Ricorso in Consiglio di Stato contro l'Ufficio speciale di Paolo Aielli. Deliberato dalla Giunta comunale, il 17 gennaio 2014. Un atto politico gravissimo, a sentire Giorgio De Matteis e Luca Ricciuti che in conferenza stampa, il 21 febbraio passato, avevano denunciato "l'irresponsabilità dell'amministrazione". Con un tempismo tutt'altro che causale, avevano sottolineato.
"Non si tratta affatto di un attacco della Giunta all'Ufficio speciale che, anzi, considero una delle costole che compongono il corpo del Comune", la replica - ai microfoni di NewsTown - dell'assessore alla ricostruzione Pietro Di Stefano, che incontriamo nel suo ufficio a qualche ora dalla discussione in assise consiliare della delibera di normazione delle aree a vincolo decaduto, poi saltata per mancanza di numero legale. "Se si sfoglia la delibera 13 del 17 gennaio, si evince chiaramente. E' l'avvocatura del Comune che ha inteso istruire così il ricorso. Decisione - sottolinea Di Stefano - che inviterei a leggere come una provocazione al Governo".
Sfogliamola, la delibera. La giunta comunale, presieduta dal vicesindaco Betty Leone nei giorni delle dimissioni del primo cittadino, con voto unanime ha autorizzato il Comune dell'Aquila "a proporre ricorso in appello dinanzi al Consiglio di Stato avverso le sentenze del Tribunale Amministrativo Regionale per l'Abruzzo numero 1013/2013, 1037/2013, 1025/2013, 1000/2013 (nonché nei confronti di ulteriori, eventuali decisioni dello stesso tenore relative ad identiche fattispecie) conferendo mandato di rappresentanza e difesa delle ragioni dell'Ente ad uno dei professionisti dell'Avvocatura comunale". In effetti, non sembrerebbe configurarsi affatto un attacco all'Ufficio speciale. Piuttosto, è l'estremo tentativo del Comune dell'Aquila di bloccare le sentenze del Tar che - nei mesi scorsi - ha accolto un centinaio di ricorsi presentati dai cittadini per la mancata erogazione, nei tempi utili stabiliti in 60 giorni - che diventano 120 per il centro storico - , dei contributi per la ricostruzione privata.
"Il problema c'è", sospira Di Stefano. "I ricorsi al Tar sono continui. Anche in questi giorni, sono arrivate diverse note dell'avvocatura a chiedere una relazione agli uffici del Comune. Pensavamo di averli arginati con l'adozione delle schede parametriche: purtroppo, non è così. Il problema - a questo punto - può risolverlo solo il Parlamento: è difficile - se non impossibile - stare nei tempi stabiliti per la valutazione delle schede e, anche riuscissimo, non avremmo comunque i soldi per evadere le pratiche. Dunque, il ricorso andrebbe esteso al Governo che non assicura fondi certi. Come sapete, le pratiche - che prima erano valutate dalla filiera - oggi sono di competenza dell'Ufficio speciale: entrano direttamente lì, come protocollo. Il Comune non può intervenire in alcun modo: subisce, però, la valanga di ricorsi che hanno comportato una spesa di oltre 400mila euro. Non si può andare avanti così. E' un massacro".
Di Stefano ci mostra un paio di lettere, scritte di suo pugno e inviate al Diset. Portano la data dell'ottobre 2012 e dell'ottobre 2013. "E altre ne ho scritte all'allora commissario Gianni Chiodi", sottolinea. L'assessore alla ricostruzione ha ripetutamente invocato l'adozione di provvedimenti straordinari: "Se non siamo messi nelle condizioni di stare nei tempi stabiliti, tanto vale allungarli per evitare che il Comune sia travolto dai ricorsi al Tar". Non sono mai arrivate risposte. "Il terremoto è un evento eccezionale che necessita di norme eccezionali. Al contrario, paghiamo il prezzo di scelte incomprensibili e farraginose che impediscono una corretta azione amministrativa".
L'abbiamo già accennato. Giorgio De Matteis ha lasciato intendere come la tempistica del ricorso al Consigio di Stato non fosse affatto casuale: "Alla fine di gennaio, sono stati pubblicati tre bandi relativi all'individuazione di altrettante figure professionali di supporto all’Ufficio del piano regolatore generale del Comune dell'Aquila, in via di costituzione", aveva sottolineato in conferenza stampa. "Vogliamo scommettere sui nomi non nuovi che risponderanno al bando? Ricordo che nel regolamento che istituisce l'Ufficio speciale, è scritto chiaramente che Aielli ha parere vincolante sul Piano regolatore e sulle azioni urbanistiche: non è che a breve diventerà un problema?".
A farla breve, sarebbero in corso 'grandi manovre' in vista dell'istruzione del nuovo Piano Regolatore Generale. "Solo menti perverse possono pensarlo", la risposta di Di Stefano. "La potestà pianificatoria è rimasta sempre in mano agli enti locali. Nemmeno al tempo dei commissari è stata trasferita altrove. E non poteva essere altrimenti. Per la realizzazione dei Progetti Case - ad esempio - furono fatte le conferenze dei servizi: vennero acquisiti i pareri di tutti, ivi compreso il Comune. Come previsto dalla legge. La potestà pianificatoria è in capo al Comune dell'Aquila, a stabilirlo è la legge. Non c'è alcun regolamento che può trasferire altrove la competenza. Neanche quello che istruisce gli Uffici speciali. Le fonti del diritto sono la Costituzione, le leggi e solo dopo i regolamenti. Se De Matteis e Ricciuti avessero avuto l'accortezza di ripassare un po' di norme, avrebbero evitato inutile clamore".
Entriamo nel merito delle scelte di pianificazione urbanistica, dunque. "Abbiamo istruito la delibera che andrà a normare le aree bianche già nel giugno del 2013. Faccio una chiamata di responsabilità politica a Ricciuti e De Matteis: sono trent'anni che non si pianifica, il centrodestra ha governato a lungo e non si è mai curato di risolvere il problema. In poco più di un anno, abbiamo rimesso la questione all'attenzione del consiglio. Si doveva discutere la delibera già in novembre: all'odg del consiglio comunale, però, era prevista anche la surroga del consigliere Verini. Dunque, era ovvio decadesse la trasparenza amministrativa, atto obbligatorio e necessario alla discussione visto che subentrava un nuovo consigliere. In una settimana, abbiamo sistemato la trasparenza amministrativa del nuovo consigliere De Paolis e del consigliere Liris che - fino a quel momento - non l'aveva resa. Spero la delibera venga approvata. I commissariamenti, infatti, sono tanti e tali da produrre spese per l'amministrazione, consumo di territorio e disorganicità negli interventi. Confido che i consiglieri sappiano interpretarla come atto di coraggio e d'assunzione di responsabilità".
In effetti, i ritardi delle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi trent'anni hanno consentito ai proprietari dei terreni di ricorrere al giudice amministrativo che non ha potuto far altro che nominare commissari ad acta per emanare provvedimenti che avrebbe dovuto emettere l'Amministrazione inadempiente. I commissari, in altre parole, hanno normato le aree al posto delle istituzioni, con indici di edificabilità slegati da una visione urbanistica complessiva e che sono schizzati fino a 0.65 metri cubi per metro quadro.
Come detto, la delibera - in realtà - non è stata neanche discussa, essendo mancato il numero legale: l'opposizione di centrodestra, infatti, ha lasciato l'aula. E c'erano importanti defezioni anche nella maggioranza.
Tornerà - chissà quando - alla discussione del Consiglio. Prevede un indice di edificabilità di 0.08 metri cubi per metro quadro. Gli interventi saranno in ‘comparti’ di minimo un ettaro, 10 mila metri quadrati e, soprattutto, potranno avvenire solo attraverso una perequazione, in parole povere uno scambio tra il Comune e i proprietari. Insomma, si potrà costruire dentro un’area a patto di cederne il 65% al Comune. "La vita amministrativa, la vita pubblica e politica", incalza Di Stefano, "invita all'assunzione di responsabilità. Abbiamo istruito la delibera generale e gli uffici - anche per l'azione della corte dei conti che ha reso manifesto il rischio di dover procedere votando per singole delibere, tante quante sono le situazioni, e dunque le aree da normare, se non si arriverà all'approvazione - hanno istruito tutte le delibere particolari, area per area, man mano che arrivavano le richieste e si palesava il pericolo di nuovi commissariamenti".
"Ci sono opposizioni che dialogano e altre che si chiudono sull'aventino", spiega l'assessore. Abbiamo avuto degli incontri anche in questi giorni, abbiamo discusso, pronti ad accogliere osservazioni e timori purché l'impianto della normazione non venisse snaturato. E siamo convinti di aver fugato molti dubbi". L'assessore alla ricostruzione preferisce non svelare altri dettagli sugli incontri organizzati in questi giorni. Non è difficile immaginare, però, che abbia incontrato le forze civiche di opposizione che avevano presentato delle proposte che - a questo punto - potrebbero essere discusse in aula sotto forma di emendamenti al prossimo Consiglio.
Conferma, poi, che potranno votare tutti i consiglieri comunali, anche i proprietari di aree bianche. Non sono pochi. "Abbiamo assunto due pareri: il primo, di un noto avvocato amministrativo. L'altro, del segretario generale del Comune. Entrambi hanno confermato quanto già pensavo: possono votare tutti. La norma, infatti, non opera alcuna discrezionalità: le aree da normare sono quelle previste dal vecchio Piano Regolatore. Inoltre, gli indici di edificabilità sono più bassi rispetto a quelli imposti dal Tar. Insomma, non si sta operando per interessi particolari. La normazione è atto dovuto, imposto dalla legge: a ricordarcelo le diffide della Corte dei Conti e del Tar".
Staremo a vedere. L'approvazione della delibera - quando e se sarà approvata - è solo il primo passo per l'istruzione del nuovo Piano Regolatore che avverrà - promette Di Stefano - in tempi stretti. "C'è molto di diverso rispetto al passato. La normazione delle aree bianche va di pari passo con il Piano regolatore. Non possono avere la stessa tabella di marcia ma stanno seguendo lo stesso percorso. Abbiamo tempi strettissimi: dobbiamo approvare il Prg entro la fine della legislatura altrimenti bisognerà ricominciare da capo. E la città non può permettersi ulteriori ritardi. Dunque, 2 anni e mezzo per l'approvazione definitiva. La tabella di marcia prevede - entro 6 mesi - la discussione in Consiglio comunale del documento preliminare al Piano e, per questo, abbiamo già dato i primi incarichi alle università. Poi, c'è l'avviso pubblico per l’individuazione di tre figure professionali di supporto all’Ufficio del piano, con funzioni di consulenza per aspetti giuridico-amministrativo, per le attività di redazione e coordinamento e per le politiche urbane e territoriali. La dirigente del settore (Chiara Santoro, ndr) stabilirà i prescelti. Infine, c'è un'altra scelta importante: detto dei tre consulenti esterni, l'ufficio del piano si farà in Comune. In altre parole, non ci sarà il solito ufficio con 20-25 incarichi di consulenza, come l'ultimo istruito dalla giunta Tempesta, che abbiamo pagato un sacco di soldi pubblici senza ottenere alcun risultato. Il Piano Regolatore lo faranno i dipendenti pubblici: una scelta di economia certo ma anche di investimento nelle nuove generazioni. Una scelta politica, che rivendico".
E che impedirà - almeno, è questa la speranza - si scatenino appetiti politici intorno all'istruzione del Piano: "Intorno all'ufficio del Prg si è sempre lavorato con il manuale Cencelli: un uomo del mio partito, l'altro del tuo. Forse, ho capito anche il senso della conferenza stampa di De Matteis e Ricciuti. La politica torni a confrontarsi sulle sue materie. Compete all'amministrazione assumersi responsabilità e produrre atti. Alla politica esaminarli, contribuire ad arricchirli o criticarli. Basta con le spartizioni politiche: sono costate molti soldi, parliamo di centinaia di migliaia di euro, e non hanno portato risultati".