24 maggio, giorno più, giorno meno. E' la data cerchiata in rosso da Massimo Cialente, quella dopo la quale scadranno i venti giorni di diffida prefettizia scattati in seguito alla mancata approvazione del bilancio di previsione da parte del consiglio comunale entro il termine previsto dalla legge, il 30 aprile.
Oggi il primo cittadino ha inviato ai consiglieri comunali una lettera per informarli che la diffida del prefetto è già partita.
Calendario alla mano, dunque, i venti giorni dovrebbero terminare subito dopo la seconda decade di maggio. Se, dice Cialente, entro quella data dal governo non saranno arrivati atti concreti – un decreto legge o una lettera formale di impegno della Presidenza del Consiglio – per garantire lo stanziamento dei 24 milioni a compensazione delle maggiori spese e delle minori entrate necessari al Comune per chiudere il bilancio - “io rassegnerò le dimissioni direttamente a Renzi e la stessa cosa credo dovrebbero fare tutti i consiglieri”.
“Sono molto amareggiato per quello che sta succedendo” dichiara a NewsTown il primo cittadino “anche perché, in questi giorni, non ho ricevuto nemmeno una telefonata, se non quella di Giovanni Lolli. Come ho già avuto modo di dire, siamo in questa situazione perché a Roma si è fatta molta confusione. Non approvare il bilancio, far cadere il consiglio comunale e consegnare la città a un commissario sarebbe un vulnus senza precedenti, L'Aquila si ritroverebbe in una situazione da Dopoguerra”.
Tuttavia, secondo Cialente, uno spiraglio c'è: “Se il governo mi dovesse rassicurare che i soldi arriveranno, a questo punto mi farei garante io davanti alla maggioranza per andare avanti con un bilancio tecnico fino all'approvazione del decreto Enti locali, cosa che dovrebbe avvenire, presumibilmente, intorno alla metà di giugno. Dopodiché, il giorno stesso in cui il decreto verrà emanato, la mattina successiva, in giunta, potremo già votare una variazione di bilancio e quindi approntare il bilancio definitivo”.
Già perché sembra sempre più probabile che, sfumata la possibilità di inserire l'emendamento salva-bilanci nel decreto università (per una questione di incompatibilità), l'unica alternativa sia il decreto Enti locali che il governo emanerà in giugno.
Nel 2015 il decreto venne pubblicato in Gazzetta ufficiale il 20 giugno ed è ragionevole pensare che anche quest'anno andrà così, anche perché nel mezzo, tra il 5 e il 19 giugno (considerando anche i ballottaggi), ci sono le elezioni amministrative.
Anche Stefania Pezzopane invita alla tranquillità e respinge al mittente le critiche ricevute dopo aver definito l'emendamento da lei presentato al decreto università “una provocazione”: “Era chiaro che quell'emendamento non poteva essere approvato in sede di conversione in legge del decreto università, l'ho detto anche in conferenza stampa. Ma serviva dare un messaggio politico al governo, tant'è vero che sia la Boschi che la De Micheli mi hanno assicurato che i soldi usciranno fuori. L'importante, insomma, era avere una reazione del governo e questa reazione c'è stata. Le critiche mi fanno ridere, anche perché molte sono state fatte da chi, dopo il terremoto, è stato in un'assemblea legislativa e non ha mai presentato un emendamento in favore dell'Aquila. Il decreto, peraltro, conterrà anche altri emendamenti su questioni normative lasciate in sospeso, perciò andiamo avanti tranquilli e sereni”.