"Uno dei documenti fondamentali della rigenerazione urbana del nostro territorio, unitamente al capolavoro dell'inconsistente Piano di Ricostruzione, è stato risolto con discreta disinvoltura e oramai cronica assenza di elaborazione partecipata agli atti amministrativi di questa città". E' l'analisi di Appello per L'Aquila, che ha studiato da vicino il documento: "Ho chiesto un parere ad un amico con cui dal 2009 abbiamo condiviso analisi, progetti, lotte, confronti, sogni, speranze, delusioni e rabbia", scrive il capogruppo in Consiglio comunale Ettore Di Cesare, "Nel cuore della notte ricevo questa mail che inoltro integralmente nei toni e nei contenuti".
Ve la proponiamo, perchè offre importanti spunti di riflessione.
Caro Ettore,
ho letto meglio il documento e l’ormai abituale “pochezza” delle elaborazioni di programmazione socio-tecnico-economica dei nostri amministratori mi facilita notevolmente il compito pur a tarda sera e con l’ennesima giornata faticosissima sulle spalle tra “petre e crepe”. Che dire. Una disamina concettuale del documento risulterebbe lunga e poco utile. Certo è che quello che dovrebbe essere uno dei documenti fondamentali della rigenerazione urbana del nostro territorio, unitamente al capolavoro dell’inconsistente Piano di Ricostruzione (peraltro molto citato) è stato risolto con discreta disinvoltura e ormai cronica assenza di elaborazione partecipata agli atti amministrativi di questa città.
1 – Strumenti di verifica e controllo – ovvero zero controllo = zero responsabilità
L’assenza di un qualsiasi strumento di monitoraggio e controllo dello strumento di programmazione mi fa pensare che lo stesso sia redatto con la consapevolezza (forse certezza) di inattuabilità dello stesso. Chi, con quale periodicità e mediante quali azioni correttive deve vigilare sull’attuazione del cronoprogramma? Mi sarei aspettato maggiore attenzione da parte degli ideatori al rispetto dei tempi previsti dallo strumento in argomento. Ho la sensazione che se nel 2018 – tra 5 anni circa …, gli interventi che hanno atteso e rispettato il piano saranno il 50% di quelli programmati e L’Aquila (perdona naturalmente questo paradosso) fosse nel frattempo nominata Capitale Europea della Cultura (aaaahhhhh!!! se non fosse così tardi mi piacerebbe parlarti di come si stanno organizzando le altre città candidate, che so Matera, con il suo “unMonastery” laboratorio di progettazione partecipata o a Venezia, Torino e Provincia …. basta và), nessuno sarebbe in grado di individuare le cause di tale “scostamento” al fine di adottare le ovvie azioni correttive per il rispetto delle tempistiche indicate. Ovvero: zero controllo = zero responsabilità.
2 – Interferenze attuative – ovvero come non prevedere le difficoltà
Può uno strumento di tale rilevanza non tener conto dell’attuale “filiera” autorizzativa? Il tema lo conosci bene. Parliamo della “paralisi” del Genio Civile della Provincia dell’Aquila, il quale dichiara che le pratiche in giacenza sono ormai circa 2.000 (tra attestati di deposito e Relazioni a strutture ultimate, collaudi per intenderci) e che il ritmo stimato di lavorazione a regime e con l’attuale normativa, è pari a 1.600 pratiche annue (bada bene, non ora ma a regime, ovvero con tutto il nuovo personale). Non solo. A giugno di quest’anno scade la proroga che permetteva la sola verifica “amministrativa” delle pratiche. In poche parole da Giugno (se non ci sono nuove proroghe o deroghe per la sola provincia dell’Aquila causa terremoto) la procedura di attestazione di avvenuto deposito prevede la verifica “tecnica” dei progetti con un presumibile dimezzamento della potenzialità di evasione complessiva delle pratiche stesse da parte dell’Ufficio. Torniamo al punto: deve tenerne conto questo strumento di programmazione? Se sì allora dobbiamo avere chiaro che l’ipotesi di spesa preventivata per il 2013 è una vera invenzione propagandistica oppure, ancora più plausibile, il tentativo di precostituire una difesa d’ufficio a risultato non raggiunto con l’ovvio e prevedibile rimpallo di responsabilità (il Genio Civile non ha.., le imprese non hanno.., i progettisti non sono stati in grado.., le richieste di fondi non sono state soddisfatte, il governo, la peste, le cavallette, etc. etc.)
3 – Condivisione della programmazione con la cittadinanza e dello strumento con gli operatori – ovvero...
Inutile commentare.
4 – Tardività dello strumento – ovvero “meglio che niente…"
Siamo ormai così passivi e forse stanchi dalle sconcertanti modalità di gestione da parte dell’attuale amministrazione di tematiche così importanti per la ricostruzione del nostro territorio (a mio avviso ormai irrimediabilmente compromesso da scelte scellerate ed irreversibili già operate) che anche questo documento può farci gridare al “meglio che niente”. Già, proprio così: se questo documento fosse stato redatto nel 2010 non avrei avuto nulla da ridire, ma l’intempestività dello stesso lo rende ai miei occhi decisamente “deludente”. Proprio così poiché, se ho ben capito (ma in realtà non si vuole che si comprenda bene), buona parte dei fondi previsti riguarda le “pratiche presentate con a) istruttoria completata e contributo non rilasciato; b) in fase di istruttoria; c) depositate e non istruite....”, progetti già completi e in attesa di completamento dell’istruttoria, in sostanza. Ma non era uno strumento di programmazione e indirizzo?! Se ne deduce che lo strumento NON è un documento di programmazione e indirizzo (se non per chi non ha ancora elaborato i progetti nelle aree individuate) ma di mera ricognizione delle attività progettuali svolte. Possiamo considerarlo almeno uno strumento di programmazione finanziaria? Ritengo analogamente di no per due ragioni semplicissime: - la prima consiste nel fatto che il nuovo strumento di valutazione economica degli interventi (la scheda parametrica) non è stato ancora utilizzato dagli operatori. - la seconda (che avvalora ancor di più il mio personale giudizio di intempestività dello strumento di programmazione) consiste nel fatto che le “schede progetto” già contenevano tutti gli elementi utili alla determinazione del fabbisogno finanziario (tanto è vero che si prendono a riferimento i costi stimati già riportati nel Piano di Ricostruzione basati proprio sulle “schede progetto”)! E proprio mentre si sta passando a un nuovo strumento per valutare gli impegni di spesa!
5 – Le nuove procedure – ovvero come creare ancora una volta sperequazione di trattamento tra cittadino e cittadino
L’introduzione di nuove procedure nella valutazione economica dei progetti è, a mio avviso, non solo sintomo di una sostanziale incapacità politica degli istituti preposti nel gestire adeguatamente (certezza e unicità delle norme) tutta la fase di determinazione degli strumenti attuativi della ricostruzione, ma anche dimostrazione di iniquità amministrativa da parte di chi reitera comportamenti che di fatto determinano una sperequazione di trattamento tra cittadino e cittadino. Non è necessario ricordarti, a questo proposito, l’introduzione del “limite di convenienza” per gli edifici classificati E dopo lo sperpero di denaro pubblico per gli interventi sugli edifici B o ancor più per le “super B”, e tralascio per stanchezza l’ormai noto costo di costruzione dei progetti CASE che avrebbe dovuto per semplicità e linearità di principio costituire di fatto il riferimento almeno per gli interventi di demolizione e ricostruzione. Sulla scheda parametrica le valutazioni di alcuni colleghi (io non ne ho ancora esperienza diretta) sono catastrofiche e contrastanti. La mia unica riflessione coglie un altro aspetto: la corrispondenza tra il valore di contributo ammesso a partire dal calcolo con metodi “parametrici” appunto e il valore reale delle opere costituenti l’intervento stesso. La mia personale e recentissima esperienza mi porta a dedurre che non esiste tale corrispondenza, ovvero non esiste diretta corrispondenza tra importo desunto dalla scheda parametrica e importo delle opere desunto applicando il prezzario regionale alle quantità di computo effettivo. I miei dubbi sono confermati da un elemento utile alla riflessione, credo. In Umbria la scheda parametrica “accompagnava” il progetto (qui abbiamo le due fasi geniali dei nostri eroi) anzi in alcuni paragrafi della stessa comparivano elementi desunti dalla computazione stessa. Ma, si sa, copiare è un arte. Temo che tale procedura possa determinare clamorose conseguenze nei rapporti già delicati tra Committenti, Progettisti e Imprese esecutrici, le quali saranno interessate a verificare la congruità del contributo ammesso, calcolato mediante scheda parametrica, con l’entità economica effettiva delle opere desunta dal computo metrico (cioè, secondo quanto avviene con l’attuale procedura).
6 – Il nuovo accordo con l’ABI – ovvero una cosa per bene
Ben fatto. Era necessario ripristinare/confermare tale strumento per una normale erogazione del contributo. Vedi! Tu che sei sempre così critico…
Un saluto caro, Giampiero