Ogni giorno di più, la gestione del Progetto Case e Map si rivela assai problematica per il Comune dell'Aquila.
Affittuari morosi da inseguire, debiti accumulati con Enel da saldare, manutenzione milionaria che dovrà essere affidata - entro la fine dell'anno - ad una società pubblico-privata e che, per ora, è in deroga a Manutencoop almeno per l'ordinario, bollette pazze che gli assegnatari vengono chiamati a pagare anche se non è chiaro che cosa stiano realmente pagando.
Una situazione esplosiva che rischia - nei prossimi anni - di mandare in bancarotta l'amministrazione.
La vicenda delle bollette è emblematica, in questo senso. Al finire del 2013, i cittadini che abitano - o hanno abitato, anche per brevi periodi - gli alloggi dei complessi Case e Map, si sono visti recapitare le bollette inerenti i consumi di elettricità, gas e acqua dei tre anni precedenti. Rivedute e corrette, dopo che il Comune dell'Aquila - ai primi giorni dell'anno - aveva spedito delle bollette che si basavano su coefficienti errati e non sul reale consumo delle singole famiglie.
Alle legittime proteste dei cittadini infuriati, il sindaco Cialente rispose con l'invito a pagare almeno le prime cinque o sei rate. Con la promessa che l'amministrazione avrebbe provveduto - in quei mesi - a recapitare le bollette con i reali consumi. Il rischio - spiegò Cialente - era il distacco delle utenze: infatti, il debito accumulato negli anni con Enel sfiorava i 10milioni di euro.
Con altri 6 mesi di ritardo, dunque, arrivarono le bollette corrette. Non è affatto chiaro, però, come siano stati computati i coefficienti di consumo o di occupazione. I primi sono stati calcolati tenendo conto delle letture dei contatori o, riguardo l’elettricità, della frazione dei metri quadrati occupati nella singola piastra, i secondi, invece, o per i giorni di occupazione reale o con un più 'oscuro' fattore denominato "giornate termiche". Ad ogni modo, ciascuna bolletta riportava - per la prima volta - il consumo di ciascuna piastra dal 1° aprile 2010 al 31 marzo 2013.
Esaminando le varie tipologie di piastra, il gruppo civico di Appello per L'Aquila e il Consiglio civico Aquilano hanno evidenziato differenze enormi nei consumi totali. "Per il gas di riscaldamento, le Case dell’impresa Wolfhouse esaminate (due a Pagliare di Sassa e una a Coppito 3) hanno consumato in media 29.000 Euro totali, quelle della ditta Pellegrini (due a Coppito 3 ed una a Cese), invece, una cifra più che doppia: quasi 72.000 Euro in media!", hanno denunciato. "Le palazzine della Wood Beton hanno consumato in media 30.000 Euro, quasi come la tipologia Iter, altre hanno consumi decisamente superiori. Le palazzine esaminate sono equivalenti riguardo a superficie edificata".
Evidentemente, le enormi differenze sono dovute a diverse tecnologie di costruzione. "Esiste una certificazione di classe energetica per queste nuove palazzine?", si è chiesto il gruppo civico di Appello per L'Aquila. "Sono state rispettate le promesse evidenziate sul sito della protezione Civile?".
A leggere il sito internet, gli alloggi del Progetto Case dovrebbero avere consumi energetici sensibilmente inferiori ai limiti previsti dalla legge, "in media 30% in meno, con punte di oltre il 40%", con un risparmio di 28.500 KW/anno per singolo edificio. Nel bando di gara, infatti, erano attribuiti 20 punti al rispetto dell’ambiente sui 65 totali assegnati agli aspetti tecnici (in efficienza energetica, qualità degli impianti e sostenibilità ambientale). E' garantito, inoltre, l'isolamento acustico e termico di tutte le abitazioni. E gli impianti di riscaldamento dovrebbero essere realizzati con le migliori tecnologie, per limitare il consumo energetico, con impianti a bassa temperatura. Così da giustificare anche i prezzi assolutamente fuori mercato sborsati dal Governo per la realizzazione degli alloggi.
Invece. Alcune palazzine mostrano consumi assai elevati. E le differenze tra le piastre sono rilevanti. "Il consumo di acqua - ha chiarito Appello per L'Aquila - va dai 3.600 Euro di una palazzina Iter (Sassa) fino ai 26.354 di un’altra della stessa tipologia Iter (Coppito 2), e viene da chiedersi, se non vi sia qualche perdita laddove il consumo è quasi 7 volte di più del minimo. L’elettricità ha poi del paradossale: le quote da corrispondere raggiungono differenze pazzesche, da 5.000 a quasi 23.000 Euro". Non solo: i piani terra delle palazzine, costruiti a ridosso dei garage e, dunque, non perfettamente coibentati, presentano una dispersione di calore del 40% maggiore rispetto ai piani superiori.
Di nuovo, alla fine del 2013, è comunque arrivato dall'amministrazione l'invito a pagare le bollette, "in attesa di controlli sulle disfunzioni che il Comune sta portando a termine", assicurò l'assessore De Santis che - nel frattempo - aveva assunto la delega alla gestione economica dell'enorme patrimonio immobiliare.
Sono passati altri sei mesi. E i cittadini hanno iniziato a porsi il problema dei consumi degli alloggi provvisori: chi abita nel progetto C.A.S.E. e ha tempi lunghi di rientro, ha chiesto di essere trasferito in piastre meno 'sprecone', chi è obbligato a trasferirsi (sospensione CAS, affitto concordato ecc.) pretende giustamente di scegliere non solo la localizzazione, ma anche la tipologia dell’appartamento.
E l’amministrazione? Brancola ancora nel buio. I costi per il consumo di gas sono altissimi, e oscillano tra i 9mila e i 27mila euro a piastra, le differenze tra appartamenti al piano terra e ai piani superiori sono evidenti, nel conteggio delle utenze l'acqua calda pesava davvero poco, circa il 5% dei consumi, e invece sul totale incide oltre il 35% e, come non bastasse, la lettura dei contatori (ad essere precisi, si tratta di contabilizzatori di calorie) è spesso risultata errata. Pare che in alcuni casi sia stato appuntato il numero del contatore invece delle calorie consumate. Non solo. In alcune piastre, il consumo di metano è alto anche d’estate e i condomini si sono accorti che la caldaia non è stata affatto spenta, anzi consuma come d'inverno.
La paradossale situazione è emersa nei giorni scorsi, nel corso di una riunione alla presenza di alcune rappresentanze degli assegnatari, dell'assessore Lelio De Santis, del vice sindaco Nicola Trifuoggi, della dirigente a incarico del Settore ricostruzione pubblica e patrimonio Enrica De Paulis, da poco nominata e all'oscuro di molti aspetti di questa vicenda, e di Giorgio Paravano del SED, il Servizio Elaborazione Dati del Comune dell'Aquila.
La questione pare irrisolvibile. Difficile pensare che si possa intervenire, oramai, sulle bollette già recapitate e che i cittadini saranno costretti a pagare, con la minaccia dello sfratto. Per il futuro, si vedrà: si è parlato della sostituzione dei contabilizzatori, si è prefigurato un intervento dell'avvocatura del Comune per 'rifarsi' sulle ditte costruttrici, si stanno esaminando le polizze assicurative contratte con le ditte al momento della costruzione degli alloggi. Il problema è che non tutte le piastre sono coperte: per alcune, l'assicurazione è stata contratta per i soli danni da terremoto.
Si sta lavorando ad una soluzione per l'immediato: l'amministrazione starebbe pensando di tutelare - almeno in parte - gli assegnatari delle piastre 'sprecone'. Come? Le bollette delle piastre che hanno consumato più delle altre (in tre anni, oltre 44mila euro) verranno ricalcolate sulla media dei consumi totali. E la differenza? La sborserà il Comune dell'Aquila, sperando nelle coperture assicurative. Almeno, per le piastre per cui sono state contratte le polizze.
Insomma: la protezione Civile ha affidato la costruzione del progetto Case e dei Map a ditte specializzate, pagando profumatamente con soldi pubblici, secondo dettami che, però, in molti casi non sono stati rispettati. Non ha effettuato i dovuti controlli e non ha neppure stipulato delle polizze assicurative. Poi, ha ceduto gli alloggi al Comune dell'Aquila che, senza porsi alcuna domanda, ha acquistito le abitazioni al patrimonio. Chi paga? I cittadini assegnatari, evidentemente.
Possibile che il Comune dell'Aquila, al momento dell'acquisizione al patrimonio delle abitazioni del Progetto Case e Map, non si sia domandato se fossero coperte da polizze assicurative? La domanda è retorica. Altre domande, invece, dovranno avere presto una risposta: l'amministrazione sarà trasparente con i cittadini assegnatari, presenti e futuri? In altre parole, spiegherà ai cittadini che alcune piastre consumano molto più di altre e che, ai piani terra, le bollette sono più salate? E se così fosse, se gli assegnatari dovessero chiedere il trasferimento in altre piastre, cosa si intende fare con gli alloggi 'spreconi'? Per ora, il problema è pagare il debito contratto con l'Enel altrimenti potrebbero essere staccate le utenze. E per l'inverno appena trascorso, a cavallo tra il 2013 e il 2014, è probabile si decida di non ricorrere alla lettura dei contatori e tornare a bollette calcolate sulla media totale dei consumi. In maniera più equa, si è promesso.
Intanto, chi in questi mesi sta lasciando l'alloggio del Progetto Case per tornare nell'abitazione principale, si ritroverà a dover pagare ancora le rate della maxi bolletta riferita al triennio 2010-2013, in attesa che arrivi il conto per l'inverno appena trascorso e con le bollette bimestrali dell'abitazione principale che dovranno essere regolarmente pagate. Un vero e proprio salasso per le famiglie aquilane.