Domenica, 02 Aprile 2017 23:19

Verso le primarie, intervista ad Americo Di Benedetto: "Io, il sindaco possibile"

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Dieci domande, concrete; dieci risposte, per abbozzare un programma di governo. Nessun volo pindarico, piuttosto il tentativo di comprendere le ragioni di una candidatura, l'idea di città che propongono i candidati alle primarie di centrosinistra del 9 e 10 aprile. Lavoro, rilancio economico, turismo, rivitalizzazione del centro storico, scuole, progetto Case, ricostruzione privata e pubblica, frazioni: vi proponiamo le interviste ad Americo Di Benedetto, Pierpaolo Pietrucci e Lelio De Santis, una al giorno, di qui a mercoledì, perché possiate farvi un'idea sul loro progetto politico.

Iniziamo con il presidente della Gran Sasso Acqua, già sindaco di Acciano per 11 anni.

Di Benedetto, iniziamo dal tema più urgente d'affrontare: l'emergenza occupazionale, la crisi del comparto del lavoro. Quale ricetta, concreta, dovesse vincere le primarie e, poi, diventare sindaco?

La prima risposta deve essere la salvaguardia del lavoro che abbiamo; ci sono vertenze in corso, e mi auguro ci siano le condizioni per dare risposte; penso alla battaglia sui call center, tra le altre. Parlando di rilancio dell'occupazione, c'è da capire se la strada giusta sia quella incentivante il lavoro o l'attività d'impresa: a mio parere, parte dei fondi disponibili dovrebbero essere dedicati all'incremento occupazione delle realtà territoriali 'a forte tiraggio' così da salvaguardare la prospettiva di crescita in settori forti che possano garantire una occupazione immediata. Altre possibilità vengono offerte dalle normative europee: la nostra realtà ha vocazioni importanti, in questo senso. Non ultimo, il turismo: dovremmo cercare di prestare più attenzione a questo settore, non si tratta di una marginalità piuttosto di un'occasione di sviluppo economico.

A L'Aquila, turismo significa, anche e soprattutto, Gran Sasso: nei giorni scorsi, l'associazione Progetto Montagna ha annunciato di aver raccolto oltre 5 mila firme su ognuna delle due petizioni che, in sostanza, chiedono la riperimetrazione di Sic e Zps. D'altra parte, un anno fa è stato firmato un accordo tra le forze di centrosinistra che si sostanzia nella convinzione che le infrastrutture previste nel piano d'Area vadano realizzate, senza intaccare, però, i vincoli comunitari. Che posizione ha, nel merito, e come immagina il possibile sviluppo della nostra montagna?

Sto dalla parte dello sviluppo sostenibile, e sono convinto che sul Gran Sasso - imponente immagine del turismo cittadino - ci siano le condizioni per farlo; l'importante è creare compatibilità tra la realizzazione delle infrastrutture e la necessaria eleminazione dei detrattori ambientali. L'infrastrutturazione idrica e fognaria laddove insiste l'albergo, per esempio, è una possibilità concreta per smantellare l'impianto di depurazione: un valore aggiunto nell'ambito del piano d'area, compatibile con la salvaguardia dell'ambiente. E sulla riperimentrazione, resto convinto che rappresenti sempre un fallimento: un fallimento; significa che un valore aggiunto, l'ambiente, diventa un problema per lo sviluppo. Se è stato fatto un errore nella programmazione, a monte, è per l'assenza di partecipazione: quando si programmano interventi, infatti, vanno interessate le comunità che abitano le aree, mantenendo la giusta attenzione sulla salvaguardia dell'ambiente.

Altra priorità, per i prossimi 5 anni: la rivitalizzazione del centro storico. A breve, verrà pubblicato il bando Fare Centro: basterà? E che tipo di vocazione immagina per il centro città, quali funzioni dovranno animarlo?

Il centro storico è l'aspetto più importante da tenere in considerazione per la futura amministrazione. Sta tornando bellissimo, ed ha una particolarità: la disponibilità finanziaria per riproporre ciò che c'era prima del terremoto, anche se non con la frequentazione di allora, oltre mille attività dentro le mura e 12-13 mila residenti non è che li riporti in un attimo, men che meno con un sistema incentivante; permetterà, comunque, un passo d'avvicinamento che consentirà, tra l'altro, di immaginare il centro storico del futuro: indicherà come agire, penso alla vivibilità, al decoro, all'arredo urbano, alla strutturazione di un avvicinamento al centro, con parcheggi diffusi, polverizzati. Alla luce della urbanizzazione che stiamo realizzando, la vocazione del centro storico starà nella originalità dell'avanguardia rappresentata dalla possibilità di accedere al mondo della rete ultraveloce, uno sviluppo che potrà avere ampia considerazione per le imprese che lavorano con l'informatizzazione.

Dal centro alle periferie, fino alle aree delle new town; i progetti Case rischiano di mandare in default l'amministrazione comunale: continuiamo a spendere milioni per i mancati pagamenti delle utenze, c'è un enorme questione che attiene alla manutenzione ordinaria e straordinaria. Che destino immagina per questo importante comparto immobiliare pubblico?

Il progetto Case è un grande condominio, e l'amministratore è il Comune dell'Aquila. Come Gran Sasso Acqua, facemmo una battaglia - andata via la Protezione civile - per intestare le bollette ai singoli occupanti degli immobili: una gestione non particolarmente puntuale, infatti, l'impossibilità di procedere con calcoli immediati, avrebbero accresciuto la debenza degli assegnatari creando disfunzioni. In generale, se l'amministrazione avesse avuto la possibilità di gestire meglio la vicenda delle utenze, la situazione si sarebbe rilevata meno problematica: il Comune dell'Aquila, tuttavia, non ha una struttura dedicata ed è naturale si sia creata una criticità. Ora, è chiaro che non si può andare avanti così: va rivisitata la proprietà, verificata la qualità del costruito, non è possibile smantellare le piatre inagibili - a mio parere - perché andrà prima verificata la responsabilità delle vulnerabilità, cercando di capire se è l'Ente potrà ottenere il ristoro dei danni o, altrimenti, come evitare costi spropositati per la manutenzione. Poi, va valorizzato il patrimonio esistente con una dislocazione della gestione; immagino che le piastre a ridosso delle frazioni possano essere gestite da quelle comunità: in questo senso, ho lanciato l'idea di una fondazione con patrimonio dedicato, con l'istituzione di strutture pubbliche partecipate dal Comune, dalle amministrazioni separate, dalle associazioni locali. Così, il patrimonio circoscritto sarebbe più facile da gestire, con maggiore efficacia ed efficienza, e si risolverebbero i problemi di farraginosità delle procedure pubbliche per la risoluzione dei problemi; la fondazione, infatti, è dettata dalle regole del codice civile ma agisce secondo criteri privatistici.

Capitolo ricostruzione: se quella privata è oramai avviata, sebbene non manchino i problemi, la ricostruzione pubblica è ferma al palo. Come risolvere l'impasse?

Ci vuole una migliore organizzazione , c'è una lentezza nelle aggiudicazioni per i tanti problemi legati anche alla titubanza procedurale; la maggiore celerità passa anche attraverso una standardizzazione delle procedure: è necessario organizzarsi in modo che se si presenta l'esigenza di addivenire ad una procedura d'aggiudicazione di un'opera pubblica, si possa mantenere la funzione in  campo al Comune con una struttura dedicata capace di seguire le varie fasi del procedimento.

Se è vero che è la ricostruzione privata è ben avviata, nelle frazioni segna invece il passo. Che proposte farà ai cittadini che le abitano, giustamente arrabbiati per lo stato delle cose?

Le frazioni avranno una possibilità di ripartenza, nei prossimi mesi. Fino ad ora, è stata data priorità al centro storico che ha avuto un maggior assorbimento di risorse; ora, si andrà in concorrenza con le frazioni. E' evidente che vada accelerata, comunque, l'attività che sta a presupposto della erogazione dei finanziamenti, ma l'amministrazione dovrà pensare anche alla strutturazione della realtà pubblica, su tutte i sottoservizi che dovranno essere programmati per rendere conciliabile la ricostruzione privata e quella pubblica.

Delibera 58, le famose casette di legno: l'amministrazione uscente ha fatto un mezzo passo indietro sull'abbattimento manifestando l'intenzione di sanare col Prg di futura approvazione le casette costruite secondo i dettati della delibera (dovrebbero essere 1500 circa); le altre, andranno abbattute. Cosa ne pensa, e che farebbe da sindaco?

Un atto amministrativo assunto deve avere un capo ed una coda; un capo c'è, la delibera esiste, ed ha prodotto effetti che vanno affrontati, considerando che la demolizione e lo smantellamento comportano sempre oneri e residui d'invasione dell'ambiente. E' chiaro che lo strumento urbanistico ha cercato di ratificare uno sviluppo che ci sarebbe stato comunque, pure se non fosse accaduto il terremoto. Se lo strumento urbanistico, infatti, permette l'edificazione su alcune aree, vuol dire che ha reso compatibile l'edificazione anticipata (con il pagamento dei diritti ad edificare, ovviamente); d'altra parte, viviamo ancora una situazione d'emergenza: il tempo, infatti, non sana la paura. In questo senso, siamo chiamati a dare una certificazione di sicurezza ai cittadini, non dichiarazioni di sicurezza, attraverso atti concreti; oggi, la certificazione reale è carente, di qui l'imbarazzo a intervenire: va fatta, dunque, una valutazione generale di compatibilità con ulteriori strumenti urbanistici d'area, non considerando le situazioni stridenti in termini di sicurezza, ma valutando caso per caso. A volte, la demolizione è più dannosa dell'esistenza in vita di una struttura; non si può prestare superficialità, però, alle situazioni speculative.

Ultimo capitolo, a proposito di sicurezza: lo stato delle scuole cittadine. Vincesse le primarie e, dunque, le elezioni amministrative, da sindaco cosa direbbe a studenti, docenti e genitori, come li rassicurerebbe in vista del prossimo anno scolastico?

Abbiamo una condizione migliore rispetto ad altre città sull'edificato strutturato di proprietà privata; sulle strutture pubbliche, invece, viviamo una maggiore delicatezza: ebbene, dobbiamo assicurare certezze in termini di sicurezza. Purtroppo, con le strutture scolastiche che abbiamo - quelle restaurate nel post terremoto - non possiamo garantirla al 100% della impossibilità ad essere vulnerabili: dunque, va acquisita una cultura tale per cui se la frequentazione di alcune strutture è compatibile con la possibile criticità da terremoto che non creerebbe, comunque, pericoli per la vita delle persone - come accade per le abitazioni private - allora un piccolo sacrificio è necessario chiederlo. Non è realizzabile, oggi, una ulteriore edificazione provvisoria di moduli per scuole, ci vorrebbero un paio d'anni a realizzarli: è necessario, invece, ottenere le certificazioni del caso e, se necessario, trovare strutture alternative compatibili con la frequentazione dei ragazzi. Va fatto subito.

Ultima domanda, scelga lei un titolo per l'intervista: Verso le primarie, intervista ad Americo Di Benedetto...

"Il sindaco possibile".

 

Domani, martedì 4 aprile, l'intervista a Pierpaolo Pietrucci; mercoledì 5 aprile, la chiacchierata con Lelio De Santis.

Ultima modifica il Domenica, 02 Aprile 2017 23:47

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