a ricevere il sostegno pubblico", ha chiarito il portavoce. Quindi alcune imprese si sono ritrovate con "un indebito vantaggio economico sulle loro concorrenti". Secondo le regole Ue, questo costituisce un aiuto di stato illegale e va quindi recuperato per rimediare alla distorsione del mercato che ne consegue.

Bruxelles non ha una stima precisa di quanto ammontino gli aiuti illegali da recuperare, in quanto si tratta di una competenza dell'Italia.

La Commissione, ha quindi assicurato il portavoce, sta "lavorando in modo costruttivo con le autorità italiane per attuare la decisione del 2015". Come già precisato, le autorità italiane sono tenute a recuperare gli aiuti di stato incompatibili "solamente nei casi in cui i beneficiari non possono aver subito alcun danno perché non avevano alcuna attività economica in zona" nonché "l'importo della sovraccompensazione ottenuta dalle imprese". E, in entrambi i casi, "il recupero è necessario soltanto se l'importo degli aiuti di stato incompatibili ricevuti dall'impresa è sufficientemente elevato da essere in grado di falsare la concorrenza, e se non è oggetto di un'altra misura di aiuto di stato approvata o esente".

Ultima modifica il Mercoledì, 18 Aprile 2018 02:51

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