Prima di diventare uno dei conduttori di Caterpillar, la celebre trasmissione di Radio 2 in onda tutti i giorni alle 18, Paolo Maggioni ha fatto parte per 10 anni della redazione di Radio Popolare, storica radio indipendente milanese (capofila di Popolare Network) nata nel 1975.
Classe 1982, interista, Paolo ha condotto programmi storici come L'Insostenibile leggerezza di...Effenberg, settimanale di cultura e letteratura sportiva, e Jalla!jalla!, quotidiano di costume e società.
E' autore anche trasmissioni di approfondimento giornalistico tra cui il documentario Quelli che...Beppe Viola (scritto con Paolo Aleotti) andato in onda su Rai3 e premiato con il "Premio della Critica Bruno Beneck" e una menzione speciale nella sezione Movies Tv all'edizione 2013 di Sport Movies & TV, il Festival Internazionale del Cinema Sportivo (FICTS).
Proprio in virtùdei suoi trascorsi a Radio Popolare, Paolo conosce molto bene il mondo e le dinamiche del giornalismo indipendente. Per questo, e anche per consolidati legami d'amicizia con la nostra redazione, è stato tra i primi, anzi, il primo in assoluto, ad aderire alla campagna di sottoscrizioni "Sostieni la tua voce!" lanciata da NewsTown.
Allora Paolo, cosa ti ha spinto a dare il tuo contributo a NewsTown?
"Ho aderito alla vostra campagna per tre motivi. Anzitutto, per l'amicizia che mi lega ad alcuni di voi. In secondo luogo, perché navigo spesso su NewsTown per avere notizie sull'Aquila. Penso sia molto importante che ci siano siti che tengano viva l'attenzione sulla vostra città, da lontano è molto difficile seguire tutti i passaggi della ricostruzione, e voi siete un occhio molto attento e una fonte giornalistica preziosa. Il terzo motivo è legato al momento che stiamo vivendo. In questi anni così difficili, infatti, questo nostro mestiere è stato considerato, soprattutto tra i ragazzi, una cosa da non fare, con la motivazione che tanto non si trova lavoro, che non c'è possibilità di campare serenamente ecc. E invece a me è piaciuta molto l'idea che un gruppo di persone, tutte molto giovani, sia tornato nella propria città per avviare un progetto giornalistico con grande entusiasmo. Tutto questo significa rispondere con i fatti a un mood generale un po' pessimista".
Hai trascorso dieci anni a Radio Popolare, una delle più importanti realtà italiane nel mondo dell'informazione indipendente, palestra di generazioni di giornalisti, molti dei quali approdati poi, proprio come te, in Rai o in altri grandi network commerciali. Che esperienza è stata la tua?
"Un'esperienza decisiva. Radio Popolare è una palestra unica in Italia proprio perché è una radio completamente indipendente. Un'indipendenza non sbandierata o di facciata ma, oserei dire, algebrica, nel senso che i conti, alla fine, li fanno gli ascoltatori, che sono i veri padroni della radio perché sono coloro che la finanziano. E se i conti non tornano, se cioè gli ascoltatori notano un calo della qualità, se viene meno il rapporto di fiducia tra loro e chi fa la radio, semplicemente calano gli abbonamenti. E' un meccanismo di una trasparenza assoluta, che consente al giornalista di sentirsi completamente indipendente, di sperimentare, di osare e di rispondere direttamente ai suoi lettori, a instaurare con loro un rapporto di assoluta confidenza con il mezzo perché ne sono padroni e contemporaneamente esercitano un'attività di verifica costante. Tutto questo genera anche una comunità. La mia esperienza a Radio Popolare è stata decisiva anche per ciò che concerne la mia idea di fare informazione. Crescere in una redazione che ha quel tipo di struttura ti consente di allargare molto gli orizzonti e di essere veramente libero nell'approccio alla professione".
Questa sera presenteremo, insieme a Livio Pepino, uno degli autori e dei curatori, il libro Grammatica dell'indignazione. Quest'anno per Caterpillar stai facendo l'inviato, vai in giro a raccontare l'Italia dai luoghi che in qualche misura ne sono diventati un po' lo specchio, nel bene e nel male. Hai anche tu l'impressione che ci sia bisogno di “educare”, come propongono Revelli e Pepino, questa indignazione dilagante, diffusa, per trasformarla, da forza distruttiva, in energia positiva?
"Secondo me è molto difficile dare un quadro generale ed esaustivo del Paese. La nostra società è diventata veramente liquida, per usare una definizione abusata. Lo sforzo che stiamo facendo noi di Caterpillar, però, è anche quello di raccontare le storie di chi, pur avendo tutte i motivi del mondo per essere pessimista, decide di non abbandonarsi a un'idea di declino alla quale sembra che siamo rassegnati un po' tutti e nel suo piccolo, facendo affidamento unicamente sul proprio talento o sul proprio ingegno, progetta e inventa delle cose. Il viaggio che sto facendo in Italia quest'anno è pieno di piccoli esempi virtuosi. Ho sfogliato anch'io il libro di Pepino, l'indignazione è sicuramente un sentimento comprensibile quando la politica, le istituzioni, l'economia, sono così distratte rispetto alle esigenze quotidiane, al desiderio di una vita dignitosa delle persone. Ma credo che, oltre a una grammatica dell'indignazione, vada scritta anche una grammatica della risposta, della rinascita, della proposta della voglia di ripartire. E mi sembra che voi nel vostro piccolo lo stiate facendo".