Easter Rising, la Rivolta di Pasqua. Cent'anni fa, gli irlandesi cercarono di ottenere l'indipendenza dal Regno Unito.
La Rivolta fu sedata in sei giorni, i leader dell'insurrezone vennero giustiziati. Fu una disfatta militare. Eppure, la Rivolta fu un momento importantissimo per la storia irlandese, uno dei punti saldi nella storia della Repubblica.
NewsTown sta celebrando il centenario della rivolta irlandese con un approfondimento a puntate, curato da Stefano Frezza. Oggi, la terza puntata [Leggi anche le puntate 1 e 2].
Di Stefano Frezza - Le denunce del modo in cui gli inglesi continuarono a governare per decenni l’Irlanda del Nord riuscirono lentamente ad infrangere quella cortina di paura e di omertà che Londra aveva saputo costruire con la complicità dei paesi dell’Europa occidentale o della stampa asservita ai poteri forti, con la forza delle armi e di tutti gli strumenti che non mancavano di certo ad una delle maggiori potenze mondiali.
A tutto ciò contribuì senza dubbio la capacità del movimento repubblicano di saper intrecciare rapporti importanti sia all’interno dell’isola che all’estero. In tutta Europa crebbe e si sviluppò, tra gli anni settanta e novanta del novecento, una profonda solidarietà con quella parte del popolo nord-irlandese che lottava contro l’occupazione inglese, mentre la comunità irlandese nord-americana cominciava a farsi sentire e a prendere posizione a favore del movimento repubblicano.
Questo era impegnato su più fronti: infatti mentre continuava a lottare contro gli inglesi che da sempre consideravano l’Irlanda come il “giardino di casa”, al tempo stesso conduceva una lotta durissima anche contro quella parte della popolazione dell’isola che aveva interesse a rimanere sotto il protettorato britannico e che si era organizzata in vere e proprie bande armate che seminavano il terrore tra la comunità nazionalista repubblicana al pari delle stesse forze speciali inglesi.
Scardinare i privilegi che la parte unionista manteneva da tempo, grazie all’appoggio e alla copertura inglese, è stata una delle battaglie più grandi e più importanti di tutto questo processo. Abbattere le rendite di posizione che una parte della popolazione aveva conquistato a danni dell’altra metà ha rappresentato uno dei risultati più soddisfacenti dell’intero percorso di pace anche perché l’ostruzionismo unionista determinava da tempo il blocco di tutte le istituzioni politiche create con lo scopo di facilitare la fine della lotta armata.
Il lungo processo di pace si protrasse per oltre un decennio e vide il sostegno convinto e determinato principalmente dello SinnFein; il movimento repubblicano infatti da un lato riuscì a convincere l’esercito repubblicano che la via della pace era l’unica in grado di portare a casa dei risultati concreti e dall’altro ebbe la capacità di coinvolgere (o costringere) nelle trattative i governi di Londra e Dublino oltre all’amministrazione Clinton e alla comunità europea.
Questioni fondamentali come il ritiro delle truppe militari inglesi o la riunificazione delle 32 contee, il rilascio dei prigionieri e, aspetto più spinoso in assoluto, il disarmo dell’Ira, suscitarono un ampio ed aspro dibattito politico, rischiando di far deragliare il percorso più volte. Ma a parte le solite “schegge impazzite” che continuavano le proprie scorribande armate e le solite faide tra le comunità rivali o anche all’interno della propria comunità la tregua reggeva e i colloqui proseguivano riflettendo il grande desiderio di pace che dominava ormai l’isola intera dopo decenni di violenze che avevano coinvolto tutte e tutti indiscriminatamente.
Nell’ottobre 1997 l’Ira depose le armi con un atto unilaterale manifestando in maniera inequivocabile la propria volontà di rafforzare le basi per un accordo politico capace di modificare concretamente la situazione nelle sei contee. Questo atto rappresentò senza dubbio uno dei momenti storici più importanti del lungo conflitto e mostrò chiaramente come all’interno dell’esercito repubblicano fossero oramai maggioritarie le posizioni di coloro che propendevano verso la definitiva cessazione delle ostilità.
L’importanza di questa scelta fu evidente soprattutto nell’accelerazione che riuscì ad imprimere ai colloqui tra le parti e i cui frutti furono rappresentati dagli accordi che appena sei mesi dopo furono firmati a Belfast, il 10 aprile 1998 e che passarono alla storia come “The Good Friday Agreement”.
Ci piace ricordare come i contenuti di quegli accordi, su cui ci soffermeremo domenica prossima e che sono riusciti a mettere fine a decenni di violenze, furono presentati anche qui a L’Aquila, nella Sala Rivera dell’Università.
Subito dopo la firma degli accordi, davanti alle telecamere e ai microfoni di tutto il mondo Gerry Adams poteva finalmente affermare con la sua voce (per decenni il leader repubblicano era stato “doppiato” dagli inglesi per evitare scomode o inopportune dichiarazioni): “Per anni ci hanno detto che non si poteva fare. Noi abbiamo dimostrato che era possibile”.
The Pogues
Streets of Sorrow/Birmingham Six
Oh farewell you streets of sorrow
And farewell you streets of pain
I'll not return to feel more sorrow
Nor to see more young men slain
Through the last six years I've lived through terror
And in the darkened streets the pain
Oh how I long to find some solace
In my mind I curse the strain
So farewell you streets of sorrow
And farewell you streets of pain
No I'll not return to feel more sorrow
Nor to see more young men slain
There were six men in Birmingham
In Guildford there's four
That were picked up and tortured
And framed by the law
And the filth got promotion
But they're still doing time
For being Irish in the wrong place
And at the wrong time
In Ireland they'll put you away in the maze
In England they'll keep you for seven long days
God help you if ever you're caught on these shores
The coppers need someone
And they walk through that door
You'll be counting years
First five, then ten
Growing old in a lonely hell
Round the yard and the stinking cell
From wall to wall, and back again
A curse on the judges, the coppers and screws
Who tortured the innocent, wrongly accused
For the price of promotion
And justice to sell
May the judged be their judges when they rot down in hell
May the whores of the empire lie awake in their beds
And sweat as they count out the sins on their heads
While over in Ireland eight more men lie dead
Kicked down and shot in the back of the head