Mercoledì, 10 Dicembre 2014 19:24

"E cambia passo il tempo in una dimensione sospesa". Intervista ad Anna Maria Giancarli

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In un'aula consiliare piena per l'occasione, si è svolta la presentazione del nuovo libro di poesie di Anna Maria Giancarli "E cambia passo il tempo - Poesie su L'Aquila" .

Una raccolta di poesie appunto, che riesce a testimoniare in forma poetica quanto lucida la dimensione in cui è piombata la città dopo la frattura del 6 aprile. "Un tempo metafisico l'avvolge e si impadronisce del suo corpo mutato" scrive dell'Aquila la poetessa Ginacarli, arrivata al suo decimo lavoro in versi.

Un volume questo che fa parte della collana i libri di poesia edita dalla Robin edizioni, "scritto con particolare coinvolgimento" e "col cuore", come ha raccontato la stessa autrice, e che ora girerà l'Italia anche attraverso altre presentazioni.

Anna Maria Giancarli come mai queste bellissime poesie sull'Aquila arrivano proprio adesso?

C'è una ragione precisa: ho stentato a scrivere nell'immediato dopo terremoto perché anche le parole si erano frantumate. Ho aspettato allora, anche per mettere tra me e il dolore una certa distanza. Io faccio un tipo di poesia molto pensata, in cui la parola deve avere carne sociale. Ho aspettato che le parole allora si ricomponessero perché volevo essere io a costruire la lingua per queste poesie e non che fosse la sofferenza a plasmare la lingua. Questa distanza sono riuscita a metterla attraverso il tempo.

Il tempo è il tema centrale di questa raccolta di poesie. Che senso ha il tempo che stiamo vivendo a L'Aquila per una poeta?

Il concetto del tempo è uno di quei pensieri che mi coinvolgono continuamente perché il tempo è inafferrabile, è un tormento mentale che mi appartiene.
In questo momento e in questa situazione ho constatato di come il tempo abbia cambiato la sua dimensione: 38 secondi di sisma ad esempio hanno cambiato un'intera vita. Questo è un tempo concentrato che si avvolge come fosse un buco nero e ho notato che ha un passo totalmente diverso: ora cose che mi sembravano lontane sono vicinissime, cose che sono vicine mi sembrano remote. Quindi è un tempo che mi fa riflettere ed è un tempo sospeso, in attesa...

Che importanza può avere il linguaggio poetico nella L'Aquila al tempo della ricostruzione?

Molta perché ogni ricostruzione materiale sottostà ad una ricostruzione mentale, di volontà, di armonia con sé stessi , necessaria per avere la forza di andare avanti, altrimenti ci si arrotola su questo dolore senza andare avanti. Anche per questo mi sono data molto da fare in questo tempo organizzando quanto più possibile letture e quant'altro per cercare di mettere insieme le energie. Prima del terremoto mi intrigava molto andare fuori città, adesso sento il dovere di stare all'Aquila, è un'imperativo etico: la città distrutta ha bisogno di noi.

Non è sempre più complicato per un poeta trovare l'ispirazione creativa in questa difficile situazione, a volte stagnante, come quella attuale nel capoluogo abruzzese?

Io non scrivo per ispirazione, è una pratica letteraria che non mi appartiene. E' vero che ci sono momenti in cui si è più malneabili col pensiero ma la mia poesia è parecchio pensata anche da un punto di vista linguistico e di innovazione. Credo che se hai uno strumento in mano che sai far vibrare e suonare lo puoi usare sempre per parlare di un terremoto come di un altra cosa, non è così importante dal punto di vista della creatività. Certo come dicevo prima è stato difficile per me rimettere insieme le parole. Le parole per stare insieme hanno bisogno di una ricostruzione logica che a me era saltata perché erano saltati i parametri della mia vita...
Poi man mano il tempo chirurgo mi ha fatto riflettere, capire e mi ha indicato il percorso. Perché il tempo mitiga.

Forse questo è il momento di una sorta di seconda fase in cui si può riuscire meglio ad esmprimersi?

Sì credo di sì, forse siamo in una seconda fase, in cui ho pensato di voler dare essenzialmente una testimonianza. Sembra nulla, ma quante volte - e non è questo il caso - riscopriamo civiltà intere a partire da un codice, un reperto che ci illumina. Magari tra 200anni verrà fuori che qui ci son state delle cose, che non abbiamo solo subito il terremoto. Il sisma è qualcosa di naturale ma io non lo voglio subire voglio intervenire. E' vero che ha portato la sofferenza, e anche in queste pagine serpeggia tra le parole la morte, ma non possiamo fermarci a pensare che la nostra vita sia cadenzata solo su questi passi di dolore. La nostra vita è cambiata però noi ci siamo, ora abbiamo un obiettivo concreto che ci rende la vita degna di essere vissuta.

 

Ultima modifica il Giovedì, 11 Dicembre 2014 03:11

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