Una cinquantina di persone, provenienti da tutte le province abruzzesi, hanno partecipato stamane al presidio convocato dall'ex consigliere regionale di Rifondazione comunista Maurizio Acerbo [leggi l'articolo] fuori il palazzo dell'Emiciclo dell'Aquila, sede del Consiglio regionale d'Abruzzo, per chiedere dopo mesi di fermo la nomina del garante dei detenuti regionale.
Dentro, l'aula vuota di un consiglio rinviato al pomeriggio, a causa dello svolgimento mattutino di due commissioni. L'assise presieduta da Giuseppe Di Pangrazio (Pd) dovrebbe - il condizionale è d'obbligo - votare nuovamente per la nomina del garante. Una figura importantissima per i detenuti degli istituti penitenziari della regione, istituita da una legge nazionale cinque anni fa e ancora assente in Abruzzo, unico caso tra tutte e diciannove le regioni italiane.
Il Garante dei detenuti nasce con la funzione di vigilare su tutte le forme di privazione della libertà, dalle carceri, alla custodia nei luoghi di polizia, alla permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione (Cie), alle residenze di esecuzione delle misure di sicurezza psichiatriche (Rems), fino ai trattamenti sanitari obbligatori (tso).
Nel corso del presidio lo stesso Di Pangrazio si è intrattenuto con i manifestanti, ribadendo la volontà "di trovare un accordo tra i gruppi che compongono il Consiglio regionale", e auspicando "che ci sia una convergenza oggi stesso". Ha poi ricevuto privatamente una delegazione nel suo ufficio aquilano.
Perché non viene ancora nominato il garante dei detenuti? Più di un anno fa il leader radicale Marco Pannella propose per l'Abruzzo un nome di grande caratura nazionale: Rita Bernardini, ex deputata ed ex segretaria dei Radicali, una delle maggiori conoscitrici del mondo carcerario italiano. La legge regionale che istituisce la figura del garante, voluta fortemente dallo stesso Acerbo al tempo in cui frequentava ancora l'aula dell'Emiciclo, prevede una votazione (segreta) a maggioranza qualificata, vale a dire con i due terzi del Consiglio (21 voti). Per questo, ancora non ci si mette d'accordo sulla nomina di Bernardini.
Nella fattispecie, la maggioranza di centrosinistra tiene - fatta eccezione per uno o due voti - sul nome della radicale, una parte del centrodestra nicchia, un'altra vota per altri dei candidati inclusi nell'albo istituito appositamente - nelle precedenti votazioni sono stati scelti Gianmarco Cifaldi e Salvatore Braghini - mentre il Movimento 5 Stelle è l'unico gruppo che ha espresso pubblicamente la propria volontà: osteggiare l'elezione di Rita Bernardini, perché già condannata per azioni legate alla battaglia per la legalizzazione delle droghe leggere. Se i consiglieri pentastellati decidessero per il sì, si arriverebbe a una larga maggioranza e probabilmente "tirerebbero" il voto anche del centrodestra.
Presente al sit-in di oggi anche il sottosegretario alla presidenza della Giunta, Mario Mazzocca (Si): "Non potremmo avere una figura migliore di Bernardini come garante dei detenuti - ha spiegato a old.news-town.it - c'è anche un ostacolo di natura tecnico-strumentale che blocca tutto da mesi: questo è uno dei pochi casi in Italia dove c'è la maggioranza qualificata sine die, anche per l'elezione del Capo dello Stato dopo tre votazioni si passa a una maggioranza semplice".
Per Acerbo, primo firmatario della legge di istituzione della figura, il problema è invece politico: "Non vorrei - evidenzia - che la politica regionale stia aspettando il passo indietro di Rita Bernardini, in modo che a qual punto potranno utilizzare il ruolo di Garante dei detenuti per la logica spartitoria, con il solito ragionamento volto ad accontentare pezzi di politica".
I movimenti presenti. Una delle voci più emozionanti e decise è quella di Ludovica Rosci, giovane sorella del teramano Davide Rosci, condannato a ben 9 anni e 6 mesi di carcere (di cui quasi 4 già scontati tra reclusione e arresti domiciliari) per aver partecipato a una manifestazione nel 2011: "Non sapevo minimamente l'esistenza della figura del Garante dei detenuti prima di cimentarmi con le vicende di mio fratello - dichiara a questo giornale - ho capito l'importanza con il trasferimento di Davide nel carcere di Viterbo. In quel periodo, il garante della Regione Lazio mi diede un supporto morale e burocratico-amministrativo fondamentale, per conoscere la situazione sia fisica che psicologica di mio fratello in cella".
Dal capoluogo abruzzese presenti alla manifestazione Paolo Della Ventura del comitato aquilano di 'Possibile' e alcuni attivisti di 3e32: "Siamo stufi di essere appesi alle manfrine della politica, in una regione dove ci sono stati tanti casi di violenza e di suicidi in carcere, a Teramo come a Sulmona - affermano dal comitato aquilano - il Garante dei detenuti può avvicinare il carcere alle nostre comunità, è una figura necessaria alla tutela dei cittadini reclusi, e non solo. Riteniamo qualificata la figura di Rita Bernardini, e assurdo l'atteggiamento del Movimento 5 Stelle, che non la vuole perché fu condannata a causa di battaglie che lo stesso M5S asserisce di sostenere".