Giovedì, 11 Giugno 2015 15:39

L'Aquila, per Accord Phoenix è tutt'altro che fatta: ecco perché

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Un paio di giorni fa il vice presidente della Regione Giovanni Lolli (Partito Democratico) ha annunciato il via libera, da parte di Invitalia, per il finanziamento di quasi 11 milioni di euro pubblici per Accord Phoenix, che si dovrebbe insediare, come noto, nell'ex polo elettronico dell'Aquila. D'altronde, il sindaco Massimo Cialente, e tutta la giunta in pompa magna, quasi un mese fa aveva annunciato alla stampa l'ok dell'Agenzia ministeriale, dopo quasi tre anni di tira e molla. Il primo cittadino si era presentato ai giornalisti con un gufo di peluche, "simbolo dei gufi nel centrodestra", che avrebbero a detta sua sperato nel fallimento dell'operazione.

Oggi, è lo stesso centrodestra in Comune, capeggiato dal consigliere Giorgio De Matteis, a mostrare un altro pupazzo di peluche: Pinocchio. I bugiardi di turno sarebbero, secondo l'opposizione, Cialente e Lolli.

Se è vero, infatti, che Invitalia si è dimostrata disponibile a concedere il finanziamento, è altrettanto vero che ci sono diversi ostacoli da superare: condizioni imprescindibili per l'erogazione del mare di soldi pubblici, con i quali Accord Phoenix contribuirebbe a insediarsi nell'ex Polo con uno stabilimento di riciclaggio di materiali elettronici e il riassorbimento di tutti i lavoratori, che attendono doverose risposte e certezze ormai da anni.

Lo scoglio più riferibile a quello che può essere definito l'hardware dell'insediamento è legato alla proprietà dei locali. L'ex Polo elettronico, infatti, è per metà di proprietà comunale e per l'altra metà di gestione da parte dei gruppi imprenditoriali Palmerini e Csa. Sarebbe in corso una trattativa per l'acquisto dei locali da parte della Accord Phoenix ma, soprattutto i privati, non sarebbero così disposti ad accettare compromessi al ribasso.

Ci sono poi tutta una serie di condizioni legate alla solidità finanziaria di Accord Phoenix. Già lo scorso anno questo giornale pubblicava un'inchiesta sulla reale proprietà dell'azienda: il 76% di Accord Phoenix è "schermato", cioè formato da società trust offshore di cui non è dato sapere la proprietà. Evidentemente, anche Invitalia ci vuole vedere chiaro: dare 11 milioni di euro a una società nata nel 2012 e con soli 10mila euro di capitale sociale, sarebbe troppo azzardato. Per questo chiede a Enertil Investments Ltd (che detiene il 76%, il cui amministratore è Ravi Shankar) e a Francesco Baldarelli, altro componente del cda che detiene il 9,5% della proprietà, di convertire a capitale poco più di 2 milioni di euro. Da Roma, inoltre, si chiede al terzo soggetto del cda, Al One Investment Ltd (che possiede il 14,5), di rinunciare a 200mila euro di crediti vantati. Proprio a dimostrazione della solidità finanziaria - e quindi della permanenza dell'investimento nel capoluogo abruzzese - l'Agenzia ministeriale vuole un aumento del capitale sociale di 4,5 milioni di euro.

Nella richiesta di Invitalia spunta anche un nome inedito: la Ogam (acronimo di Ochard global asset management), una finanziaria londinese [leggi la scheda], che a legger le carte di Invitalia, finanzierà Accord Phoenix per almeno 2 milioni di euro.

"Attendiamo le smentite da parte di Pinocchio Cialente - ha evidenziato De Matteis - non vogliamo che non ci sia l'investimento, anzi. Però siamo stati offesi e derisi, ci hanno anche mandato i lavoratori inferociti [leggi l'articolo], e ora perché c'è questo atteggiamento omertoso? Perché continuano a fare proclami, senza dire che ci sono queste prescrizioni da adempiere?".

I lavoratori e le lavoratrici, nel frattempo, continuano ad attendere.


Le condizioni che ha posto Invitalia ad Accord Phoenix

> Idonea documentazione attestante la disponibilità dell'immobile, con dati catastali: foglio 77, particella 1430, sub 11;

> Relativamente ai mezzi propri, documentazione entro la presentazione del primo stato di avanzamento dei lavori e, in particolare:

> La conversione a capitale dei crediti vantati dai soci Enertil Investiments Ltd e Francesco Baldarelli per complessivi 2.166.817 euro;

> La rinuncia, da parte della Al One Investiment Ltd, di crediti per 200mila euro;

> La delibera e la sottoscrizione del previsto aumento di capitale sociale cash per complessivi 4,5 milioni di euro e contestuale versamento dei decimi di legge (25% corrispondenti a 1,125 milioni di euro);

> La sottoscrizione e il relativo versamento del previsto prestito convertibile (convertible equity) da parte di Ogam per complessivi 2 milioni di euro;

> Relativamente al finanziamento previsto da parte di Ogam, documentazione attestante, entro la presentazione del primo Sal, la stipula del contratto definitivo per un importo minimo di 30 milioni di euro e del versamento alla società beneficiaria dell'importo complessivo minimo di euro 28 milioni di euro. La restante parte dell’aumento di capitale cash, pari a 3.375.000 euro e del finanziamento Ogam di 2 milioni di euro dovranno essere versati in misura proporzionale alla presentazione delle singole richieste delle agevolazioni;

> Entro il primo sal dovrà inoltre essere fornita documentazione idonea ad accertare la mancata concessione, per gli immobili oggetto del programma, di ulteriori agevolazioni nei 10 anni antecedenti alla domanda; in alternativa, dovrà essere fornita documentazione attestante il versamento di ulteriori mezzi finanziari per un importo corrispondente ai minori contributi concedibili.

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