L'iter per l'approvazione dell'accordo di programma che prevede, tra l'altro, lo spostamento del civico 207 di Via Roma a Villa Gioia, procede. In vista del Consiglio Comunale, la Commissione territorio lo ha approvato con 19 voti favorevoli e sette contrari.
L'accordo, come detto, stabilisce la ricostruzione di tre dei cinque edifici che sorgono nella zona di Santa Croce, con l'ulteriore possibilità per i proprietari di accedere eventualmente anche all'acquisto equivalente o alla permuta.
Fatto sta che quello del Civico 207 è il primo caso di sostituzione edilizia coatta nella ricostruzione aquilana. I condomini, quasi tutti anziani, dopo aver subito il terremoto, vorrebbero solo tornare a casa come gli altri aquilani ma, nonostante i lavori di ricostruzione fossero già iniziati in loco (con conseguente esborso di soldi pubblici), ancora non ci riescono.
E non si fidano dell'amministrazione. Un'amministrazione che ha fatto la sua scelta con troppo ritardo e che, nonostante provi ad affermare il contrario, non riesce a garantire l'applicazione di un principio equo riguardo la ricostruzione di tutti gli edifici che sorgono intorno le mura urbiche.
Così quelli del 207 si sentono, a ragione, discriminati. Alla precarietà del sisma si è aggiunta per loro quella relativa alla specifica vicenda, divenuta anche una questione sociale. Un percorso, il loro, davvero traumatico, in cui nessuno, dal lato dell'Amministrazione, si è speso per costruire - con tutta la fatica e l'impegno che ci vogliono - un rapporto di fiducia, fondamentale vista la straordinarietà della situazione.
Anzi, con l'avanzare del tempo l'atteggiamento dell'Assessore Pietro Di Stefano si è ulteriormente irrigidito, anche a causa delle posizioni più intransigenti di alcuni condomini.
In ogni caso, quella piccola certezza del contributo d'indennizzo con cui, tra mille peripezie, poter ricostruire l'abitazione dove si abitava prima del sisma, per loro non c'è. Chi non è ricco ed è passato in quelle procedure, con tutto ciò che queste implicano, non può non capire la difficoltà estrema di queste persone, le difficili scelte che sono chiamate a fare, la possibilità di sbagliare e ritrovarsi con mille problemi in più.
La signora Natalina Fabi, una proprietaria in via Roma 207, nell'intervista a old.news-town.it afferma: "I residenti del mio condominio sono gli unici verso cui nutro fiducia". Un rintanarsi forse estremo ma comprensibile, perché senza alternative, nell'unico gruppo sociale per lei rimasto intatto dopo la frattura del 6 aprile 2009.
Il "com'era dov'era", inizialmente base filosofica della ricostruzione e poi all'evenienza relativizzato, ha costituito bene o male un compenso psicologico dopo il trauma del sisma.
Ammesso che ci siano regole chiare sui casi in cui non applicarlo, a chi si è deciso non possa usufruirne andrebbe garantito un percorso speciale capace di tutelarlo passo dopo passo, e da più punti di vista. Se non si è capaci, semplicemente si lasci il "com'era dov'era". E' sempre meglio dell'ingiustizia.