Un ordine del giorno per dare mandato al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente, di "effettuare ogni possibile tentativo, anche in qualità di presidente del Comitato ristretto dei sindaci e massima autorità sanitaria della città, affinché venga evitata la chiusura dell'unità operativa complessa di Medicina ospedaliera" e al presidente del consiglio comunale affinché l'organismo consiliare vigili "su ulteriori, possibili scippi ai danni dei cittadini aquilani", nonché per invitare il manager della Asl a rivedere l'atto aziendale. Il Consiglio comunale, riunito stamane in seduta straordinaria, ha votato il documento all'unanimità.
"Non si può chiudere questo reparto, gestito da medici impeccabili, che operano al di sopra degli standard di eccellenza, con la semplice giustificazione di numeri e caselle", si legge nel testo approvato. "Come affermato dal sindaco Cialente, in qualità di presidente del Comitato ristretto dei sindaci, la medicina ospedaliera è complementare a quella universitaria che, da sola, non può sopperire alle sigenze e alla mole di lavoro di un ospedale hub di un capoluogo di Regione".
La battaglia per salvare l'Unità operativa complessa di Medicina interna ospedaliera, soppressa dall'atto aziendale firmato dal Direttore generale Giancarlo Silveri per dar vita ad una Unità semplice dipartimentale di 'Immunologia e malattie del tessuto connettivo' e ad una 'Area di predimissione ospedaliera' (un reparto che non esiste in nessun altro ospedale italiano) viene insomma accolta anche dal Consiglio comunale, sull'onda delle oltre 7mila firme raccolte a sostegno dello storico reparto del nosocomio aquilano.
Una presa di posizione che pare, tuttavia, assolutamente tardiva. E in molti, tra i consiglieri, non hanno mancato di domandarsi se la mozione possa servire a qualcosa. Fino ad ora, infatti, il manager della Asl 1, L'Aquila-Sulmona-Avezzano, non ha voluto dare ascolto alle pressanti richieste del personale medico e paramedico di Medicina Ospedaliera: “Sulla chiusura del reparto abbiamo cercato di far riflettere il Direttore Generale Silveri e di metterlo in guardia nel dare ascolto ai cattivi consiglieri ma la sua risposta è stata sprezzante e infastidita”, ha denunciato con una lettera aperta, inviata qualche giorno fa agli organi di stampa, la dottoressa Laura Natali.
Silveri, in sostanza, ha rivendicato la sua decisione, attribuita ai nuovi dettami imposti dalla revisione di spesa o spending review, minimizzando la raccolta firme promossa in città (“Non riesco a capire il rammarico delle persone, la sanità non si fa a colpi di referendum”). E, come già denunciato da Giuliano Di Nicola nel corso della riunione della 'Commissione politiche sociali, culturali e formative', il 6 agosto scorso, non ha mai inoltrato l'atto aziendale ai consiglieri che ne avevano fatto richiesta, lasciando intendere la sua indisponibilità ad una audizione in Consiglio.
Un atteggiamento duramente criticato dal consigliere di Appello per L'Aquila, Ettore Di Cesare, che proprio in Commissione aveva parlato di comportamento assolutamente da censurare: “Per cortesia istituzionale, avremmo dovuto ricevere delle risposte. Avremmo dovuto avere i dati, qualitativi e quantitativi, che giustificano la soppressione di un reparto tanto importante. Non è stato così. Chiediamo dunque formalmente la presenza del Direttore generale nella prossima riunione di questa commissione. Se non dovesse presentarsi, sarebbe un altro atto di scorrettezza verso le Istituzioni della città Capoluogo, dove insiste il più importante Ospedale dell'azienda sanitaria che è stato chiamato a guidare. Inoltre, chiediamo a Silveri di sospendere qualsiasi decisione fino al giorno dell’incontro. Se poi non dovesse presentarsi, saranno i consiglieri ad andare a trovarlo al San Salvatore. La battaglia va combattuta con ogni mezzo necessario”.
La proposta del consigliere di Appello per L’Aquila era stata accolta e formalizzata all'unanimità. E' stata ribadita, nel consiglio straordinario di questa mattina, da Luigi D'Eramo, de La Destra, che ha inteso sottolineare il fallimento della politica nella gestione di una partita che sta assumendo contorni che vanno ben al di là della questione di mera gestione aziendale.
Il sindaco Massimo Cialente, più volte sollecitato nelle ultime settimane, ha ribadito di aver provato in ogni modo a scongiurare la soppressione del reparto, nel suo ruolo di presidente del Comitato ristretto dei Sindaci. "Una battaglia che abbiamo perso", ha sottolineato, "per l'opposizione forte dei sindacati di comparto e dei sindacati dei medici. Avevamo avanzato le nostre proposte, con l'idea di mantenere la Medicina a L'Aquila e ad Avezzano: i sindacati ci hanno risposto che non avevamo alcun titolo per intervenire sulla programmazione dell'azienda sanitaria. A parer loro, Medicina Ospedaliera e Universitaria del San Salvatore erano un doppione insopportabile. Solo a quel punto ho proposto di trasformare il reparto in un presidio specialistico di Immunologia, per salvare il personale".
"Evidentemente", ha concluso il sindaco, "contano di più i sindacati e gli interessi particolari dei medici. E' arrivato il momento di porci il problema della sanità come servizio al cittadino. Per troppi anni, la vita degli ospedali è stata giocata sul destino dei medici anziché sulle esigenze del territorio. Fino a quando ci sono stati soldi da spendere, abbiamo assistito alla moltiplicazione dei pani e dei pesci senza che ci si ponesse troppo il problema della qualità del servizio. Dobbiamo ribaltare il ragionamento".
In effetti, Massimo Cialente non è stato l'unico ad aver fatto riferimento a scelte aziendali dettate da interessi particolari più che da reali esigenze economiche. Anche perché, come ha ricordato il consigliere Vincenzo Vittorini de L'Aquila che vogliamo, il reparto di Medicina è l'unico ad aver mostrato i dati qualititavi e quantitativi della sua attività ospedaliera. E sono numeri che, in alcun modo, giustificano la decisione di Giancarlo Silveri.
Staremo a vedere. C'è da chiedersi, però, il motivo di un intervento politico così tardivo. Il motivo del silenzio dell'amministrazione comunale rispetto a quanto accaduto alla sanità aquilana, dal terremoto ad oggi. A partire dalla fusione della Asl dell'Aquila con quella di Avezzano, a qualche mese dal sisma, fino alla distrazione dei soldi dell'assicurazione del San Salvatore per coprire i debiti della sanità regionale.