Sabato, 05 Novembre 2016 12:26

"Cose che vorrei chiederti", nuovo singolo delle Lingue sciolte. L'intervista a Federico Vittorini

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Da qualche settimana è uscito il nuovo brano di un gruppo aquilano che, malgrado la giovane età dei suoi componenti (tutti ventenni o poco più), si sta facendo conoscere per la grande maturità con cui riesce a unire un sound dagli accenti marcatamente pop/rock con una spiccata vena cantautoriale.

Una scelta, quella di affidare così tanta centralità ai testi, scritti peraltro in italiano, che va sicuramente in controtendenza rispetto a tanta musica italiana moderna di area più o meno indie, basata invece su una vena più strumentale e su tentativi di imitazione, più o meno credibili, dei modelli inglesi e soprattutto americani.

La canzone si intitola Cose che vorrei chiederti e ad inciderla sono state Le lingue sciolte.

Per conoscerli meglio abbiamo intervistato il cantante e chitarrista Federico Vittorini.

Federico, Cose che vorrei chiederti non è il vostro primo singolo ma è il primo a essere distribuito su piattaforme come Spotify e I-Tunes. Quando lo avete registrato?

Cose Che Vorrei Chiederti è il quarto brano presentato ufficialmente dalle Lingue sciolte, ma è la prima volta che un nostro brano è disponibile anche su tutte le piattaforme digitali. È il brano che segna l'esordio del nuovo progetto artistico/musicale che stiamo intraprendendo come gruppo. L'ho scritto un sabato pomeriggio di fine agosto, la settimana successiva era già in studio di registrazione, e domenica 9 ottobre lo abbiamo reso pubblico. È un testo al quale sono profondamente affezionato.

Parlaci delle Lingue sciolte. Quando nasce il gruppo? Da quanto tempo suonate insieme?

Le Lingue Sciolte si presentano ed esordiscono ufficialmente a marzo 2015 con l'uscita del singolo Io sono così. Il gruppo nasce dall'amicizia e dalla passione per la musica che lega me, Tommaso Verlinghieri e Federico Fiamma. Ad agosto 2016 è subentrato Marco Fontana al posto di Federico Fiamma alle chitarre elettriche ed il resto del gruppo è composto da me (voce e chitarra acustica), Tommaso Verlinghieri (violoncello), Andrea Orlandi (batteria e percussioni) e Francesco Pignatelli (basso).

Cose che vorrei chiederti è un brano molto rappresentativo del vostro sound, un pop/rock con una forte impronta cantautoriale, che si riflette soprattutto nella centralità e nell’importanza che rivestono i testi. Quali sono le vostre influenze principali?

Sì, Cose che vorrei chiederti ci rappresenta molto sia a livello di sound, che a livello testuale. Stiamo cercando di mantenere sempre l'impronta cantautorale nei nostri progetti, lavorando però un po' di più sui suoni e sugli arrangiamenti. Quello che vorremmo produrre è un genere che metta in evidenza un cantautorato moderno. Naturalmente come tutti i gruppi emergenti ognuno di noi ha le proprie influenze musicali, ed è bello quando ci confrontiamo, ad esempio in sala prove, e cerchiamo di arricchire il brano con le cose che più ci rappresentano. In questo periodo stiamo seguendo molto da vicino la scena indie italiana, senza mettere da parte le influenze che più hanno segnato i nostri percorsi musicali, ad esempio io ho sempre ascoltato cantautori italiani, da De Andrè a Rino Gaetano, da Daniele Silvestri a Fabrizio Moro, da Fabi a Mannarino, Tommaso, essendo musicista classico, è caratterizzato dai suoi studi in musica classica, mentre Marco, ha influenze più rock. L'unione di queste diverse influenze musicali ci mette alla ricerca del nostro sound, che pian piano stiamo scoprendo e cercando di migliorare.

E’ anche un brano molto stratificato, con sovraincisioni di voci e strumenti, che alterna momenti di quiete ad altri di maggiore tensione e ricchezza strumentale. Si sente che dietro c’è un lavoro di produzione e post produzione molto accurato.

Nel nuovo percorso da noi intrapreso, ci sta seguendo da vicino la A.L.T.I. Records, ovvero lo studio di registrazione di Luigi Tarquini e Federico Fontana. Il lavoro di produzione sul nostro brano è stato effettuato da loro, e noi, come gruppo, ci stiamo trovando molto bene a lavorare con loro, per la cura dei dettagli e la professionalità che è presente in studio. Ci sono momenti di quiete e di tensione alternati perché il senso della canzone è quello di una persona che riesce a trovare la pace, il sorriso, la felicità. Il brano si chiama Cose che vorrei chiederti perché le due strofe non sono altro che domande che questa persona vuole fare ad un'altra persona, e scriverle è il miglior modo che conosce per potergliele fare.

Da chi sono scritti i testi? E le musiche?

I testi sono tutti scritti da me, essendo io autodidatta, scrivo il testo e lo accompagno con la chitarra acustica, e lo presento successivamente agli altri membri del gruppo.  Sulle melodie, sulla musica, si discute tutti insieme, si cerca il miglior modo per valorizzare le parole e ogni strumento. Gli arrangiamenti sono dunque sempre decisi insieme, rivisti, riprovati insieme.

Qual è la molla, l'impulso più forte che ti/vi spinge a scrivere?

La molla che mi spinge a scrivere è lo scrivere stesso. Scrivendo riesco a guardarmi allo specchio, riesco a dire le cose che ho dentro, riesco a respirare. Quando si hanno tantissime cose da dire e si riesce a scriverle è una sensazione fantastica, ed è per questo che continuerò a scrivere, perché prendere una penna, ed un foglio bianco, spesso ti salva, ti sfoga, ti arricchisce.

Quanto ha influito e continua a influire la tua esperienza personale e il tuo vissuto legato al terremoto nella tua poetica e nella tua voglia di fare musica?

La mia voglia di fare musica non è direttamente collegata alla mia esperienza personale. Faccio musica perché mi piace fare musica, perché ho voglia di comunicare e comunicare con la musica credo sia un qualcosa di grande, un qualcosa di vero. La musica è per tutti, tutti possono ascoltare musica, facendo propria una canzone, una melodia. La musica è un qualcosa che unisce, che ti segna.

Suonate molto anche dal vivo? So che uno dei vostri ultimi concerti, l’estate scorsa, si è svolto ad Amatrice, praticamente tra giorni prima del terremoto.

Sì nel nostro anno e mezzo di attività abbiamo suonato spesso dal vivo, e suonare dal vivo è bellissimo. Sul palco ci sentiamo a casa nostra, a nostro agio.  Però non si può pensare solo alle esibizioni live, diciamo che la stagione invernale ci servirà molto per chiuderci in studio e lavorare sul progetto, facendo uscire altri brani, preparando qualcosa di bello, magari un bel regalo prima dell'inizio della prossima estate, così poi da poterci dedicare al palco non appena tornerà la bella stagione. Non escludiamo qualche esibizione Live anche durante l'inverno comunque.

Sei molto legato all’Aquila ma hai scelto di frequentare l’università fuori. Che rapporto hai con questa città? Come si vive, secondo te, oggi all’Aquila?

Sono iscritto ad un'università di fuori ma passo la maggior parte della mia vita qui, nella nostra città, chi mi conosce lo sa. Ho un rapporto bello con la mia città, la amo, la amo nelle sue sfumature, e non la lascerei mai da sola, perché ha bisogno di ognuno di noi per poter diventare in futuro qualcosa di bello. Oggi a L'Aquila si vive, se si vive bene o male dipende da ognuno di noi, è un commento troppo soggettivo secondo me. Certamente le difficoltà sono molteplici, ma le difficoltà devono anche essere uno stimolo per poter migliorare una situazione non ottimale.

Dopo il terremoto in città sono nati tanti gruppi, la musica è stata vista da subito da tanti tuoi coetanei come un mezzo espressivo con cui ritrovare un’identità in una città che non aveva più da offrire punti di riferimento e di aggregazione. Anche per te è stato così? Cos’è per te la musica?

La musica è vita, la musica è una valvola di sfogo, la musica è riflessione.  La musica sono sorrisi, pensieri, attimi. La musica sono i momenti tristi che ti caratterizzano e sono i momenti felici che allo stesso modo fanno parte di ognuno di noi.  È bellissima questa cosa che in città ci siano tantissimi gruppi, tanta gente che fa musica, è bello confrontarsi, sarebbe bello aiutarsi, ma non sempre si può essere d'accordo con tutti coloro che fanno musica. Come dicevo prima però, la musica dovrebbe sempre essere qualcosa che unisce, e soprattutto che fa riflettere. La musica è scambio di emozioni, e credo che sia il dono più grande che tra esseri viventi possiamo farci, quello di scambiarci emozioni.

Quando pensi al tuo futuro, ti vedi qui all’Aquila o in un’altra città? E tra i tuoi coetanei è più forte la voglia di rimanere o di andare via?

Anche se in futuro per un motivo "x" non sarà più possibile vivere qui, L'Aquila sarà sempre casa mia, mai nessun'altra città potrà prendere il suo posto. Chiaramente l'auspicio è quello di restare qui, diventando comunque cittadini del mondo, aprendo i propri confini. Secondo me alla fine c'è, in generale, la voglia di rimanere qui.

Secondo te cosa manca oggi all’Aquila ai ragazzi della tua età? C’è, a tuo parere, una sufficiente attenzione, da parte della politica locale, ai vostri bisogni, alle vostre necessità e richieste?

Da parte della politica locale non c'è l'attenzione di cui avremmo bisogno, la cosa che più manca a noi giovani è essere ascoltati. Vorrei che chi ricopre ruoli importanti nell'amministrazione ci ascolti di più, non dia peso all'età ancora giovane. Perché abbiamo tante cose da dire e tanta voglia di fare. Quindi, ascoltateci, riflettete sui nostri progetti, non ci mettete un bavaglio, non fateci accontentare.

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