Brutte sensazioni quando ci ritrovammo con due gingle differenti. Le strane vibrazioni delle notti londinesi continuavano a far sentire la loro eco anche a diverse settimane di distanza. Capitò tutto nel momento in cui io e Gas ci approcciammo ad osservare il materiale registrato e ci accorgemmo che per metà dei video si cantava “I drink a lot and so I piss a lot” e per l’altra metà “I drink too much and so I piss too much”. Un po’ come se i Beatles, colti da entusiasmo, avessero registrato per sbaglio Hey Dude, dimenticando Jude in un pub di Abbey Road.

Comunque, facemmo subito un paio ipotesi per spiegare l’accaduto.

La prima e più fantasiosa, aveva qualcosa a che fare con la birra britannica che probabilmente, se assunta in certe quantità, poteva averci fatto confondere le idee e dimenticare lì per lì il gingle. La seconda si basava sulla concreta possibilità che ci avessero identificati e scoperti non appena atterrati a Londra, rapiti e ipnotizzati, in modo da cancellare dalle nostre menti le tracce del gingle originale e modificarle con uno del tutto nuovo e poco musicale. Ovviamente scartammo subito la prima ipotesi e prendemmo per buona la seconda. Maledetta ipnosi.

Ci trovavamo con un problema e poco tempo per risolverlo. Il countdown per la fine del mondo era partito, con tanto di ticchettio fastidioso a rimarcare il passaggio dei secondi.

Che fare? Tenere solo la versione con a lot? Tenere quella con too much? O magari entrambe in un montaggio incrociato?

Beh, qualunque sia la scelta vedete di muovervi perchè la sabbia nella clessidra scende impietosa! Dovevamo prendere una decisione e premere il pulsantone rosso. C’è sempre un pulsantone rosso da premere in queste occasioni e c’era anche quella volta. Un maledettissimo pulsantone rosso lampeggiante. Buttammo lì svariati argomenti in favore dell’una o dell’altra versione, ma nessuno sembrava essere troppo convincente. Poi, finalmente, ci vennero in aiuto i giapponesi. Si proprio così, i giapponesi.

Andiamo con ordine. Dato per scontato che un tormentone, per essere tale, deve rispettare i criteri di orecchiabilità e semplicità, il pensare ai giapponesi ci diede la soluzione a tutto l’intreccio. Pensate ad un turista giapponese a lavoro, ossia intento a far finta di reggere la torre di Pisa mentre la moglie sta per scattargli una foto. La finta smorfia sul viso, il sudore sulla fronte e la tensione dei muscoli. Bene, pensate se in quel preciso istante sentisse il bisogno irrefrenabile di cantare il gingle. Cosa sarebbe stato più semplice? Too much? A lot? O entrambi? Risposta esatta, jackpot vinto. Prememmo il pulsantone rosso e mandammo a lot in rete, rispedendo too much nell’inferno dei tormentoni mancati.

Eravamo sollevati, ma non ancora sicuri di aver fatto la scelta giusta. Per fortuna poco dopo arrivò la telefonata a tranquillizzarci. Sì, ci chiamò il presidente degli Stati Uniti d’America. Cosa che in effetti non ha molto senso. Ci saremmo aspettati più uno squillo da parte del presidente del Consiglio, o magari un sms dalla regina d’Inghilterra, ma del resto si sa che gli americani sono sempre lì a spiare. Comunque non posso lasciarvi il numero di Obama, perché chiamò con lo sconosciuto, il telefono squillò per qualche secondo, Gas rispose e più che una telefonata sembrò un telegramma: “Complimenti campioni. Siamo orgogliosi di voi. La patria vi ringrazia. Avete fatto la scelta giusta. Continuate così!”

Molto bene.

“I drink too much and so I piss a too much” non è considerabile in nessun modo un tormentone o un gingle. Chiunque dovesse cantarlo risulterebbe assolutamente fuori luogo e ridicolo. Chiunque dovesse utilizzarlo al posto di “I drink a lot and so I piss a lot” incorrerebbe nell’ilarità generale. E’ assolutamente vietato il suo utilizzo in luogo pubblico, a meno che non siate la moglie di un giapponese e vogliate cantarlo a vostro marito intento a far finta di avere il Colosseo poggiato sul palmo della mano, in modo da confondergli le idee.

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