Giovedi 23 gennaio 2014. La Repubblica, pagina 11. Intervista al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, a meno di ventiquattr'ore dalla conferenza stampa che ha sancito la revoca delle dimissioni presentate l'11 gennaio.
L'intervista non è firmata. I giornalisti del quotidiano diretto da Ezio Mauro, infatti, sono in mobilitazione.
Domanda: "Massimo Cialente, l'undici gennaio si è dimesso da sindaco dell'Aquila: avevano arrestato il suo vice". Evidentemente, un abbaglio: Roberto Riga non è stato affatto arrestato. Anzi. E' stato raggiunto da un avviso di garanzia. Il sindaco Cialente, però, risponde tranquillamente. O, almeno, così leggiamo sul quotidiano fondato da Scalfari.
Il primo cittadino si dice pronto a dimettersi ancora. "Se l'Italia non sarà solidale farò lo sciopero della fame, mi darò fuoco".
Qualche domanda ancora poi il giornalista torna alla carica: "Sindaco, le hanno arrestato il vice e il consigliere delegato alla ricostruzione: corruzione". Di nuovo, abbaglio. Roberto Riga non è stato affatto arrestato. Inoltre, Pierluigi Tancredi non è il consigliere delegato alla ricostruzione. Non è più consigliere comunale da tempo, in realtà. E la delega alla ricostruzione del centro storico gli fu affidata per qualche giorno, nel giugno 2009.
Cialente, però, pare non accorgersi delle inesattezze. E risponde come nulla fosse. Almeno, così leggiamo sul quotidiano. Racconta delle dimissioni di Riga: "Era nel mio ufficio, bianco come un cencio: non c'entro un c..., lo giuro sui miei figli. Non me ne vado. Gli ho dato un bicchiere d'acqua: devi dimetterti". Il racconto di pancia, del sindaco della città capoluogo di Regione, è inarrestabile: "Abbiamo avuto 7mila operai in centro storico, tutti insieme. Nome, cognome, ditta d'appartenenza, pass con l'ologramma. Ho trovato manovali con precedenti di camorra, li ho allontanati".
Pass con l'ologramma? Si. Cialente, in versione sceriffo, ha scovato i camorristi e li ha mandati via.
Poi, la dichiarazione che farà senz'altro discutere. La domanda del giornalista di Repubblica è chiarissima: "Quanto avete speso nei primi quattro anni e mezzo?" La risposta, sconvolgente: "Dieci miliardi per l'emergenza, otto per la ricostruzione. Serve un miliardo l'anno fino al 2020 e alla fine del terremoto ne sarà costati 25. Sotto la media degli ultimi cinque".
Fino ad oggi, dal 6 aprile 2009, sarebbero stati spesi 18miliardi. Siamo addirittura oltre le stime del ministro Trigilia, che aveva parlato di 12miliardi e 300milioni. E che per questo, era stato attaccato in maniera assai violenta. Cialente si sarà confuso. Non possono esserci dubbi.
A far di calcolo, infatti, in quattro anni e mezzo, sono stati spesi 6miliardi e 300milioni: 3.5miliardi per l'emergenza, 0.2 per la ricostruzione dell'edilizia pubblica, 2.6 per l'edilizia privata. Altro che 18miliardi. A valere su di uno stanziamento reale di 11miliardi e 400milioni (ecludendo i 600milioni in Legge di stabilità). Se invece si parla di risorse impegnate, al 31 dicembre 2013, siamo ad 8.3miliardi: 3.6 per l'emergenza, 900milioni per la ricostruzione pubblica e 3.8 per la privata.
Ad essere più schematici:
Emergenza, assistenza e altro. Dei 4.7 miliardi stanziati, 3.5 sono stati spesi durante la fase dell’emergenza per attività differenti dalla ricostruzione pubblica e privata. Con queste risorse sono state finanziate, tra l’altro, la realizzazione di immobili per sistemazione delle popolazioni sfollate e la ripresa delle attività scolastiche (CASE, MAP e MUSP, realizzati dal Dipartimento della Protezione Civile), la rimozione delle situazioni di pericolo e l’assistenza alla popolazione.
Ricostruzione edilizia pubblica. Per l’edilizia pubblica sono stati stanziati 1.5 miliardi, programmati/impegnati da parte degli enti attuatori 900 milioni e spesi circa 200 milioni. Restano, quindi, da impegnare risorse pari a circa 600 milioni.
Ricostruzione edilizia privata. Per l’edilizia privata sono stati stanziati 5.2 miliardi, concessi contributi ai privati per la ricostruzione degli edifici per 3.8 miliardi e spesi 2.6 miliardi.
Come è possibile che il sindaco della città, in una intervista ad un importantissimo quotidiano nazionale, dica che qui a L'Aquila, in quattro anni e mezzo, sono stati spesi 18miliardi? Come è possibile dire che sono già stati spesi 8miliardi per la ricostruzione? E come si può raccontare all'Italia che L'Aquila ha bruciato 10miliardi per la sola emergenza? Tra l'altro, dopo aver combattuto una guerra di dichiarazioni con il Governo, colpevole - a detta di molti - di aver colto l'occasione offerta dall'inchiesta 'Do ut Des' per chiudere i rubinetti e abbandonare la città. Sparando, appunto, cifre elevatissime senza giustificarle in modo appropriato.
Evidentemente, il primo cittadino è in stato confusionale. Non può che preoccupare.